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“Ernesto Sivitilli è stato un uomo fortunato, ha avuto il privilegio di scalare molte creste e pareti del nostro amato Gran Sasso quando questo conservava ancora intatto il fascino della verginità. Con i suoi più fidi Aquilotti ha collezionato innumerevoli prime ascensioni, vie nuove e varianti, e non c’è parete sul Gran Sasso che non porti la sua traccia.”

Ho trovato questa citazione di Claudia di Nardo sul sito www.lupidelgransasso.it e subito mi è sembrata una buona occasione di ricordare il fondatore del gruppo sportivo Aquilotti del Gran Sasso con la salita del canale che porta il suo nome.

Giovedì sera, 30 aprile, in compagnia dell’amico Attila, partiamo in direzione Prati di Tivo per un pernotto in tenda ai piedi del maestoso Gran Sasso. Arrivati in loco, troviamo un clima piacevole e una luna quasi piena che illumina il profilo del mostruoso gigante di fronte a noi.
La mattina del 1 maggio ci svegliamo alle sei, consumiamo una veloce quanto ricca colazione e zaini in spalla, ci dirigiamo in direzione della prima spalla, in un interessante canale, percorso per la prima volta da Ernesto Sivitilli, figura storica dell’alpinismo abruzzese.
La progressione è spedita, la neve è molto compatta e dura, seguiamo la via degli impianti e dopo circa due ore ci troviamo a metà strada. Dopo una breve pausa, decidiamo di montare i ramponi e continuiamo nell’ascesa.
Arrivati ai piedi del Sivitilli, il pendio si fa più ripido, la neve qui è poco più dura e il paesaggio intorno a noi toglie il fiato. Procediamo con attenzione e passo dopo passo raggiungiamo una sella che percorriamo fino alla cima del Corno Piccolo (2655 m).
In vetta il vento soffia leggermente più forte con qualche raffica un po’ fastidiosa ma riusciamo comunque a scattare le nostre foto di rito e a goderci il meritato riposo seduti in cima ad un paesaggio leggendario.
In discesa percorriamo la via del canalone, dai Prati è la vena parallela a sinistra del Sivitilli. Sono le 11 circa e la neve si è trasformata in un pappume. Raggiunta la base della via decido di percorrere il resto del tragitto con la culoferica (antica tecnica “alpinistica” che prevede l’utilizzo del sedere come slittino) e in poco più di un’ora sono ai Prati di Tivo.

Facce imberbi, lunghe piccozze, corde di canapa
Da sinistra, in piedi: Massimo Trinetti, Antonio Giancola, Ernesto Sivitilli (con la corda e il gagliardetto) e Armando Trentini; seduti: Igino Panza e Bruno Marsili.

Da sinistra, in piedi: Massimo Trinetti, Antonio Giancola, Ernesto Sivitilli (con la corda e il gagliardetto) e Armando Trentini; seduti: Igino Panza e Bruno Marsili.

Ernesto Sivitilli è stato un uomo fortunato, ha avuto il privilegio di scalare molte creste e pareti del nostro amato Gran Sasso quando questo conservava ancora intatto il fascino della verginità. Con i suoi più fidi Aquilotti ha collezionato innumerevoli prime ascensioni, vie nuove e varianti, e non c’è parete sul Gran Sasso che non porti la sua traccia. Nel 1925 fonda gli Aquilotti di Pietracamela, con molti anni di anticipo su Scoiattoli e Ragni, avvicinando con entusiasmo un gruppo di ragazzi del paese all’arrampicata e allo sci. Le prime fotografie in bianco e nero degli Aquilotti (conservate nel piccolo museo dell’alpinismo realizzato a Pietracamela), mostrano facce imberbi, lunghe piccozze, corde di canapa e un gagliardetto ricamato che esiste ancora oggi. In questa foto, in piedi da sinistra Massimo Trinetti, Antonio Giancola, Ernesto Sivitilli (con la corda e il gagliardetto) e Armando Trentini. Seduti, da sinistra, Igino Panza e Bruno Marsili. Mi confesso emozionata nel vederli. Voi no?
(di Claudia di Nardo, da www.lupidelgransasso.it)

Accademico del CAI, fu il pioniere dell’ alpinismo e dello sport sciistico del centro meridione d’Italia, creatore del gruppo sportivo «Aquilotti del Gran Sasso»; con ardimentose arrampicate, estive ed invernali, conquistò metodicamente la maggior parte delle pareti e delle creste del Gran Sasso. Nell’autunno del 1932 gli fu affidata la direzione tecnica del campeggio organizzato dal TCI nei piani dei Prati di Tivo e riscosse il più elevato segno di stima di quel sodalizio. Successivamente fu nominato direttore tecnico delle «Scuole di roccia» promosse dal CAI dell’Aquila e dal CAI di Teramo, portando le due Sezioni alla conquista dei Trofei Nazionali più ambiti ed all’affermazione degli sciatori abruzzesi sul piano nazionale. Collaborò in varie riviste e giornali sportivi quali: il CAI, rivista mensile della Direzione centrale; il CAI, sezione dell’Aquila; il Bollettino mensile del CAI, sezione di Teramo; l’Abruzzo, Teramo. Promosse personalmente varie iniziative tra cui quella di battezzare una vetta del Pizzo Intermesoli, alta m. 2287, da lui stesso scalata la prima volta nell’anno 1928, con il nome del papa alpinista Pio XI, nome che fu imposto con solenne manifestazione sportiva-religiosa e alla presenza del numeroso pubblico, convenuto da tutto l’Abruzzo al Gran Sasso il 25-9-1928. Scrisse la prima guida del Corno Piccolo, partecipò a tutte le spedizioni di soccorso alpino nel gruppo del Gran Sasso; fu medico Ispettore Regionale degli sportivi per l’Abruzzo e il Molise e pose la sua alta preparazione scientifica al servizio degli sportivi svolgendo varie indagini, delle quali si ricorda quella: «sulle oscillazioni della pressione arteriosa negli sciatori in allenamento».
(tratto da “Aquilotti del Gran Sasso”, Pietracamela 1925-1975, pag. 11, nel 50° anniversario della formazione di quel gruppo di alpinisti)

Danilo Giagnoli autore del post

Danilo Giagnoli | Sono un creativo in costante ricerca di nuove avventure, escursioni e luoghi da visitare. Sono nato a Rieti, una piccola cittadina ai piedi del Monte Terminillo. Fin da piccolo ho coltivato dentro di me la voglia di esplorare luoghi fuori dal comune e lontani dallo stress della vita moderna. Potete seguire le mie avventure su www.dangiawild.com

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