Cube Stereo Hybrid 140

Cube Stereo Hybrid 140

L’uso delle mountain bike elettriche a pedalata assistita è un argomento sicuramente caldo. Da un lato ci sono i puristi che rifiutano ogni tipo di aiuto esterno, dall’altro c’è chi vede queste bici come un’utile strumento per mettere in sella anche persone poco sportive. Voi cosa ne dite?

Per soffrire con più gusto il friulano Ottavio Bottecchia, muratore e carrettiere prima di diventare un campione, pedalava in salita trascinandosi dietro una fascina. Questo si racconta. Chissà che faccia farebbe se sapesse che oggi è tutto il contrario. In salita si può pedalare senza fatica. E ciò grazie alla “pedalata assistita” consistente in un motorino elettrico delegato a fornire quell’energia che il sistema muscolare e cardiocircolatorio del ciclista non è in grado di erogare.
La notizia ormai corre sui blog: quest’estate sui sentieri potremmo incontrarne parecchie di queste mountain e-bike messe a disposizione della clientela da alberghi ed enti turistici locali.

Un dubbio, fra i tanti

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Bike+, la bici elettrica che non ha bisogno di ricarica

Intanto la tecnologia avanza e un gruppo di ricerca del Politecnico di Milano ha progettato la Bike+, un sistema intelligente con tutti i componenti dell’assistenza alla pedalata inseriti in una “scatola” nel mozzo posteriore, con un impatto minimo sulla bici, facile da gestire tramite Bluetooth con smartphone, capace di assicurare sempre energia sufficiente e solo 3 kg di peso (per saperne di+). 

Questo veicolo ibrido che assomma potenza muscolare ed elettrica va considerato ottimisticamente come portatore di un  nuovo tipo di turismo sostenibile o, al contrario, rappresenta un’ulteriore minaccia alla tranquillità di chi percorre i sentieri con il classico cavallo di san Francesco?
Dopo avere più volte letto su altitudini vibrate denunce per l’abusiva invasione di veicoli motorizzati su prati e sentieri in un clima di generale impunità, è arrivato il momento di riflettere anche su questa nuova prospettiva.
L’e-bike va considerata un veicolo a motore e messa al bando come una qualsiasi moto fuoristrada? O il semplice fatto che l’utilizzatore per farla procedere muova le gambe, sia pure assistito, la mette al riparo da qualsiasi divieto?
In base al Codice della strada non dovrebbero sussistere dubbi. All’articolo 50 i velocipedi sono definiti “veicoli con due o più ruote funzionanti a propulsione esclusivamente muscolare, per mezzo di pedali o di analoghi dispositivi, da persone che si trovano sul veicolo”. Quell’avverbio, esclusivamente, dovrebbe appunto escludere ogni contributo “esterno” alla propulsione umana.
Una risposta occorre comunque darla.
Non c’è traccia, del resto, di questo tipo di veicolo nel nuovo Bidecalogo del Club Alpino Italiano che sottoscrive quanto già previsto in alcune Regioni, e cioè “il divieto assoluto di esercitare il turismo motorizzato (4×4, quad, enduro, ecc. e oltre alle motoslitte in inverno), su mulattiere, sentieri e/o comunque fuori dai tracciati appositamente autorizzati”.
Più severe e circostanziate appaiono al confronto le vetuste Tavole di Courmayeur (1995) recepite dal Cai, là dove ai biker impongono l’astensione assoluta dall’uso dei mezzi di risalita “che riduce la bicicletta a un semplice attrezzo per la discesa”. Mentre oggi, guarda caso, l’accento viene spostato dai paladini (interessati) delle bici elettriche proprio sui piaceri della discesa, come dimostrano alcuni propositi catturati su Internet.

Cube Stereo Hybrid 140_02 (http://www.cube.eu)

Cube Stereo Hybrid 140_02 (http://www.cube.eu)

Per il piacere della discesa

“Questa bicicletta”, spiega infatti un costruttore italiano, “ci permetterà di attraversare percorsi sterrati o pietrosi godendoci la natura, anche senza essere fisicamente molto allenati. O se comunque siamo in forma ci darà la possibilità di andare più veloci e di godere di più delle discese, che alla fine è ciò che ci piace!”.
Importante, secondo i costruttori che hanno fiutato l’affare, è dunque abbattere la barriera della fatica. Quella barriera che, bene o male, ha finora assicurato all’alta montagna il suo incorrotto fascino. Ma ci sono altri aspetti da considerare. Motore compreso, la bici elettrica pesa almeno una decina di chili in più rispetto ad un mezzo “normale”, è molto faticosa da pedalare senza motore e in situazioni difficili il pilota è chiamato a governare un mezzo pesante, destreggiandosi quasi sempre in precario equilibrio. E infine, spostandosi queste mountain bike elettrificate a più alte quote rispetto alle “normali” bici, quale potrà essere l’impegno di chi è chiamato a intervenire in caso d’incidente?
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info per saper ne di+ sulle mountain e-bike

Roberto Serafin autore del post

Roberto Serafin | Giornalista professionista, redattore per un quarto di secolo del notiziario del CAI Lo Scarpone. Ha curato a Milano la mostra “Alpi, spazi e memorie” e il relativo catalogo, ha partecipato con il Museo della Montagna “Duca degli Abruzzi” all’allestimento della mostra “Picchi, piccozze e altezze reali”. E’ autore di numerosi libri di montagna, tra cui l’ultimo “Walter Bonatti, l’uomo, il mito“. Con il figlio Matteo ha pubblicato il volume “Scarpone e moschetto”. Da alcuni anni di dedica quotidianamente alla sua creatura editoriale www.mountcity.it

2 commento/i dai lettori

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  1. Roberto Avanzini il27 aprile 2014

    Mi apre che siamo oltre il limite. Provo a fare un paragone. Uno scialpinista apprezza gli sci sempre più leggeri, carver e rocker, che ti aiutano sia in salita che in discesa, ma comunque in salita spinge con le sue gambe. La mbk a pedalata assistita sarebbe come avere per lo scialpinismo un servizio di motoslitte che ti porta su qualsiasi cima che vuoi salire, ovvio che poi ti rimane più gamba per la discesa.
    Oppure, per rimanere nel campo del piacere della discesa, è come la differenza tra un freeraider che si trascina i suoi scioni largoni fino in cima e uno che si fa portate dall’elicottero. Ovviamente l’impatto di una bici elettrica è minimo rispetto ad una motoslitta o un elicottero, ma lo spirito è un po’ quello. La bici elettrica è eccezionale per la città o gli spostamenti quotidiani, dove abbatte il traffico e l’inquinamento. Per la montagna mi lascia perplesso, a meno che non sostituisca l’auto per arrivare a passo Sella, allora ben venga!
    Considerazione finale: è una battaglia persa, il mondo e la società vanno in quella direzione e tra tre anni saremo pieni di bike, soprattutto da downhill, elettriche …

  2. luciano pellegrini il26 aprile 2014

    E’ il classico…”esci dalla porta e rientri dalla finestra”! La mente umana trova scappatoie e come aggirare le leggi. L’imprenditore fa il suo mestiere, disegna, realizza il prototipo, lo prova. Se ci sono possibilità di creare lavoro e “mascherare”… la fatica, l’impegno fisico, il peso del “lentocipide…” propaganda e vende! Voglio vedere le persone che si sono lasciate invogliare e fessi a pedalare questa pseudo bici. Quando ero molto giovane, avevo un mezzo similare e ricordo la fatica a pedalare su strada, immaginiamo sui sentieri! Spero e so di procurarmi molte critiche, che questa idea non abbia successo.

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