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Sara ora ha appena avuto una bella bambina, battezzata in una chiara domenica di ottobre, che va ad aggiungersi a Diego e Diana. Alcune cose sono cambiate.
Quando ho raccontato la mia intenzione di iniziare un’attività agricola/contadina mi hanno detto:
Diana, Diego e la piccola Adele

Diana, Diego e la piccola Adele

— Non ne vale la pena coltivare la terra, non ne tiri fuori un buon reddito.
— Sei folle! Però ti invidio.
— Oggi come oggi il ritorno alla terra è forse l’unica vera forma d’arte.
— Ma tu sei matta! Stavi in pianura al comodo e al pratico e sei venuta qua (in montagna) a complicarti la vita! Dove non c’è un pezzo di terra in piano e hai un pezzettino di prato qua e uno la.
— Brava, è una bella cosa… falla tu, io sono troppo pigro e poco volenteroso per mettere tutto in discussione.
— Perfetto! Armati e parti, quando hai qualche prodotto chiamami che li assaggio.
— Devi sapere che è un’attività a basso reddito, quindi devi cercare di vendere il più possibile.
— Mamma mia! Come fai con tre bambini?
— Non dirmi che anche tu vuoi tenere le capre? Non si sa più dove piazzare tutti i loro vari tipi di stracchini.
— Abbies! (avviati).
— A vedere i prezzi che ti fanno a mercati e supermercati su frutta e verdura ti passa la voglia di fare l’orto, lavori un sacco e ti spacchi la schiena per cosa? trovi già tutto lavato e confezionato a “poco” prezzo.
— E cosa coltivi? Se fai marchio biologico io sono interessato a comprare i tuoi prodotti. Ma li trasformi anche?

Ventidue e trenta, stufa che si sta spegnendo…

dalla finestra, tra le viette ciottolate e i rari punti luce color arancione si intravede un animale furtivo che zizzaga annusando qua e la e in pochi secondi gira dietro l’angolo… una volpe nel borgo.

Calda domenica di maggio Pierluigi e Orazio a trivellare per inserire nel terreno i tubi della serra.

dt_Sara_12Prendi le distanze giuste, segui una linea più retta possibile… cavolo c’è un sasso troppo grosso da rimuovere!
Taglia il tubo alla lunghezza giusta, lega l’avanzo all’arco principale e sotterra… sotterra tutti gli archi e per ultimo il telo… tira un po’ di qua tira un po’ di la, ora è al centro possiamo fermarlo con le clips…
C’è voluto tutto il giorno… manca solo di sotterrare il telo…
Martedì di temporali e vento forte… (due giorni dopo)… il vento entra dritto nella serra ed in fondo riesce a sollevare e togliere della terra un arco, mentre all’inizio del tunnel riesce a far saltare le clips e dove le clips tengono si strappa il telo…
Non ci sono nemmeno rimasta male… vedere il telo svolazzare libero attaccato solo per un angolo e vedere lo scheletro costale degli archi dopo tutta la fatica che si ha fatto non è molto emozionante…
Che rabbia… Bisogna ricominciare quasi da capo… questa volta organizzati con mini escavatorino, così una volta sistemato il telo è stato subito sotterrato… voglio vederti ora vento a portarmelo via! A questo punto o porti via tutta la serra o niente.

Agricoltura biologica, biodinamica, sinergica, permacultura…

oppure le tecnica del non vangare o del letto profondo… coltivare sui bancali, nel fieno e nei sacchi… concime o non concime… batteri aerobici o anaerobici…
Tutte tecniche, filosofie molto interessanti e condivisibilissime, ma trovare il metodo giusto di coltivazione per avere buona verdura e possibilmente commerciabile come la gente a abituata su un terreno argilloso non coltivato per 70 anni e dove l’acqua ha lavato via tutto il terreno buono non è facile.
Non voglio aggiungere terreno diverso che viene da chissà dove o sabbia anch’essa che viene da chissà dove e ha assorbito chissà cosa… uscirebbe dal concetto di contadinità che voglio provare a sviluppare… quando il terreno è molto argilloso (come il mio) ristagna l’acqua, tende a restare compatto, molto duro ed è letteralmente freddo.
Il primo tentativo di coltivazione di quest’anno è stato un po’ disastroso… so anche di non essere riuscita a dedicargli le attenzioni minime che servono… ma ho constatato che le piantine crescevano in ritardo e molto lentamente, restavano di dimensioni bonsai e non sono riuscita esattamente a capire di quanta acqua avessero bisogno… è un terreno che deve restare umido, ne bagnato ne secco perché in tutti e due i casi il terreno resta molto duro e le radici soffrono… ma con che tipo di pacciamatura riesco e tenere umido?
Il tessuto/nontessuto non ha reso molto questo servizio… anche perché se bagno troppo sotto resta stagnante e sopra secca e fa una crosta di terreno duro alta almeno 1 cm, se bagno troppo poco il terreno secca, la piantina non cresce e quel poco che cresce, cresce secca…
Di sicuro concimare, concimare, concimare e avere pazienza qualche anno con la speranza che anno dopo anno vada meglio e poi?
Un passo alla volta…

Molti studiosi di storia sono concordi nell’affermare che l’agricoltura è stata una scoperta

dt_Sara_13femminile. Le donne, osservando dei semi scartati tra scarti di cibo, hanno notato come le piante per loro commestibili si ricreino e come si possano coltivare senza per forza dover fare chilometri per cercarle.
Poi, non si sa bene come, tutta la gestione (o quasi) del mestiere agricolo è finito in mano all’uomo (maschio) e con il passare degli anni, “l’intelligenza” e il binomio uomo/macchina l’agricoltura è diventata quella che è. Pomodori cresciuti in fiumiciattoli dal letto metallico e ricche di sostanze nutritive sintetizzate. Frutta raccolta verde, conservata in celle frigorifere e fatta maturare a fine stagione con l’etanolo. Enormi estensioni di grano seminato in deserti americani dove l’operaio sale su un’enorme trattore tutto computerizzato e scende solo la sera. Non si fermano neppure per mangiare o fare pipì (probabilmente hanno tutto a bordo).
Campi enormi irrigati con acqua fossile che non si potrà più rigenerare e dagli oblò degli aerei che sorvolano questi luoghi si vedono tanti cerchi verdi: dove cade l’acqua degli irrigatori cresce il grano. Dove no, muore… (p.s. il grano non è una pianta tipica del deserto).
Probabilmente con la scusa/verità che il lavoro agricolo è faticoso e pesante sono state inventate macchine che dovrebbero aiutare, ma in realtà anche loro sono pesanti da gestire… probabilmente l’uomo crea orgoglioso, ma poi raramente riesce a individuare degli aspetti “spietati” delle proprie invenzioni.

In un mondo dove tutti i giorni bisogna correre, dove tutti sono impegnati,

dove i figli seguono i genitori anziani e malati, dove nessuno ha un attimo di tempo da dedicarti è molto difficile riuscire nel binomio mamma/azienda contadina da sola. Soprattutto se si ammalano tutti e tre insieme.
Già è difficile il normale svolgimento della giornata quando bisogna svegliare prima Diego, fare in modo che si prepari e non perda il pulmino, poi svegliare Diana, vestirla, imboccarla (lunga come è di suo) e scendere ad accompagnarla all’asilo… sempre con l’incognita: “a che ora si sveglierà Adele?”. Anche se non va ancora all’asilo o a scuola bisogna vestire e dare la colazione anche a lei… e poi incastrare i passaggi di preparazione di Diana… figuriamoci quando anche uno solo di loro è malato.
Metà mattina vola per la gestione dei bimbi, se poi va tutto bene Adele si addormenta in macchina e io riesco a lavorare un’oretta nell’orto o nel prato. Se invece urgono altre faccende (spesa, posta, uffici…) la mattina se ne va e non si riesce a fare niente, anche perché alle 12 pranza Adele, alle 13 e 30 Diego e alle 16 bisogna scendere a Zogno a prendere Diana che esce dall’asilo perché il Comune non dà il servizio del pulmino per solo un bambino (servizio che oltre tutto pago).
Alla fine come lavoro si conclude poco, niente e male, quindi a volte mi chiedo se ne vale pena… per un anno sarà ancora piuttosto dura.

Nei giorni subito successivi alla nevicata (soprattutto a inizio o fine inverno

quando le temperature non sono troppo rigide), ti rendi subito conto di come sia importante il sole in montagna d’inverno.
Stando in piedi in mezzo al mio prato e osservando il paesaggio intorno si notano i punti in cui si scioglie prima la neve, piccoli pezzetti di terra dove i raggi del sole gli cadono addosso quasi perpendicolarmente la neve scivola via più o meno velocemente in base alla pendenza del terreno, mentre dove i raggi del sole scivolano sulla neve dei versanti rivolti a nord la neve resiste molto di più. Anche con differenza di settimane e di conseguenza il lavoro nei campi non coperti si posticipa.
Le piante, anche se spoglie di foglie, hanno potere decisionale sulla neve. I loro rami e il sole basso proiettano lunghe ombre che tappezzano la terra di mucchietti di neve.
Fortunato chi ha in terreno rivolto a sud.

Ci sono voluti millenni perché la natura si adattasse e raggiungesse il suo equilibrio

tra fumi tossici, piogge acide e temperature elevate del dopo Big Bang… vediamo quanti anni mi serviranno per rendere coltivabile e dare un equilibrio fertile al mio terreno ultra argilloso.

Qualsiasi prodotto “agricolo” o bustina di semi si compri, sul retro ci sono

una serie di percentuali, proporzioni, misure da rispettare. Francamente non riesco ad afferrare il significato dell’uso e assuefazione di così tanti e sempre nuovi prodotti e sostanze chimiche sintetizzate completamente estranee a qualsiasi esperienza biologica.

Allora, batteri anaerobici che portati in superficie muoiono ossidati e batteri aerobici

che portati sotto terra muoio asfissiati. Quindi niente fresatura, ma il terreno è troppo duro, non si può non dargli una vangata.
Troviamo un compromesso: una fresata per rendere il terreno un po’ più soffice in modo che le radici riescano a penetrare nel terreno. Poi spostiamo tutto e sotto riempiamo di materiale organico a lungo deperimento così i batteri si possono riformare e l’acqua può drenare bene tra i microspazi che restano. Ricopriamo tutto con la terra prima spostata (tanto i batteri aerobici non sono morti) e per qualche anno non ci passo più ne con i piedi ne con la fresa.
Mi sembra un ottimo compromesso per lavorare bene rispettando l’equilibrio biologico.
Proviamo.

Non c’è molto da fare d’inverno e di conseguenza molto poco da raccontare,

solo legna, legna e ancora lega: taglia, sposta, spacca, solleva. Un po’ di organizzazione delle coltivazioni primaverili e tanto freddo. (continua)

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Davide Torri autore del post

Davide Torri | Insegnante di educazione fisica ha trasformato la sua passione per la montagna e per la gente che sopra vi vive in qualcosa di più concreto, Con l'Associazione Gente di Montagna, di cui è il generoso motore da molti anni, ha prodotto ricerche, organizzato convegni, realizzato documentari, progettato spettacoli teatrali, pubblicato libri, ideato filmfestival collaborando con Enti Locali, Agenzie Educative, Università e molte altre Associazioni seguendo il motto di Alex Langer, il principale ispiratore nelle azioni dell'Associazione e di Davide Torri stesso, "costruire ponti". In questo caso tra una valle alpina e l'altra. In Italia e all'estero.

1 commento/i dai lettori

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  1. roberto migliaccio il19 febbraio 2014

    Mi piacerebbe farvi assaggiare un po del mio olio Salentino. In questo inverno che durerà ancora il suo profumo e il suo sapore vi riscalderà un po.

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