FB_Pelmino_01

Secondo uno studio dell’Università di Praborgne, se non fossero intervenute la glaciazione e l’erosione in generale a smangiucchiare la roccia e quindi a bilanciare il sollevamento orogenetico, oggi il monte Pelmo:

— sarebbe alto 4478 metri;
— un cioccolatino avrebbe la sua forma;
— Mareson avrebbe dei fantastici trenini elettrici in giro per il paese;
— causa ombreggiamento persistente, aumenterebbe il tasso di suicidi in val Fiorentina del 37%;
— per contro, ci sarebbe un’impennata del tasso di natalità del 15% dovuto al maggior numero di accoppiamenti, dovuto a sua volta all’irresistibile fascino sulle valligiane di molti alpinisti, questi ultimi saliti per la perigliosa e repulsiva parete nord, con quella sua parte finale così ripida che sembrerebbe quasi di paragneiss;
— al rifugio Venezia ci sarebbe una Venezia in miniatura 1:100;
— al rifugio Città di Fiume (Fiume oggi Rijeka), la vicinanza di un monumento naturale così mirabile e vigoroso comporterebbe una proliferazione di retorica irredentista (riproduzione di aeroplani dannunziani, di mustacchi alla Cesare Battisti eccetera);
— girerebbero più cani con la fiaschetta al collo, e saremmo quindi tutti mediamente più sollevati;
— la parte bassa della Fessura sarebbe una fantastica Nera;
— a Brusadaz si potrebbero mangiare tacos decenti;
— le Tre Cime sarebbero quel che sono oggi per noi le Cinque Torri;
— ci sarebbe una Potentilla pelminii;
— John Ball non comparirebbe su wikipedia, ché la conquista alla vetta sarebbe arrivata decenni dopo;
— Venezia-Cortina in 70’, no autostop;
— Simon e Rossi avrebbero fatto quattro bivacchi in più, finendo col litigare e rovinando un’amicizia;
— la Marmolada non se la filerebbe nessuno e sarebbe una zona wilderness;
— l’area sarebbe annessa all’Alto Adige/Südtirol.

Approfondimento mezzo serio di un compendio mezzo faceto:

– Non ha nessun fondamento scientifico la linea immaginaria tracciata a creare quell’archetipo di montagna così simile al Cervino, partendo dal tronco di cono del Pelmo. È solo un gioco, un intento ironico, per cercare di immaginare le conseguenze sul turismo, sul costume, sull’economia, sull’ambiente, sulla politica se le nostre montagne fossero ancora più iconiche di quanto già sono. O se lo fossero di meno. Una specie di iperbole per aiutarci a relativizzare il tutto: cosa sarebbero le Marmarole, con i loro sgangherati 2900 m, se non esistessero i Tremila dolomitici? Sarebbero le prime della classe, con conseguenze che possiamo divertirci ad immaginare (pensate ai 2864 m del Triglav, il più alto delle Alpi orientali, tempestato di rifugi e turisti, mentre le Marmarole, tranne il giardino al Pian dei Buoi, splendidamente introverse). E cosa sarebbero i Tremila se, appunto, avessimo un Pelmino di oltre quattromila metri? Inoltre, perché i Beatles misero Penny Lane come B-side (spazio in genere per le canzoni minori) di Strawberry fields forever, quando qualsiasi altro gruppo su quel meraviglioso pezzo avrebbe innestato un intero disco e vissuto di rendita? Il sillogismo è lo stesso.

– Per provare a parlar di scienza, esistono in effetti delle rappresentazioni ideali della struttura delle Alpi senza lo smantellamento dell’erosione, le quali però forse considerano la teoria delle spinte tettoniche verticali invece che tangenziali. Un tentativo nel quale mi sono imbattuto nel corso dei miei studi, e che ha da sempre solleticato la mia curiosità, è quello di E. Argand del 1924*. Probabilmente è un esercizio che non serve a granché, anche perché sono talmente tante le variabili in gioco (sistemi di faglie, isostasia, differenti densità delle placche che si scontrano) che il tutto presumo sia molto azzardato. È indubbio però che immaginare montagne alte 30.000 m sia molto affascinante.

– Praborgne è il toponimo francese di Zermatt (CH), e ovviamente non esiste nessuna Università.

– La ripida Testa del Cervino, dove cambia la pendenza della montagna che ci fa dire “Ooh!” guardandola, è fatta di paragneiss, che è una roccia metamorfica.

– In fondo, lo scopo è anche prendere un po’ in giro gli svizzeri, che è un esercizio che fa tanto bene al cor.

– Ancora un po’ più in fondo, lo scopo è prendere in giro noi stessi e le nostre paturnie.

* La sezione ideale di Argand serve in realtà soprattutto per capire la subduzione della placca europea rispetto alla placca africana, mostrando così la vergenza europea delle Alpi. Non è che fosse proprio un giochetto fine a se stesso, dunque. Altra curiosità: il Cervino stesso è uno scoglio tettonico, definito Klippe. In pratica, si tratta di un elemento isolato dall’erosione rispetto alla sua placca di origine. A maggior ragione, nella sua solitudine, ancor più un’icona.

Federico Balzan autore del post

Federico Balzan | Naturalista e guida naturalistica di Belluno, lavoro come tecnico nel campo ambientale. Le montagne sono un posto in cui coltivo vari interessi ed esse costituiscono uno dei miei punti di riferimento.

2 commento/i dai lettori

Partecipa alla discussione
  1. carlo il26 febbraio 2015

    bravo, l’autoironia è un esercizio da praticare sempre, peccato che chi ci guida(!!!) non sappia dove sta di casa. Carlo

  2. Valentino Spigariol il19 gennaio 2015

    Divertente e interessante!!! Bravo Fede https://www.facebook.com/valentino.spigariol

Lascia un commento