Il 4 luglio 1862 Francis Fox Tuckett, con le guide Peyrotte, Perrn e Croz, raggiungeva la vetta del Monte Viso. La prima salita era stata compiuta l’anno precedente dal connazionale Mathews, accompagnato da G.B. e M. Croz, ma Tuckett ebbe la ventura di trascorrevi la prima notte.
A questo fa riferimento il titolo della relazione che ne fece per l’Alpine Club di Londra e che venne pubblicata sull’Alpine Journal [Francis Fox Tuckett, “A night on the summit of Monte Viso”, The Alpine Jourmal, vol. I, 1863-1864, pagg. 26-33 (disponibile su Google Books)].
Una traduzione italiana della relazione venne pubblicata dalla Gazzetta di Torino il 18 e 19 marzo 1863.
Poiché i riferimenti scientifici introdotti da Tuckett – segni sbiaditi di un modo del tutto dimenticato di intendere l’esperienza alpinistica – sono precisi e numerosi, ne proponiamo una lettura “da fisico”, commentando i nomi degli scienziati e le varie caratteristiche degli strumenti che egli ricorda nella sua memoria.
Là adoperai per la prima volta il mio sacco letto e, giacché avrò occasione di farvi riferimento più avanti, mi si consentirà di dare qui una breve descrizione della sua fattura. Avendomi l’amico Francis Galton gentilmente imprestato tempo addietro un sacco che si era fatto fare sul tipo di quelli usati dai préposé francesi nei Pirenei e che egli stesso descrive nella prima serie dei “Vacation Tourists”, il mio primo esperimento del genere era stato poco più di una copia del modello in questione. Realizzato esternamente in tessuto macintosh, era foderato all’interno di spesso tessuto gallese …
La prima ascensione al Cervino (nel 1865 da Edward Whymper) segnò la fine dell’alpinismo con motivazioni scientifiche e diede l’avvio ad una diversa poetica del salire le montagne.
Il macintosh che Tuckett cita è una sorta di tessuto impermeabile ideato dal chimico scozzese Charles Macintosh che trovò ampia diffusione nel XIX° secolo nella realizzazione di mantelli e palloni aerostatici.
L’ amico Francis Galton, a cui Tucket riconosce l’idea del sacco letto, era cugino di Charles Darwin. Fu scienziato fuori dagli schemi ed intellettualmente polivalente, fondatore di una nuova disciplina da lui denominata eugenetica, che pose alla base della sua teoria detta del darwinismo sociale che mirava al miglioramento della specie umana.
A Galton dobbiamo anche l’idea del quinconce, strumento didattico molto diffuso anche nella scuola italiana. Si tratta di un dispositivo per illustrare la legge di distribuzione degli eventi casuali. E’ costituito da un piano inclinato su cui sono infissi del chiodi disposti su linee parallele. Una pallina, lasciata cadere dall’alto, quando incontra un chiodo, ha la stessa probabilità di passare da una parte o dall’altra del chiodo. Le palline vengono raccolte alla base del piano in celle allo scopo predisposte. Lanciando un grande numero di palline, si determina alla base una distribuzione in cui si può riconoscere un abbozzo di gaussiana.
Non mi soffermerò qui sulla bellezza e grandiosità di un panorama a cui è già stata resa piena giustizia dal primo conquistatore di questa vetta ritenuta inaccessibile, ma dirò soltanto che dopo lungo ed accurato esame giunsi alla conclusione che il Mediterraneo non si distingueva in nessun modo dalla foschia che segnava l’orizzonte meridionale. Al tempo stesso, da un accurato calcolo degli effetti della curvatura terrestre e della rifrazione atmosferica, risulta che il Viso potrebbe essere visibile dal mare ad una distanza di 148 miglia, ovvero 83 miglia dalla costa in direzione del Col di Tenda , mentre quest’ultimo, con la sua altezza di 6158 piedi, scomparirebbe sotto l’orizzonte ad una distanza di 103 miglia, ovvero 76 dalla costa.
Il ragionamento seguito da Tuckett è il seguente:
la figura qui a lato rappresenta la Terra e C il suo centro. Sia MV il Monte Viso ed O un osservatore a livello del mare che ne vede la vetta V all’orizzonte. Se R indica il raggio terrestre, l’angolo al centro è tale che
dove h è l’altezza del monte. Ne segue che
Quanto alle montagne del Delfinato, che si vedono molto bene dal Viso, la posizione del sole ne rendeva estremamente confusi i dettagli e poiché le loro forme mi erano relativamente sconosciute non potei far nulla per identificarle e determinarne la posizione con il teodolite cortesemente prestatomi dall’amico Mr. Mathews. Rimandando dunque l’operazione al mattino seguente, quando la posizione del sole mi sarebbe stata favorevole, in attesa che il barometro si stabilizzasse, mi dedicai a sistemare dentro l’ometto uno dei nuovi termometri d minima a mercurio di Casella, nonché un termometro di massima Phillips dello stesso costruttore, sui quali vorrei richiamare l’attenzione dei futuri salitori.
Il Mathews proprietario del teodolite era il già citato William Mathews (1828–1901), topografo e scienziato inglese, primo salitore del Monviso. Fu lui ad avere l’idea della fondazione dell’Alpine Club nel 1857, di cui fu anche presidente. Condusse alcuni studi importanti sull’ipsometria, cioè sulla misura delle altezze sul livello del mare mediante il barometro, di cui scrisse sull’Alpine Journal. Segnalò ai colleghi dell’Alpine Club i risultati ottenuti in questo campo dal torinese Paolo di Saint Robert.
Il Casella citato da Tuckett era titolare di una ditta di costruzione di strumenti scientifici con sede a Londra.
Louis Pascal Casella (1812–1897), figlio di un italiano, aveva imparato il mestiere da un altro artigiano italiano, Cesare Tagliabue, di cui divenne socio (e genero). Alla morte del suocero, nel ’44, Casella divenne titolare della ditta che conobbe un periodo di grande fioritura, acquisendo la qualifica di costruttori degli strumenti per la marina britannica e la Compagnia delle Indie.
Il catalogo della ditta del 1871, in copertina, dichiarava:
Costruttore di strumenti scientifici per l’Ammiragliato, Ministero del Commercio, Ministero dei rifornimenti, Governi e Osservatori di India, Russia, Spagna, Portogallo, Stati Unitie Brasile; le Reali Società Meteorologica e Geografica Britanniche , gli Osservatori Reali di Knew, al Capo di Buona Speranza, e del Dipartimento di Guerra;K le Università di Cambridge, Oxford e Londra; i principali ospedali e infermerie; e gli osservatori di Armagh, Washington, Victoria, Toronto, Calcutta, Isole Mauritius, ecc. ecc.
Lo strumento pubblicizzato dalla ditta Casella sul Bulletino Trimestrale del Club Alpino Italiano nei primi anni del Regno d’Italia, dovrebbe servire, in alternativa o in compagnia del barometro, a determinare la quota di una vetta raggiunta. Si trattava di misurare con grande accuratezza la temperatura di ebollizione dell’acqua distillata. Superfluo ricordare, infatti, che la temperatura di ebollizione decresce al diminuire della pressione atmosferica.
Il termometro a minima è un termometro ad alcool con bulbo e tubo capillare in vetro. Nel tubo capillare vi è un minuscolo indice di materiale leggerissimo, che alle estremità ha un piccolo rigonfiamento ed è interamente immerso nel liquido termometrico. Un sostegno di legno permette di fissare orizzontalmente alla parete il termometro.
Capovolgendo il termometro col bulbo in alto, l’indice scende nel tubo fino ad adagiarsi sul menisco del liquido. Disponendo, poi, il termometro in posizione orizzontale, quando la temperatura diminuisce, l’alcool si ritrae e spinge l’indice verso il bulbo; al crescere della temperatura il liquido termometrico fluisce oltre l’indice senza muoverlo. In questo modo l’indice mostra nell’estremità opposta al bulbo la minima temperatura raggiunta, mentre il menisco del liquido indica la temperatura attuale.
Il termometro a massima è un termometro a mercurio dotato di un tubo curvo al cui interno si trova un indice di vetro di lunghezza tale da impedirgli di superare la curva. Tale indice funge da valvola che lascia passare il mercurio quando si dilata, ma ne impedisce il ritorno nel bulbo se la temperatura si abbassa.
Confrontando la media delle letture barometriche alle cinque, alle sei e alle sette di sera con quella fornita dall’aneroide (fabbricazione Sécrétan) alle stesse ore, si ha uno scarto di 5 millimetri …
Il barometro aneroide è uno strumento composto essenzialmente da una capsula metallica nella quale viene prodotto un vuoto parziale. La capsula si contrae o si dilata in conseguenza dei cambiamenti di pressione; i suoi movimenti sono trasmessi ad una lancetta indicatrice tramite un sistema meccanico. Fece la sua comparsa negli anni quaranta del XIX° , quindi ai tempi di Tuckett era una novità.
Riflessioni conclusive
La cultura che produsse l’alpinismo e che ne ispirò le forme fino alla metà dell’800 era di tipo scientifico. Erano scienziati (o avevano interessi scientifici) gran parte dei primi membri dell’Alpine Club di Londra, e tra essi Tyndal, che contese a Whymper la prima scalata del Cervino. Fu questa grande impresa che segnò la fine dell’alpinismo come impresa scientifica e diede l’avvio ad una diversa poetica del salire le montagne.
Un mutamento di mentalità che fu vissuto in maniera dolorosa da molti scienziati-alpinisti, provocò una frattura all’interno dello stesso Club e tolse clienti alla premiata ditta Casella & Co. Finì anche per mutare la percezione del ruolo giocato dalle guide nella realizzazione di un’ascensione e per alzarne la dignità.
2 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneMolto interessante, tassello molto importante per capire meglio la storia dell’alpinismo e i personaggi che con le loro imprese l’hanno scritta.
Ottima divulgazione!