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Era da poco concluso il recupero e l’elicottero si era appena posato su un piccolo spiazzo erboso alla base della parete.

Sul lato del sentiero alcuni escursionisti, increduli, avevano assistito al recupero e ora si accingevano a fotografare e a filmare ogni minimo dettaglio, quasi con spasmodica voglia di non perdersi nessun attimo di quello che stavano vivendo.
Sul prato, l’equipaggio cercava di fare il possibile per prestare le cure necessarie al povero alpinista caduto in parete.
Il suono quasi assordante del defibrillatore scandiva, con quella sua voce metallica, le poche istruzioni del caso, indicando che la situazione si stava facendo sempre più difficile.
Dal sentiero, in modo affannato e convulso iniziarono ad accorrere delle persone che, dal vicino rifugio, avevano anch’esse assistito all’accaduto.
Tra di loro una donna accorre gridando. Si precipita sugli operatori ancora curvi sull’alpinista, intenti nel loro operato. Nello stesso istante uno di loro, il medico, alza gli occhi e incrocia lo sguardo della donna. Quello sguardo, dice tutto, ma allo stesso tempo non dice proprio nulla. La donna interroga i presenti, chiede conforto, cerca spiegazioni sull’accaduto, inizia a pregare, piange e spera che quello che sta vivendo sia solo un brutto sogno.

Questa volta non è andata come tutti avrebbero voluto.

Purtroppo non è così. Purtroppo questa volta non è andata come tutti avrebbero voluto.
Ora, uno dei compiti più difficili, tocca proprio ai membri dell’equipaggio spiegare che non c’è stato niente da fare. Che non si può tornare indietro, che nonostante l’impegno di tutti non è stato possibile salvare quel povero alpinista che in una bella domenica d’estate inseguiva i propri sogni e le proprie ambizioni.
Lo sguardo della donna attraversa gli occhi di tutti, cerca una spiegazione, forse una scossa che la svegli da questo brutto incubo. Quello sguardo trafigge tutti, ma la scossa non arriva. C’è solo tanta commozione.
Un ultimo sguardo, attimi di silenzio, poi la donna si avvicina al medico ed al tecnico di elisoccorso che per primi hanno raggiunto suo marito in parete. Li guarda dritti negli occhi e cercando sollievo chiede rassicurazioni sul fatto che almeno non ci sia stata sofferenza dopo quel duro colpo sulla roccia che ha arrestato la caduta dalla parete. Il medico fa il possibile per alleviare il dolore della donna che ora verrà accompagnata a valle dalla squadra del soccorso alpino, giunta sul posto con un mezzo fuoristrada.
A valle ad attenderla c’è la psicologa, allertata per l’occasione avrà il difficile compito di sostenerla nelle prime fasi di elaborazione del lutto, cercando, per quanto possibile, di alleviare il dolore immane che la perdita del marito le sta provocando.

Quello sguardo non verrà più dimenticato.

E’ lunedì, prima di iniziare la giornata di lavoro il tecnico di elisoccorso si reca in paese per il consueto caffè. Una locandina ben in vista davanti la porta del giornalaio attira la sua attenzione:

ALPINISTA PRECIPITA DALLA PARETE E SI SFRACELLA SULLA CENGIA
SOTTO GLI OCCHI DELLA MOGLIE CHE LO SEGUE DAL RIFUGIO.
INUTILI I TENTATIVI DI RIANIMARLO.

Lo sguardo del soccorritore si fa scuro, affiorano alla mente i ricordi del giorno precedente, per la verità ancora vivi. Pensa alla moglie, pensa alle parole gentili del medico nel comunicarle che tutti gli sforzi sono stati vani, pensa al lavoro fatto dalla psicologa nell’assistere la povera donna. Pensa in particolare a quello sguardo che cercava conforto e che gli era penetrato in profondità, andando a nascondersi in quegli angoli della memoria da dove non si riesce più a rimuovere nulla. Sì, quello sguardo non verrà più dimenticato.
Ora invece vede quel titolo stampato a caratteri cubitali sulle edicole di tutta la provincia, pensa alla durezza e alla crudeltà di quelle parole. In cuor suo sa che è proprio quello che è avvenuto, ma sa anche che con quelle parole verrà distrutto tutto quanto fatto il giorno prima per dare una ragione a quel distacco, che sarà almeno fisicamente per sempre.
Infastidito entra nel bar e sfoglia il giornale. La rabbia sale ancora più quando vede alcune foto riprese col telefonino dagli escursionisti, mentre assistevano ai tentativi di rianimazione. Pensa che la mancanza di rispetto per l’alpinista deceduto, qui ha raggiunto un livello insopportabile.
Esce dal bar, testa bassa e viso corrucciato. Nella mente ha ancora quello sguardo, nel cuore una grande amarezza. Scrive alla redazione del giornale e all’ordine dei giornalisti, esprime tutto il suo disappunto, consapevole purtroppo che la logica di mercato e la voglia di vendere qualche copia in più porteranno ad ignorare la sua lettera. Del resto, loro, quello sguardo non lo hanno mai incrociato.

titolo giornale_03

Quanta superficialità e mancanza di sensibilità.

Questo è un racconto esemplificativo, utile a descrivere quanto sempre più frequentemente accade su tutto l’arco Alpino. Vorrei far riflettere con quanta superficialità e mancanza di sensibilità vengono scritti e pubblicati articoli di cronaca sugli incidenti in montagna. Frasi come “si sfracella”, “muore dilaniato”, “si schianta”, seguite da altre titolo giornale_01frasi come “sotto gli occhi della figlia minorenne”, o “sotto gli occhi della fidanzata”, sono ormai entrati nel linguaggio comune.
Oltre alla mancanza di rispetto per le persone coinvolte e per i loro famigliari, è la dimostrazione di una subdola e quantomeno criticabile, ricerca del sensazionalismo e del macabro. Lo stesso dicasi per le foto e i commenti postati sui social network, titolo giornale_02pressoché in tempo reale, da parte di chi è presente all’incidente e, purtroppo, talvolta anche dagli stessi soccorritori. Notizie e foto che giungono ai famigliari del malcapitato, nel modo peggiore possibile.
Ecco, non auguro a nessuno di trovarsi in questa situazione, ne tanto meno di essere trafitti da quello sguardo di cui raccontavo prima, ma chiedo cortesemente di ragionare su quanto esposto e collaborare, ognuno con i propri mezzi, per rendere questi drammi un po’ più umani e meno commerciali.

Dimitri De Gol autore del post

Dimitri De Gol | Sono nato a Feltre nel 1981. Laureato in scienze forestali ed ambientali presso l’Università di Padova. Tecnico di elisoccorso ed istruttore del Soccorso Alpino Dolomiti Bellunesi. Appassionato di montagna fin da piccolo grazie alla passione trasmessa dal papà, cerco di trascorrere quanto più tempo possibile nella natura.

21 commento/i dai lettori

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  1. Giulio il1 ottobre 2014

    Speriamo che qualche giornalista lo legga e si senta coinvolto facendosi portavoce, verso i colleghi.
    Ci vorrebbe veramente poco.

  2. Ivan il25 settembre 2014

    Gran bel articolo signor Dimitri! – https://www.facebook.com/ivan.zortea

  3. michela il24 settembre 2014

    speriamo che il nesso di questo articolo arrivi anche al cuore di chi usa queste tragedie per evolvere il suo mercato … non è sicuramente con la non curanza del rispetto dei coinvolti nelle tragedie che si arriva al successo …

  4. Wilma il23 settembre 2014

    Purtroppo ho vissuto di recente una situazione simile ma per fortuna non così tragica! Mio figlio caduto in montagna e trasportato in ospedale con l’elisoccorso. Su un giornale e’ comparso un articolo con nome e cognome in cui si diceva che versava in gravi condizioni con fratture multiple, cose per fortuna non veritiere ma che hanno creato allarmismo fra parenti ed amici che non erano ancora al corrente della situazione. I giornalisti prima di scrivere per far notizia si accertino della veridicità delle cose. Comunque bellissimo articolo pieno di umanità e sensibilità. Grazie Wilma

  5. Claudia Lerda il23 settembre 2014

    Grazie condivido le parole ed apprezzo… – https://www.facebook.com/claudia.lerda.1

  6. pigi il23 settembre 2014

    nei 48 anni di iscrizione al CAi ho acquisito una grande emotività: amici caduti in montagna,persone soccorse, situazioni difficili risolte e per finire ho subito un terribile incidente scialpinistico. Io ricordo gli occhi di mia moglie che disperata,si e lanciata su di me lungo ,disteso sulla lettiga del pronto soccorso.
    Posso capire e apprezzo l’articolo scritto con molta umanità e senso di impossibilità di correggere le deviazioni della mente umana, priva di sensibilità. La società ha distrutto i valori propri del vivere in comunità e di aiutarsi reciprocamente.

  7. Vittorio il23 settembre 2014

    per tanto tempo ho fatto il volontario in ambulanza. Ti capisco benisimo!!! e vedere fare video e foto mentre qualcuno sta male, fa incavolare parecchio… oggi purtroppo le cose vanno così. o si accettano e si prosegue, o si smette. Spero che ci sia un lunghissimo proseguo di questa attività! (che vorrei poter fare anche io)

  8. Raffaella Buzzi il23 settembre 2014

    Grazie, bellissimo articolo “di pancia”, che fa capire bene quanto ci sia di bello e di brutto nel difficile lavoro del soccorritore. – https://www.facebook.com/raffaella.buzzi.9

  9. emanuela il23 settembre 2014

    So di cosa sta parlando purtroppo. Dovevo ancora trovare le parole per dirlo ai miei figli e a mia suocera che già i giornalisti assediavano la mia casa.

  10. Bravo Dimitri! Condivido in pieno quello che hai scritto nel tuo articolo e la penso come te! Sarà perchè anch’io sono laureata in scienze forestali ed ambientali e perchè vado volentieri a fare camminate ed escursioni in montagna? Grazie per il cuore e l’impegno che ci metti nel tuo lavoro. Antonella – http://twitter.com/AntoMarobin

  11. Daniela il23 settembre 2014

    Grazie per questo bellissimo scritto. Daniela.

  12. giuseppe il23 settembre 2014

    Se tutti scrivessero così…

  13. bruno mandolesi il23 settembre 2014

    Bellissimo articolo, grandissimo cuore. – http://brunomandolesi.com

  14. gabri772014 il22 settembre 2014

    Quando ho preso mio cugino di incidente stradale, sul giornale la descrizione e la foto di lui sotto ad un lenzuolo su di una carreggiata mi ha dilaniata. Tutt’ora sono immagini e parole che porto dentro. La sensibilità manca in tutti gli incidenti e le morti, non solo in montagna. Purtroppo. – http://gabri772014.wordpress.com

  15. Moira il22 settembre 2014

    Lei ha un cuore d’oro!… ci vogliono persone come lei per dare un po equilibrio e certa gente che: mancano di sensibilità ma in modo particolare di attenzioni verso il prossimo! In tanto disprezzo x come vengono veramente scritte certe cose; una cosa Bella c’è: Esistono poche persone che abbiano tanta sensibilità, ma una di quelle persone è lei!*

  16. Mattia Bonanome
    Mattia il22 settembre 2014

    Sono fin troppo daccordo: condividerò. Grazie Dimitri per il racconto e l’opportunità di riflesione. – http://www.eof-dolomiti.it

  17. Liliavalter Genni il22 settembre 2014

    Grazie x tanta sensibilità,è vero le parole dettate dal cuore possono aiutare nei momenti difficili .Nessuno dovrebbe giudicare gli eventi,sopratutto nelle disgrazie – https://www.facebook.com/liliavalter.genni

  18. Chiara il22 settembre 2014

    Parole ben dette ma che non tutti possono capire, ma solo chi purtroppo ha vissuto e vive tramite i soccorsi queste tristi verità, bravo chissà che vengano ascoltate! Chiara

  19. Alessandra il21 settembre 2014

    La ringrazio moltissimo per questo momento di garbo che ci da donato pur riferendosi ad eventi così tristi. L’assenza di tatto, cortesia, delicatezza sui quotidiani così come spesso in televisione è molto fastidiosa ed è motivo di del disinteresse mio e di molti nei loro confronti.

  20. luisa il21 settembre 2014

    Quanto da lei è stato scritto in questo articolo sono parole dettate dal cuore di un grande uomo! Grazie per l’umanità e la sensibilità con cui svolge il suo lavoro! Luisa

  21. Silvia il21 settembre 2014

    Bravo Dimitri! Bellissimo articolo!

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