gruppetto delle Terze_3

Nella piazza di Campolongo in Comèlico c’è un’insegna che indica il ”Bar Tre Terze”. Naturalmente la matematica non c’entra. Essa in realtà si ispira alle montagne che fanno da corona al paese e che portano i nomi di Terza Piccola, Terza Media e Terza Grande: tre delle numerose cime che costituiscono il gruppo denominato Terze-Clap-Siera. Ma allora perché l’oziosa domanda del titolo?

Il fatto è che siamo in presenza di uno degli errori – non poi tanto rari – dei cartografi, i quali talvolta hanno stravolto la toponomastica alpina, spostando creando cancellando vette. Come è accaduto in questo caso. Seguitemi un istante e scopriremo insieme che le “Tre Terze” in realtà erano solo due e che l’origine del loro nome non ha niente a che fare col loro numero.

Dunque partiamo, come prassi vuole, dalla più antica attestazione documentaria disponibile. L’ho scovata tra gli atti di una lite giudiziaria, durata secoli, attorno alla proprietà dell’alpeggio della Dìgola (a quei tempi si chiamava Di(e)vola). Questa monte è posta a cavallo tra Campolongo e Sappada, ovvero nel cuore del gruppetto montuoso delle Terze appunto (fig. 1).

(fig. 1) Il gruppetto delle Terze: da sinistra la Piccola, il passo della Dìgola, la Media e la Grande

In questo carteggio troviamo citati all’anno 1532 una Terza Piccola e un Sasso di Terza Grande e all’anno 1535 una Croda de Tamarì. Dalla lettura del contesto scaturiscono senza ombra di dubbio le seguenti corrispondenze coi toponimi attuali: Terza Piccola = Terza Piccola, Terza Media = Sasso di Terza Grande, Terza Grande = Croda de Tamarì. Quest’ultimo deriva dal nome dell’antico alpeggio di Tamarile nella valle del  torrente Frisón, oggi Costa Tamarin in IGM. Si noti che in una mappa catastale del 1846 nell’archivio del Comune di Sappada la Terza Grande attuale conserva ancora il suo nome Monte Tamarì. Come si vede, a quei tempi di “Terze”  ve ne sono solo due.

Questo trova conferma nella famosa Kriegskarte redatta due secoli fa dai topografi austriaci, nella quale la Terza Grande (quella attuale) è chiamata Croda di le Naie con riferimento alla sottostante valle omonima. La Terza Media di oggi è invece indicata come Croda di Terza Grande. La Terza Piccola corrisponde a quella di adesso.

Il processo di stravolgimento comincia con la carta del Lombardo-Veneto del 1833 (ho sott’occhio l’edizione del 1856) dove il Monte Terza grande occupa già il posto odierno (il rilievo dell’attuale Terza Media non porta più nessun nome). Va detto che questo rappresenta un regresso rispetto alla Kriegskarte, la quale però con tutta probabilità era ancora coperta da segreto militare e quindi restava inaccessibile per gli stessi uffici cartografici austriaci.

Infine, nella levata 1889 dell’IGM compare per la prima volta l’indicazione di Terza Media nel posto lasciato vuoto dallo spostamento di cui sopra, completando il quadro topografico che è arrivato sino a noi. E così le “Terze” diventano tre.

Riassumendo: le responsabilità del piccolo misfatto toponomastico sono equamente divise tra il servizio cartografico austriaco, che spostò la Terza Grande nel posto prima occupato dalla Croda di le Naie (già Monte Tamarì), e quello italiano che in seguito decise di riempire il vuoto rimasto con un’inesistente Terza Media.

Per finire un paio di annotazioni etimologiche. A suo tempo e su suggerimento del prof. Pellegrini già ebbi occasione di proporre che l’etimologia del nome “Terza” fosse da ricercare nell’espressione hora tertia cioè le ore nove nel computo del tempo in uso nel Medioevo: questo gruppetto di vette sarebbe stato uno dei riferimenti di un orologio naturale dei pastori ricavato dalla culminazione solare sulle cime dei monti. Ora mi sento di rafforzare tale ipotesi. Infatti, nel frattempo ho appurato che gli Spiz de Mezodì di Zoldo sono chiamati nella valle di Góima Crode de Terza. Allora, se per gli abitanti di Forno le cime degli Spiz segnano il mezzogiorno, per quelli della valle predetta, posta più a occidente, il sole staziona sopra le stesse circa verso le nove di mattina. Aggiungo un’interessante citazione tolta da un lavoro toponomastico riguardante la zona di Forni di Sopra (UD), la quale è prossima al territorio che stiamo considerando: «Questo sistema antico di suddivisione della giornata in prima, terza, sexta, octava e nona ora, era presente a Forni sino agli inizi del 1900: si usa ancor’oggi il detto, sperando in un miglioramento del tempo, “vidon se al si tira four sula tiarsa ora” [vediamo se si rimette verso la terza ora]».

(fig. 2) La Terza Grande con i caratteristici terrazzi pensili

La seconda osservazione riguarda il possibile significato del termine naie, componente di uno degli antichi nomi dell’attuale Terza Grande. Di passaggio osservo che il vecchio Croda di le Naie della Kriegskarte non è scomparso: lo hanno semplicemente “declassato” assegnandolo a una cimetta secondaria sul lato ovest della cima principale, che nelle carte porta il nome appunto di Croda Naie. Ebbene, Enzo Croatto – infaticabile indagatore dei dialetti dell’alta provincia di Belluno – ha raccolto in alcuni paesi cadorini il termine nàia che sta a indicare “strutture pensili” del tipo di scaffalature sospese al soffitto. Credo che questo appellativo, ancorché non registrato per il Comèlico, potrebbe essere all’origine di una metafora oggettuale per indicare le terrazze spioventi, che sono l’evidente caratteristica della parete rivolta verso Campolongo della Terza Grande (fig. 2).

Piergiorgio Cesco Frare autore del post

Piergiorgio CESCO FRARE | Autore di saggi su escursionismo, toponomastica, archeologia e storia della provincia di Belluno

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