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Aron Lazzaro, gestore del rifugio Scarpa Gurekian

Il rifugio Scarpa Gurekian della sezione Cai di Agordo, alle porte del suo centesimo anniversario (infatti nasce il 12 settembre 1912), lo scorso 31 agosto ha ospitato Alessandro Gogna in una serata dedicata alla storia dell’alpinismo dolomitico.
Il gestore, Aron Lazzaro, è un giovane di 32 anni venuto dalla città e che vive in montagna da otto anni. Da sempre appassionato di montagna, dall’arrampicata allo scialpinismo fino a praticare a livello agonistico la corsa in montagna, Aron è un ragazzo intraprendente, non c’è che dire, anche perché di questi tempi è solo positivo osservare un giovane che si rimbocca le maniche fuggendo dalla pianura per trasferirsi in montagna e inseguire un sogno.

Aron qual è la difficoltà maggiore per un giovane come te, che viene fra l’altro dalla pianura, nel gestire un rifugio in quota?
L’integrazione è stata difficile, lo era stato prima quando ero in Valle di Primiero ed ora qui nell’agordino, dove mi sto ancora integrando.
So che molti mi hanno dato fiducia chiedendosi: “Beh vediamo cosa riesce a fare questo ragazzo”, ed io non voglio proprio deluderli!
Per quanto riguarda la gestione specifica di un rifugio la parte più difficile è capire come accontentare un cliente, cercando di soddisfarlo meglio possibile. Colgo così l’occasione di ringraziare il Cai di Agordo che più di tutti mi sta dando fiducia, e naturalmente tutti quelli che mi danno una mano.
Paura non ne ho mai avuta, anzi forse a volte sono stato un pochino sfacciato nell’ideare e proporre serate come questa. Sono dell’idea che sia importante sorridere alla vita e alla fine gli sforzi verranno ripagati. Tutto torna, ne sono sicuro! Quindi piano piano, grazie ad una catena di amici, di conoscenze, sono riuscito anche ad ottenere inviti importanti, come quello di Alessandro Gogna di questa sera.

L’entusiasmo di Aron lo spinge ad organizzare in alta quota serate a tema, come quelle, tantissime, dedicate all’osservazione delle stelle, o a quella dell’8000 di Tamara Lunger, o come questa con Alessandro Gogna e la storia dell’alpinismo dolomitico.
Dalle Dolomiti di Brenta, passando per le cime di Lavaredo fino alle Dolomiti d’Oltre Piave il racconto si è intrecciato di immagini, spiegazioni e aneddoti raccontate dal grande alpinista affezionato alle Dolomiti agordine e in particolare alla valle di San Lucano e all’Agner, che dorme imponente a due passi dal rifugio.
La narrazione di Gogna inizia da una immagine che racconta l’impresa che risale al 1802, anno in cui un prete di Livinalongo, don Giuseppe Terza, con amici pensò di andare ad affrontare l’enorme ghiacciaio per raggiungere al cima della Marmolada: «Non si preoccupò certo di distinguere se fosse Marmolada di Rocca o di Penia» spiega Gogna, «l’obiettivo era solo quello: arrivare al ciglio di quello che segnava il limite della parete sud.»
Purtroppo, proprio nel tentativo di ascensione don Terza morì in un crepaccio e questo rallentò tutti gli altri tentativi dei valligiani o di chi voleva arrivare in cima alla Marmolada.
Da qui la storia e le immagini si articolano passando al Pelmo, con la sua conquista nel 1857 e lentamente al ‘900 attraverso i grandi miti come Buhll o Messner e decine di altri alpinisti ancora, fino ai miti dei giorni nostri, da Manolo ad Hansjorg Auer.
Alla fine della lunga serata Alessandro si concede a qualche domanda personale.

Alessandro Gogna_01Alessandro tra tutte le cime dolomitiche qual è la cima che più ti attrae o che per qualche motivo metteresti al primo posto?
Ma sai sono cosi diverse l’una dall’altra che francamente non saprei, e non c’è neanche una montagna che metterei al primo posto; ma se mi dicessero “Domani le distruggono tutte meno una, quale scegli?” Beh allora in questo caso, messo con le spalle al muro, direi la Cima meridionale di Pino, una cima delle Dolomiti d’Oltre Piave, vicino al Vajont.

C’è una via alpinistica, aperta negli stessi anni in cui scalavi, che ti sarebbe piaciuto aprire?
In Dolomiti direi senza alcun dubbio la Tempi Moderni sulla parete sud della Marmolada, che poi è vicina alla mia, ma la Tempi moderni è molto più bella.

Qual è, secondo te, il futuro dell’alpinismo nelle Dolomiti?
Credo che guardare al futuro non sia cercare qualcosa di ancora superiore; non è detto debba essere così, o almeno non necessariamente; anche se fin’ora è stato abbastanza così, cercando sempre di superare maggiori difficoltà. Non è detto che in futuro si continui su questa strada.
Di certo oggi la ricerca passa attraverso la limitazione dei mezzi: gli alpinisti fortissimi di oggi, come i fratelli Huber, fanno una ricerca di itinerari dove l’uso di materiale è limitato veramente al minimo: scalando leggerissimi ottengono di fare delle vie molto difficili e difficilmente ripetibili, o almeno fino a quando ci sarà qualcuno che andrà in una di queste vie, come Hansjorg ha fatto scalando la via del Pesce.
Personalmente non vedo la continuazione spasmodica di una difficoltà sempre maggiore, o più che altro è una mia speranza.
Ormai abbiamo dimostrato che riusciamo a salire come le formiche e anch’io mi chiedo cosa vogliamo fare adesso? Anzi, cosa volete fare? Visto che non è una cosa che spetta più a me.

E l’obiettivo di Alessandro Gogna da qui ad un anno?
Spero di tenermi ancora abbastanza in forma e a fare ancora qualcosa con gli amici e di tenermi informato su quello che succede nell’alpinismo, non solo nelle Dolomiti naturalmente, ma anche nel resto del mondo.

Ti ritieni un alpinista che ha realizzato i suoi sogni?
Di una cosa sono certo: io avrei potuto fare di più, ma non l’ho fatto perché non l’ho voluto fare, perché non mi è sembrato che valesse il gioco: fino ad un certo punto sono andato, oltre non me la sono sentita e ne è la dimostrazione anche il fatto che sono ancora qui. Quindi non posso avere rimpianti, mi sono messo dei limiti e sono stato coerente con me stesso. Anche nelle solitarie: perché non mi sembrava fosse la strada giusta.
Non sono stato sicuramente il migliore, ma credo uno dei più coerenti.

Alice Prete autore del post

Alice Prete | Di estrazione canoista, mi appassiona la montagna in tutte le sue discipline, riprendo la maggior parte delle mie scalate e discese sugli sci o in acqua con una videocamera montata sul casco; con questi prodotti multimediali realizzo e conduco su TeleBelluno la trasmissione “Attimi di roccia”; unica componente femminile del gruppo Rocciatori agordini “Gir”, amo scrivere e nel 2010 ho vinto il terzo premio della sezione inediti del concorso “Leggimontagna”.

4 commento/i dai lettori

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  1. Massimo Bursi
    Massimo Bursi il22 settembre 2013

    Mi Piace l’intervista ad Alessandro Gogna.
    In un mondo pervaso di banalità, le osservazioni, i commenti e le risposte di Alessandro Gogna non sono mai mai banali. Fanno sempre pensare.

  2. Paolo il21 settembre 2013

    Però avesse fatto l’invernale al Pizzo Badile senza rientrare in albergo … comunque un grande e, per sempre onore alla sua riscoperta delle Pale di San Lucano, il notro privato Yosemite

  3. chiarofiume il18 settembre 2013

    Ecco un bel rifugio dove mi piacerebbe andare per un nuovo incontro dei Blogger di Montagna, dopo aver letto del primo [ http://old.altitudini.it/pensieri-di-bloggers-aquile-e-rifugisti/ ] e sapendo che, sotto l’Agner, per inseguire un sogno si può essere anche ultrasettantenni.

  4. Lorenzo Filipaz
    Lorenzo Filipaz il17 settembre 2013

    Grande Alessandro Gogna! L’ultimo vero Maître à penser dell’alpinismo! Peccato non aver potuto venire allo Scarpa il 31…

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