Nicoletta Navoni|bc.2015

Mi chiamo Nicoletta Navoni e sono Bergamasca di nascita, montanara di temperamento. Dal 1989 sono socia CAI e da allora mi diletto come pittrice di montagna con numerose mostre e qualche premio. Sono anche istruttrice di Nordic Walking, appassionata di erbe e casalinga tuttofare.
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IL VENTO ROSSO DEL TRAMONTO

di Nicoletta Navoni (Predazzo, TN)

Riflessioni in quota sulla porta del bivacco

Tutto galleggia su di un sottile strato vaporoso, come in un’ansa fiabesca intrisa di segreti arcani. Curiosi si affacciano i rilievi subito smascherati da quella luce intensa che segue le ultime  luci del giorno e che smorza con le ombre familiari.

Resto seduta sull’uscio del bivacco pervasa da quel raro senso di quiete, lontana dai frastuoni variopinti dei luoghi umani che confondono sensazioni e fantasie.
E quel immenso circo galleggiante, che è l’attorno, mi rende leggera e fragile, non più ribelle quale sono essere di consueto. Assorbo compiaciuta le vigorie delle correnti.

Si trastullano le nuvole, spingendosi verso differenti dirupi, fino alle cresta appena risalita.
Essa scompare per metà quasi a delimitare nettamente le nobili rocce, dai cespi macchiati di rododendri e mughi, e ancora dalla frescura che sale dal bosco sottostante.
Presto giungerà il vento rosso del tramonto, corposo e deciso e tutto calerà in un indaco profondo, così come è sempre stato.

Poi avvolta da un sentimento di armonia e seduzione indomabile mi abbandono senza opporre resistenza alcuna, e mi amalgamo con assoluta elastica perfezione alle metamorfosi repentine delle magie temporali.
Tutto scompare, tutto riappare in un frenetico susseguirsi di capricci di stagione, dalle forme bislacche nel cielo che invita a pensieri creativi e ad associazioni metafisiche tra nuvole e spazi.

Poi, il frizzare dell’aria irrompe risoluto a ricomporre il presente… ed eccolo di nuovo, il vento rosso del tramonto, fluttuare leggiadro ad arrossare le fragili crode e i pallidi rilievi.
E soffia, e ondeggia a stuzzicare le sommità taciturne e misteriose, le cenge assopite e ombrose e le accompagna vinte, al buio della sera.

Nell’immensa quiete frusciano timide creature selvatiche; muovono il ghiaione sottostante in balzi attenti, sicure dei silenzi circostanti, a catturare l’ultimo dolce tepore serale.
Nascosta, sbircio rispettosa le acrobatiche destrezze fino a che il sole fugge inghiottito dal tramonto.

Vaneggia il rossore, si spegne il cielo, Il giorno si congeda.

Come una regina, si insinua la Luna nel suo regno naturale, diafana e silenziosa; sfiora le infinite cime con un garbato raggio appena percettibile, argenta le pallide montagne  ed il sentiero che serpeggia sotto il bivacco rosso. La notte scende sicura. Aspetterò il domani felice, lasciando che i miei sogni ormeggino tra romantiche certezze.