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Agli amici che si sono dichiarati orfani dello Scarpone, quello cartaceo intendo, mi è capitato di spiegare che anch’io un po’ orfano mi sento dal momento che 358 Scarponi da me confezionati con il determinante contributo di innumerevoli soci in 24 anni non si scordano facilmente.

Ma aggiungo doverosamente che Lo Scarpone on line sta crescendo, anche se inspiegabilmente dopo cinque mesi di sperimentazioni non è stato comunicato alcun dato sui contatti effettivi dell’utenza. E forse di release in release, chissà che non possa infine imboccare la strada giusta, dopo una partenza incerta sotto l’aspetto grafico e funzionale.
Se si vorrà migliorare il dialogo con gli internauti, occorrerà quando meno che una newsletter periodica possa rappresentare il necessario collegamento con i fruitori più distratti.
Se si vorrà perfezionare questo dialogo occorrerà inoltre che il CAI ripensi il progetto consentendo almeno un barlume di dialogo. Dialogo con la base che si è notevolmente attenuato o addirittura spento rispetto alla versione cartacea del notiziario.

Importante precisazione. Un notiziario da mettere in rete in appoggio a quello cartaceo lo proposi io stesso nella mia veste di redattore dieci anni fa. Ne parlai con tecnici informatici indicati dal CAI, ne discussi a lungo con l’allora segretario generale.
Ricordo le schermate proiettate in una riunione del Consiglio centrale e accolte con diffidenza dei consiglieri.
Non se ne fece niente perché sembrò fatica sprecata e soprattutto si sospettò che un servizio offerto gratuitamente alla comunità andasse a scapito delle pubblicazioni cartacee che sarebbero state inevitabilmente trascurate.
Molti temevano che si sarebbero persi soci, perlomeno quelli interessati soltanto alle pubblicazioni. Atteggiamento comprensibile, e non vorrei tacciare i consiglieri di allora di scarsa preveggenza.

Copertine de Lo Scarpone quando era “di carta”, curato per 24 anni da Roberto Serafin

Anche quando il New York Times nel 1996 mise in rete il suo sito web pubblicando gratuitamente on-line tutti gli articoli del giornale, qualcuno cominciò a teorizzare che fosse sbagliato regalare l’informazione, ma col tempo gli orizzonti dell’informazione on line sono rapidamente mutati e non vi è più alcun notiziario cartaceo, anche nel settore della montagna, che non sia accompagnato da un una versione on line, declinata secondo una ampissima gamma di varianti grafiche e di interfacce con l’utenza.
I social network erano di là da venire, e nessuno avrebbe pensato che tablet e smartphone sarebbero diventati parte di noi, ovunque noi siamo.
Ma ora il mondo è davvero cambiato alla velocità della luce e la grande sfida della comunicazione via Internet possiamo sicuramente affrontarla tutti assieme partecipando a quella “intelligenza collettiva” che è la vera forza del web.

Perché allora tante resistenze si palesano alla fruizione del notiziario informatico come mi è capitato di ascoltare a un’assemblea delle sezioni piemontesi?
In parte, a mio avviso, ciò potrebbe essere dovuto allo scarso appeal del progetto così come è stato messo on line a partire da gennaio e che noi della redazione stiamo cercando progressivamente di migliorare lavorando di comune accordo con la direzione e con la società Liquid Diamond che ne cura la funzionalità.

Leggendo un recente libro di Enrico Pedemonte, “Morte e resurrezione dei giornali” (Chi li uccide, chi li salverà), mi soffermerei volentieri su una considerazione che si adatta benissimo alla nostra comunità. Secondo i ricercatori dell’Associated Press, tutti noi mostriamo “spossatezza da notizie”.
Ovunque i quotidiani, la Tv, i siti web hanno dato origine a un sistema caotico che produce risultati deludenti non solo per i produttori di notizie, ma anche per i giovani che leggono e che raccolgono informazioni in modo frammentario.
Però è anche vero che la notizia non si legge soltanto: si scambia, si elabora, si socializza. E sotto questo aspetto il progetto del CAI è carente, non va incontro al bisogno di approfondimento che è soprattutto dei giovani ai quali ci si vorrebbe rivolgere.

Lo Scarpone on line – http://www.loscarpone.cai.it

Internet ha sicuramente cambiato le regole del gioco e noi della redazione on line ne abbiamo convincenti prove. Sollecitare la partecipazione delle sezioni, degli organi tecnici, dei Gruppi regionali è praticamente inutile.
Tutto o quasi tace e le notizie vanno ricercate mettendo in atto tutte le strategie e in campo tutte le conoscenze possibili.

Un esempio? Se sul cartaceo ogni mese una, due o più pagine erano dedicate alle attività dei gruppi regionali, ora quest’area è desolantemente vuota e le poche notizie vengono fatte da noi confluire, nel tentativo di dar loro maggiore visibilità, nell’area Qui CAI e in alcuni casi nell’affollatissima home page, soggetta ad aggiornamenti anche quotidiani.
E’ questa ad esempio una delle ragioni che ci spingono a proporre, in vista di future release, la revisione del layout grafico nella direzione di una maggiore visibilità delle notizie nella pagina principale (home) del sito.
In linea con quanto si può vedere nelle principali e più evolute news line presenti in rete la così detta “main pageha da essere capiente e deve presentare anteprime e immagini che invitino alla lettura delle sezioni interne secondo uno schema grafico sostanzialmente differente dallo statico impianto a tre colonne che, per ragioni di semplicità di lettura e di esecuzione è stato scelto come start up e che attualmente è in servizio.

Da una parte occorre quindi lavorare sulla nuova versione on line al fine di migliorarne la fruibilità e l’appeal, mettendo in cantiere anche imprescindibilmente una newsletter dedicata che, come è d’uso consolidato nella comunicazione in rete, riporti la successione a-temporale delle notizie sullo schermo a una serie di piccoli aggiornamenti settimanali via mail, sottraendole almeno in parte alla schizofrenia che così sgradevolmente (per alcuni) alligna nei notiziari on-line.
Il perfezionamento della neonata piattaforma dovrebbe orientarsi, come già accennato, anche verso una maggiore apertura alla partecipazione dei soci, scegliendo con discrezione alcune forme di dialogo, poche e di qualità, fortemente tematizzate e affidate a rotazione a moderatori esperti di cui il sodalizio certo non difetta.

A quali condizioni può rinascere un notiziario cartaceo, ci si chiede oggi da varie parti?
Il ritorno a una versione tradizionale non appare in questo caso una sfida, è aderire a una richiesta che va comunque indagata e sondata, può rappresentare il ritorno, nihil sub sole novi, a una formula che ha funzionato negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta: un giornale di club on demand destinato esclusivamente a chi lo richiede a pagamento, calibrato sulle richieste di questo lettorato.
Poche pagine, poche immagini, niente a che vedere con una rivista: un giornale in cui pulsa la vita del club, in cui periodicamente la Sede centrale, ma anche gli organi tecnici operativi centrali e periferici, i gruppi regionali, le sezioni si danno appuntamento, comunicano e dialogano.

Un giornale in cui si riflettono le mille risorse del nostro volontariato, con una redazione reale e una virtuale a cui tutti i lettori, come sempre hanno fatto, possono accedere e offrire un loro contributo.
Un giornale infine in cui la parola attualità assume una valenza particolare, integrando a scadenze determinate le informazioni cartacee con quelle quotidianamente messe in rete. Un giornale i cui tempi di lettura sono stabiliti dal lettore e non dall’affannoso succedersi di notizie sullo schermo del computer.
E’ questo il mio auspicio e l’augurio che faccio, se ci sarà, al nuovo Scarpone.

Argomenti esterni collegati al post:
http://www.loscarpone.cai.it/

Roberto Serafin autore del post

Roberto Serafin | Giornalista professionista, redattore per un quarto di secolo del notiziario del CAI Lo Scarpone. Ha curato a Milano la mostra “Alpi, spazi e memorie” e il relativo catalogo, ha partecipato con il Museo della Montagna “Duca degli Abruzzi” all’allestimento della mostra “Picchi, piccozze e altezze reali”. E’ autore di numerosi libri di montagna, tra cui l’ultimo “Walter Bonatti, l’uomo, il mito“. Con il figlio Matteo ha pubblicato il volume “Scarpone e moschetto”. Da alcuni anni di dedica quotidianamente alla sua creatura editoriale www.mountcity.it

5 commento/i dai lettori

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  1. Salve a tutti ed a Roberto in particolare con cui mi lega un affezionato rapporto ultra decennale e… cartaceo !
    Ne parlavamo a Trento con Armando, Silvana, Italo, Flavio, ecc. e concordavamo che qualcosa necessitava fare…; grazie a Roberto per averlo ricordato agli amici.
    Da parte mia ho sollevato, subito dopo Trento, il tema/problema ai vertici del CAI nazionale e Veneto.
    Diamoci da fare affinché il distacco che si è creato tra Redazione e….soci lettori non diventi un burrone non più percorribile.
    Bruno

  2. armando il14 giugno 2012

    Capisco che non è facile ma il Cai di appartenenza dovrebbe dare notizie, a tutti gli iscritti, sui tutti siti da consultare. utopia

  3. Paolo Favaro il11 giugno 2012

    Il mio impegno ambientale su fronti diversi mi ha fatto abbandonare l’iscrizione al CAI, struttura a cui sono “storicamente” affezzionato e con cui continuo da esterno a collaborare (TAM Veneto). Pur essendo il CAI, per Statuto, ritenuta un’associazione ambientalista, ho verificato che diventa praticamente impossibile agire sotto questa veste per i diversi castranti pasaggi burocratici di ogni iniziativa che voglia mettere l’associazione in confronto o scontro con chi amministra le nostre montagne.

    Meglio essere liberi di agire allora, la stampa CAI andrò a leggerla, quando potrò, in biblioteca. Continuo comunque a ritenere Le Dolomiti Bellunesi un vero e proprio fiore all’occhiello di quella che può essere definita l’attività culturale del CAI.

    Cordiali saluti,

    Paolo Favaro

  4. Paola Valle il11 giugno 2012

    Sarà, ma a me piaceva lo Scarpone in carta …. sicuramente era più pratico scorrerlo in qualsiasi momento…forse è solo questione di abituarsi, come in tutte le cose!

  5. Francesco il11 giugno 2012

    Scusate ma mi sembrano riflessioni tardive: anni fa con la presidenza Salsa eravamo all’avanguardia, essendo la prima istituzione della montagna ad avere un blog, mountainblog si chiamava (www.mountainblog.it). Il dramma è che ora quel sito esiste ancora ed è uno dei più importanti siti di riferimento del settore, mentre noi siamo qui a discutere di un prodotto amatoriale. Uno dei tanti treni persi, probabilmente a causa di conservatorismo e miopia.

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