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Ritorna il racconto della giovane coppia bergamasca che rappresenta e scopre, senza filtri e senza false chimere, la vita dei contadini di montagna.

Abbiamo già detto che Sara e Orazio (e i loro bellissimi tre piccoli figli) non sono personaggi da carta patinata, non danno lustro ai consulenti ed agli esperti del “ritorno alla montagna”, non stringono mano ai politici, non parlano in dialetto, non hanno padrini ma, nella loro cucina rivolta ad est il camino scoppietta anche nelle fresche sere d’estate e nelle parole di Sara si sente una saggezza che arriva da molto, molto lontano.
Una saggezza che Sara sta apprendendo dall’odore della terra bagnata dalla pioggia e dalle luci della sera che cambiano con lo scorrere delle stagioni ma che si accompagna ad una idea nuova di agricoltura sociale e partecipata.
Abbiamo messo come sottotitolo a questa avventura con la terra il nome dell’Azienda Agricola di Sara e Orazio, glielo dobbiamo per la tanta fatica che continuamente viene spesa.

Appena ha mollato il gelo mi sono organizzata per preparare la prima aiuola sinergica,

con un piccolo aiuto meccanico e umano. Con un piccolo escavatore mio papà ha spostato i primi venti centimetri di terra su una striscia larga poco più di un metro e lunga oltre venti.
Dopo aver raccolto rami, ramaglie e legna più o meno piccola le ho usate per riempire la striscia, tanti rametti tutti disposti in maniera irregolare e poi sono stati ricoperti con la terra spostata precedentemente. Fare tutto da sola sarebbe una cosa infinita: bisogna organizzare tutto per poter lavorare senza troppi problemi e fatiche ma, ugualmente, tutto resta molto faticoso. Ma devi avere sempre la speranza che sia una buona stagione e che si riesca ad avere un po’ di soddisfazione nella fatica che ci si mette.

Giornata nazionale di scambio di semi rurali a Torriglia, sui colli genovesi. Che emozione!

Non era una cosa molto grande, ma c’era comunque molta gente, perfino un americano che di mestiere gira per il mondo alla ricerca di varietà particolari o poco conosciute, come melanzane rosse, peperoncini gialli, meloni lunghi. C’erano un sacco di persone appassionate con il loro piccolo tesoro di biodiversità, presentati con personalità e fantasia. Chi in vasetti di vetro, chi in medagliette di creta, chi in bustine da tè usate e ripulite e chi in piccolo fagottini di tessuto non tessuto.
Tante varietà, ognuna con la sua caratteristica, il suo colore, la sua storia, la sua faccia, il suo perché e le sue dimensioni. Soprattutto mais e fagioli. Tutti che si scambino informazioni, curiosità, storie di nuovi tempi. L’unica pecca era la mancanza di giovani: pochi e vestiti tutti uguali. L’uniformità tra la biodiversità.

Finalmente abbiamo ottenuto il permesso di costruire il deposito attrezzi e il ricovero animali,

dt_Sara_16così possiamo assegnare il codice stalla, prendere un paio di asinelli (se non costano troppo) ed avere finalmente l’allacciamento all’acquedotto, giusto almeno per sciacquare le mani. Ancora una volta devo solo organizzarmi, cercare qualcuno che mi aiuti e cominciare a lavorare.
Meno male che mio papà è una vita che fa il muratore con tutta la sua esperienza può darmi consigli e aiuti pratici per organizzare l’azienda. Se poi ci mette anche un po’ del suo occhio creativo si può costruire qualcosa di bello e intelligente. E visto che tra poco andrà in pensione il materiale che non gli serve più e che non vende lo posso già usare io. Cominciando da carriole e badili, e bacchette di ferro, materiale di legno, magari un po’ storti e arrugginiti ma di sicuro è tutta roba che non devo comprare e rappresentano un bel risparmio. Perché, forse l’ho già detto, ma partire da zero è davvero difficile: non c’è niente di pronto, nemmeno il terreno e se vuoi renderlo morbido e fertile ci vuole tempo, tecnica e lavoro.
Quando vuoi cominciare a costruirti un’azienda agricolahai bisogno di qualche consiglio e allora cominci a girare aziende medio-piccole, bio come quella che decidi di mettere in piedi tu, per vedere se riesci a rubare qualche trucco o trovare il consiglio giusto perché ogni persona ha la sua tecnica e il suo modo di spiegare.
Poi gira e rigira, parla di uno con un altro e vice versa, vieni a scoprire che certe aziende si mettono a edificare con dubbi permessi in parchi naturali altre trivellano abusivamente per metri e metri per cercare l’acqua pur di non pensare a un sistema di raccolta di acqua.
Oppure che i dipendenti non siano poi del tutto così in regola come si crede. Però i loro prodotti hanno marchi Bio!

Per avere un prodotto sicuro, oltre al marchio Bio sui prodotti, ci vorrebbe anche un marchio

che garantisca il rispetto dell’ambiente e dei lavoratori… ma poi il prodotto sarebbe troppo costoso… e poi certificato da chi? Da quello che paghi per avere il marchi?
Io sono largamente a favore della coltivazione con metodo Bio. Credo che la soluzione migliore siano delle piccole aziende con marchio Bio (che alla fine decidi di usarlo perché devi vendere il prodotto e tanta gente non lo compra se non ha il bollino stampato), ma accompagnato da garanzia partecipata.
O meglio ancora un marchio, o qualcosa del genere, che mi garantisca la biodiversità. Non esiste ancora e bisognerà lavorarci partendo dal basso e cercando una soluzione.
Perché io non coltivo solo bio, ma (cerco) di conservare una biodiversità e lasciare del buon terreno fertile per le generazioni future. (continua)

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Davide Torri autore del post

Davide Torri | Insegnante di educazione fisica ha trasformato la sua passione per la montagna e per la gente che sopra vi vive in qualcosa di più concreto, Con l'Associazione Gente di Montagna, di cui è il generoso motore da molti anni, ha prodotto ricerche, organizzato convegni, realizzato documentari, progettato spettacoli teatrali, pubblicato libri, ideato filmfestival collaborando con Enti Locali, Agenzie Educative, Università e molte altre Associazioni seguendo il motto di Alex Langer, il principale ispiratore nelle azioni dell'Associazione e di Davide Torri stesso, "costruire ponti". In questo caso tra una valle alpina e l'altra. In Italia e all'estero.

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