Le nevi tanto amate dalla Merkel a Silvaplana (CH): un gruppo di fondisti in azione sullo sfondo del Maloja (ph. R. Serafin)

Le nevi tanto amate dalla Merkel a Silvaplana (CH): un gruppo di fondisti in azione sullo sfondo del Maloja (ph. R. Serafin)

Sembra impossibile, ma anche con gli apparentemente  innocui sci da fondo, la Merkel insegna, è possibile farsi male.

Bisogna proprio mettercela tutta. Ma se tutto va bene, o va male, un volenteroso sciatore riesce a procurarsi qualche guaio anche con gli apparentemente innocui sci da fondo. Proprio come è capitato alla cancelliera Angela Merkel che i primi dell’anno ha compromesso, con tutto il rispetto, il suo onorevole bacino schiantandosi sulla soffice neve di Silvaplana, perla dell’Engadina. Ecco ora come sul posto due attempati e sfaccendati fondisti italiani hanno commentato l’incidente (il dialogo è stato colto e segretamente registrato all’imbrunire nei pressi del Langlaufzentrum, una delle tante mecche engadinesi del fondo, mentre il sole si tuffava tra le pieghe del Maloja disegnando ombre tentacolari sulla superficie dei laghi ghiacciati).

− Rischi azzerati con gli sci da fondo? Non scherziamo!
− Bravo! Nel mio piccolo, un paio di costole me le sono incrinate anch’io perdendo il controllo degli sci e schiantandomi a pelle di leopardo.
− Più o meno come la povera Merkel, ora costretta a camminare con le stampelle.
− Eppure quando le è capitato i primi giorni dell’anno – questo particolare lo ricordo benissimo perché ero qui a Silvaplana anch’io a spassarmela – la neve era come un’impalpabile cipria. E non solo qui. In Engadina quattrocento chilometri di binari erano e sono tuttora perfettamente battuti.
− Il massimo del comfort per uno sciatore che non va proprio in scioltezza.
− A sua parziale attenuante, va detto che  la Merkel non è del tutto impreparata. D’estate fa trekking con un coach come Reinhold Messner. E beata lei che può permetterselo. A Reinhold poi non sembra vero di poterne approfittare…
− Sai che cosa ti dico? Rischio e sofferenza in montagna è impossibile azzerarli, se uno vuole godersela. No pain, no gain dicono giustamente gli inglesi. Sono sicuro che la Merkel, con la testa che ha, non attaccherà mai gli sci al chiodo.
− E vuoi saperne una? Anche Mike Bongiorno, dopo avere allegramente collezionato fratture sulle piste più vertiginose, s’invaghì del fondo e, tac, ci rimise subito un femore.
− Allegria! Ma sai quanto se l’è spassata il vecchio Mike proprio qui, zampettando su queste nevi di Silvaplana!
− Ho una certa età e ricordo ancora che quassù lungo le piste avevano piazzato dei piccoli cartelli rotondi con tre L maiuscole bene in vista.
− E cioè?
− Erano le iniziali di tre semplici paroline: Langlauf Lieben Langer. Traduco a spanne: con lo sci di fondo la vita è più lunga.
− Lo sci di fondo come un elisir. Interessante.
− Un forte richiamo per sciatori diversamente giovani.
− Gli italiani presero la palla al balzo. E anche sull’Altipiano di Asiago comparve lungo le piste, se ci facevi caso, la scritta “Sci fondo vita lunga”.
− Poi qualche mago del marketing deve averci ripensato.
− Com’è giusto: oggi le strategie del turismo invernale sono cambiate. Via libera al free ride, alle ultratrail… E l’atletico skating sostituisce il decrepito passo alternato, il passo triplo, il passo finlandese caro a chi si piccava di sciare come al nord e si sentiva depositario dei segreti della sciolinatura. No, nella montagna invernale non sembra esserci più posto per i vecchi.
− E poi, siamo sinceri. Il fondo giova allo spirito, ma a poco serve se sei impestato di colesterolo e se la pressione è già andata alle stelle.
− Confermo. Con i miei due bypass alle coronarie sono ancora qui a spassarmela. Anzi, a baispassarmela. Poi chi vivrà vedrà.

Roberto Serafin autore del post

Roberto Serafin | Giornalista professionista, redattore per un quarto di secolo del notiziario del CAI Lo Scarpone. Ha curato a Milano la mostra “Alpi, spazi e memorie” e il relativo catalogo, ha partecipato con il Museo della Montagna “Duca degli Abruzzi” all’allestimento della mostra “Picchi, piccozze e altezze reali”. E’ autore di numerosi libri di montagna, tra cui l’ultimo “Walter Bonatti, l’uomo, il mito“. Con il figlio Matteo ha pubblicato il volume “Scarpone e moschetto”. Da alcuni anni di dedica quotidianamente alla sua creatura editoriale www.mountcity.it

1 commento/i dai lettori

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  1. emanuela gresti il29 gennaio 2014

    Bravo Roberto, tu che dello sci di fondo (e delle diverse scioline) sei un mago,che hai partecipato a tante maratone in Italia e all’estero, sei la persona più competente a parlarne e a segnalare i rischi anche di quello sport. Forse anche perchè più praticato di quelli “diversi giovani” come dici tu?
    Mi è piaciuta anche la descrizione poetica del tramonto a Silvaplana, da tanti adorata (oltre che da Merkel e da Monti) e da molti anni anche da Roberto, Marina e da me. Grazie della segnalazione Emanuela

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