Continua l’esplorazione di Danilo Giagnoli del Parco Nazionale della Majella, il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini continentali dopo il Gran Sasso.
E’ una bella giornata autunnale mentre m’incammino, insieme al mio amico Adorjan, lungo la via di Fonte Romana (pochi chilometri da Campo di Giove, in provincia dell’Aquila, uno dei 39 paesi che costituiscono il Parco Nazionale della Majella).
Il sole è appena sorto e alcune zone attorno a noi sono ancora in ombra. Si respira una sensazione di tranquillità e magia.
Assimilando l’energia dell’ambiente, attraversiamo i silenzi di una faggeta e continuiamo a seguire il sentiero P4. La salita è abbastanza dolce, facciamo attenzione ai segni che ogni tanto scompaiono e dopo qualche chilometro usciamo dal bosco e procediamo in direzione del Fondo di Majella (2593 m). Qui decidiamo di fare una breve pausa, mangiamo qualcosa e ammiriamo il panorama sulla Piana di Sulmona, Pacentro, il gruppo del Monte Morrone e una parte dei monti del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
Scendiamo verso la valle di Femmina Morta, un altopiano molto esteso, la sensazione è quella di trovarsi nel bel mezzo di un deserto dal grande fascino contemplativo. Attraversiamo il lago, oggi completamente asciutto, e ci prepariamo per l’ultimo grande strappo di questa escursione.
La salita è davvero tosta, il respiro affannato e il caldo inizia a farsi sentire. Adorjan mi precede, lo seguo a fatica, il pendio è molto ripido e guardare in alto cercando la fine non aiuta, meglio guardare sotto e godere dei metri guadagnati. La marcia è lenta ma costante e dopo tanta fatica intravedo finalmente la cima e il rosso del bivacco Mario Pelino (2775 m), è fatta!
Il panorama è incredibile, da qui è ben visibile il Pescofalcone, il monte Sant’Angelo, l’immensa valle di Femmina Morta e buona parte del parco della Majella.
Di fronte a tanta bellezza, ci godiamo un po’ di meritato riposo avvolti nella quiete di questo momento.
Conclusa la pausa riprendiamo il cammino verso passo San Leonardo. Per la discesa abbiamo deciso di chiudere l’anello passando dalla direttissima, una via molto suggestiva e ripida, il tratto va affrontato con giusta preparazione e concentrazione, visto il ripido pendio e la roccia molto friabile. Dopo circa tre ore, il pendio inizia a spianare e in lontananza si intravede il rifugio Celidonio al Passo San Leonardo, fine della nostra escursione.
2 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneGrazie Luciano :)
In inverno, arrivati a Forchetta Maiella, si scia nella valle di Femmina Morta. E’ una valle…, con poco dislivello. Poi, chi vuole e se c’è tempo, considerando prima la qualità della neve, si sale al Bivacco Pelino, la vetta di Monte Amaro. Sono duecento metri di dislivello. Nelle altre stagioni, per arrivare alla vetta è più logico seguire il sentiero alto, segnato, che è più affascinante. Intanto si guadagna quota, poi ci si affaccia sul mare e sul Gran Sasso. Su questo sentiero, si incontrano l’inizio di diverse valli, lo spettacolo di Piano Amaro, le cime della Maiella e quasi tutte le altre catene montuose, dalle Marche al Molise al Lazio. Arrivati a Grotta Canosa, un piccolo sforzo e si raggiunge il bivacco. Questo mio appunto non è per denigrare la passeggiata dell’autore, ma affinchè, se volesse ripercorrere questa bella escursione, può ammirare tanto, ma tanto, dal sentiero alto. Mi permetto di consigliare un percorso lungo e con un dislivello di 1400 metri. I Tre Portoni con partenza dal rifugio Pomilio. E’ un percorso panoramico, impegnativo, specialmente il ritorno! E’ “un sali scendi” continuo, ma la fatica viene ripagata!