L’idea di sposare la causa ambientalista “Patagonia senza dighe” ad una avventura, poteva venire in mente solo a Francesco Santon, col suo passato di alpinista e capo spedizione e col suo continuo e generoso impegno a favore della montagna, come ambiente da tutelare e come scuola di vita.
Lui mi ha coinvolto in questa impresa: visitare la Patagonia non solo nei classici santuari, ma in quei luoghi perlopiù sconosciuti che sono compresi nel programma di sfruttamento delle risorse idriche a fini energetici.
Nella Patagonia cilena sono in progetto cinque dighe idroelettriche, due nel fiume Baker e tre nel fiume Pascua, da parte di un consorzio di cui fa parte Endesa Cile, filiale di Endesa Spagna controllata da Enel Italia.
Da lì un elettrodotto di circa 2300 km con torri di 80-100 metri, porterà la corrente elettrica alle grandi industrie intorno a Santiago del Cile. Contro il mega progetto di “IdroAysen” che minaccia l’integrità ambientale di una regione straordinaria, che contiene una delle più grandi riserve di acqua dolce nel mondo, gran parte congelata nei Campo de Hielo Norte e Sur, e che rappresenta un mosaico di spettacolari ecosistemi, tutelati in numerosi parchi nazionali, si è formato un movimento internazionale ambientalista, il cui slogan principale è “Patagonia sin represas”, senza dighe appunto. Così la parte centrale del viaggio si è sviluppata sul corso dei due fiumi, là dove dovrebbero sorgere le dighe e i relativi bacini.
Il rio Baker che nasce dal grande lago General Carrera, che nel primo tratto costeggia la Caretera Austral, si ingrossa man mano di affluenti che scendono dallo hielo Nord, forma un ampia valle a sud della cittadina di Cochrane, e si restringe in un salto roccioso, dove con la sua immensa portata forma il “Salton”, una rapida invalicabile alle navi che fin lì potevano risalirlo dal Pacifico. Qui è prevista una diga. Con una giornata di cammino lo abbiamo raggiunto e poi siamo scesi con due barche per 70 Km fino a Caleta Tortel sul mare.
L’esplorazione del bacino del rio Pascua è stata più avventurosa, siamo alle propaggini settentrionali dello Hielo Sur, esiste solo una costruaenda strada militare che devia dalla Caretera e porta ai futuri cantieri, che non è transitabile. Accompagnati da due ambientalisti cileni che han fatto da guide e da due barcaioli, abbiamo viaggiato prima in barca, poi a piedi per le rive del rio Bergues, un affluente che con le piogge e il disgelo si era gonfiato oltre il previsto, costringendoci a delle traversate in gommone.
Carichi di zaini, tende e viveri ci siamo accampati nelle brughiere, accendendo il fuoco per un pasto caldo, fino a piantare il campo base sulle sponde del lago Bergues; da lì risalendo verso il ghiacciaio Santa Lucia, siamo arrivati in tre, quasi all’altipiano dello Hielo Continental. Un rapido peggioramento del tempo ci ha fatto tornare indietro. Intanto il campo base era stato sommerso da un’onda anomala causata dalla caduta nel lago della enorme fronte del ghiacciaio Bergues. Per fortuna solo danni materiali, ma se fosse successo mentre eravamo in tenda di notte…, ci saremmo bagnati un pò!
Durante l’esplorazione, abbiamo raggiunto e dedicato una cima innominata a “Diana”, la moglie di Sandro prematuramente scomparsa ed un Ghiacciaio con relativa laguna, alla “Città di Cesiomaggiore”.
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I partecipanti: Sandro Barattin, Benvenuta Celotta (CAI Pieve di Cadore), Mario Chemello, Elia Collet, Dalla Rosa Emilio, De Bastiani Renzo, Jiri Novak, Silvia Pomarici (CAI Venezia), Maria Giovanna Ronconi (CAI Venezia), Agostino Sacchet, Francesco Santon (CAI Longarone ed Alpago), Alberto Simiele (CAI Belluno), Lodovico Tavernini, Carla Trevisan Pomarici (CAI Venezia), Gianpiero Trevisan.
Per incontri e serate con audiovisivi relativi al “Viaggio Avventura” nella Patagonia Australe cilena ed Argentina, rivolgersi a: Francesco Santon, via Cadola Ponte Nelle Alpi, Cellulare 340 3636332, email: vecioorso@yahoo.it
1 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneBella la serata a Cesiomaggiore! Un pubblico interessato e caloroso, i protagonisti genuini e sintetici. La rifaremo a Polpet, Longarone e Pedavena con un’integrazione sull’ Oro Blu della Patagonia: acqua bene comune.