Di sicuro è un modo adrenalinico di vivere la montagna, forse un po’ freddo, quel freddo bagnato che ti entra dentro le ossa e anche se ti muovi non riesci mai a far scomparire. E poi le mani.

Certo chi arrampica è abituato a congelarsi le mani e a sopportare i cosiddetti “diavolini”, ma in canoa è un’altra cosa: puoi indossare le manopole in neoprene ma l’acqua ghiacciata si infilerà comunque dappertutto; una cosa è sciare o arrampicare a zero gradi o meno, ma scendere in canoa a quelle temperature diventa qualcosa di estremo, soprattutto quando cominci ad avvertire che di veramente caldo nel tuo corpo ci sono le orecchie (diventate bollenti) e il tuo cuore.
Così sono abituati ad affrontare sportivamente l’inverno in montagna Achille Prete, Marco Zanon e Andrea Zardin che con pagaia, copripozzetti, giacche d’acqua stagne e la mitica Gopro sempre sul caschetto, hanno affrontato a gennaio del 2014 la discesa del torrente Silisia, in provincia di Udine, che nasce dalla forcella Giaveid a 1500 metri nel Monte Resettum.
Un video ricco di emozione e che svela qualche trucco del mestiere, come l’analisi del torrente per individuare le linee da scendere e le zone di morta per potersi furbescamente fermare tra le rocce.
Scendendo a piedi lungo le sponde, infatti, si riesce a vedere il torrente dall’alto, da un’altra angolazione rispetto a quando sei a bordo del kayak, riuscendo così a studiarne i passaggi difficili o addirittura impraticabili con la canoa, cioè quelli da evitare.
In casi come questi è possibile trasbordare e saltare il passaggio, o scendere a piedi e kayak a spalla, evitando il tratto tumultuoso.
Lo studio del torrente visto da terra è indispensabile anche per trovare i punti da cui lanciare la corda, nel caso in cui un canoista si trovi in difficoltà.
Una tecnica che, come si vede dal video, non si improvvisa e unisce sangue freddo, anticipazione dell’azione, velocità e occhio.
In questo sport è indispensabile poi la padronanza della tecnica dell’eskimo, che permette di rigirare il kayak in caso di ribaltamento, senza uscire dalla barca e quindi senza farsi male.
I tre ragazzi trevigiani, seppur soci di un club canoistico di pianura, l’Associazione kayak Treviso di Quinto di Treviso, conoscono bene anche i torrenti delle Dolomiti, dedicando alle loro discese intere domeniche, a volte accompagnati dagli amici del club canoistico locale, il Kayak Gang di Belluno, o KGB.

Alice Prete autore del post

Alice Prete | Di estrazione canoista, mi appassiona la montagna in tutte le sue discipline, riprendo la maggior parte delle mie scalate e discese sugli sci o in acqua con una videocamera montata sul casco; con questi prodotti multimediali realizzo e conduco su TeleBelluno la trasmissione “Attimi di roccia”; unica componente femminile del gruppo Rocciatori agordini “Gir”, amo scrivere e nel 2010 ho vinto il terzo premio della sezione inediti del concorso “Leggimontagna”.

1 commento/i dai lettori

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  1. Maddalena il29 gennaio 2015

    Brava Alice! Solo qualche precisazione geografica: la provincia del Silisia è Pordenone; il torrente non ha le sorgenti in F. Giaveid bensì in F. Clautana; il ramo che scende da F. Giaveid si chiame Rug del Tamaràt.

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