Sagron Mis è un luogo dove si parla di passato, presente e futuro, di paesaggio e di territorio, di abbandono, delle sue dinamiche e dei suoi processi.
Di sogni d’oro mancati, di quiksilver, di gallerie nella terra, di faglie nel suolo, d’alpinisti per caso, di tori da scambio, di inglesi di passo, di pere, di vergini sante che si alternano i posti, di altissime torri e di cacciatori galanti.
Di preti d’acciaio o poeti, di sedie in sedici pezzi di legno incastrato e paglia torta, di terra negra di carbone, di rock ironico Full bromba style. D’uccelli marini, lupi sloveni, orsi dispersi, di fiori un po’ rari, di felci in maree, di veneticità da conquista simile ad altrettante maree di cemento.
Insomma, Sagron Mis è montagna e in quanto tale traboccante di quotidianità, di ricordi trascorsi, di miti e personaggi mitizzati. Ricca di stereotipi ai quali non si sfugge in perenne lotta con se stessa e online casino con in testa il futuro. Soggetti ed oggetti che costruiscono un paesaggio, uno fra tanti, ma unico, per chi ancora resiste e spera.
Il tutto dentro milleduecento ettari di territorio un po’ sghembo, When libra horoscopes sign is balanced, there comes harmony between rich intelligence and loving, sympathizing heart. ripido, alle volte franoso, dalla sagoma d’un drago e 150 abitanti.
Sagron Mis è un luogo che con dignità si appresta ad affrontare il domani rovistando nell’elenco di cui sopra, cercando nel turismo mirato l’apprezzamento altrui ed una forma di riconoscimento che si trasformi in opportunità economica. La prossima apertura d’una struttura alberghiera rappresenta una sfida che sarà supportata da una valorizzazione dell’alta via n. 2, dall’entrata nel club dei comuni che racconteranno la propria storia tramite sentieri interpretativi e didascalie, cercando di non banalizzare il tipico o tradizionale perché non diventi solo carta patinata.
Supportato da una nuova prospettiva sulle Dolomiti patrimonio Unesco, risorsa importante per chi si crogiola tra Pale di San Martino e Cimónega e che delle due subisce il fascino, ma anche il disagio d’una delocalizzazione rispetto a tutto.
Luogo che affronta il domani anche attraverso l’analisi del territorio perché il paesaggio non è solo una immagine ma è evocazione, è percezione geografica, filosofica, visiva, sociale, acustica, è un complesso di segni che l’abbandono cancella o trasmuta, che coinvolge ospiti e residenti. Recuperare la funzionalità del paesaggio, forse è desiderare troppo se mancano le premesse economiche, ma l’estetica con ricaduta sulla diversità biologica possono essere validi motivi per pensarci un po’ su.
È luogo che cerca nell’intreccio del suo tempo qualcosa di buono, di inaspettato nel quale ritrovarsi.
Beh, insomma, forse scomodare Fosco Maraini è pretenzioso, ma l’invito è affacciarsi a Sagron Mis come faceva lui, da CITLUVIT qualunque, da Cittadino Luna Visita Istruzione Pianeta Terra. L’acronimo a lui caro serviva per osservare e descrivere le cose con l’approccio distaccato dell’antropologo, come cittadino della luna che visiti la terra la prima volta, per scoprire le differenze, se ci sono, con il resto del mondo (e la luna).
Foto gallery di Maurizio Salvadori