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Uscita sulla cima del Golovec , 2285 m

Si avvicinava il primo giorno d’inverno, una domenica. Tra l’altro di sole! Per forza di cose si doveva uscire.

Di cascate ancora non se ne parla e allora la scelta cade su una linea percorsa lo scorso anno da Gianni con Massimo e Alex, la cresta del Golovec (1).

Si potrebbe andare tutti quanti a fare un’invernale.
Vengo anch’io? No tu no!
Per vedere come stanno le nevi perenni
e gridare “Aiuto aiuto che freddo su stò crestone”,
e vedere di nascosto l’effetto che fa!

Il tepore della stazione di arrivo, mentre ci prepariamo, mi ricorda gli attimi che precedono la sveglia a letto, quel breve attimo di piacere che accompagna il saluto al caldo delle coperte. Si aprono le porte automatiche e l’aria gelida punge forte sulla pelle del viso. Il freddo ci sprona all’azione e puntiamo alla selletta da dove ha inizio la nostra salita.

Decidiamo sul posto le cordate, io e Carlo e Roberto e Bepi; lo zaino si alleggerisce ed il materiale migra verso l’imbrago. Un po’ di tutto, non si sa mai.
Iniziamo la salita sul lato nord del filo, i guanti si attaccano alla roccia ghiacciata, un primo camino intasato di neve ci apre la porta della cresta. Mi sento bene, piacevolmente impegnato. A casa.
Iniziamo a percorrere la cresta in direzione della cima, sospesi sopra luce e ombra. Nonostante le basse temperature, il riverbero del sole ci scalda piacevolmente, anche troppo. Uno sguardo verso Roberto e Bepi e ormai siamo già sotto la cima.
Solo un breve pendio di neve ben dura ci separa dalla meta, i ramponi fanno scricchiolare la crosta gelata, pochi metri e si schiude dinanzi a noi un panorama fantastico, dal golfo di Trieste al Piancavallo, passando per Triglav, Montasio, Glockner, Cogliàns, Antelao, Civetta. Fantastico è dir poco.

Un attimo per riprender fiato e iniziamo la discesa. La traccia è battuta, il percorso conosciuto, e la mente si gode leggera il piacere della giornata che scorre sopra queste cime. Sono piccoli pensieri quelli che accompagnano i nostri passi, so che il sentiero per tornare a casa passa per le salite che vogliamo fare. I desideri che daranno vita alle prossime avventure sono piccoli semi che germogliano, innaffiati dai progetti che frullano nella testa mia e di Roberto ogni volta che scorgiamo una linea interessante.

Una corda doppia ci cala nella chiassosa realtà dello sci: la funifor, a intervalli regolari, sforna decine di sciatori colorati, alcuni si fermano con il naso all’insù a guardarci, per un attimo. Forse incuriositi, ma senza troppa convinzione.
Dalla calda luce del sole scendiamo in una gelida penombra che ci scuote dai nostri pensieri e ci fa desiderare quel cubo di cemento, vetro e acciaio che ci regalerà un po’ di tepore.
Sistemiamo il materiale negli zaini mentre aspettiamo la corsa per scendere a valle.
In piedi di fronte alla vetrata sorrido, guardo fuori e vedo che la strada che porta a casa, attraverso i miei desideri, corre appesa a un filo, sospesa sul vuoto.
Vedo i sorrisi dei miei compagni. La felicità percorre strane vie.

(1) Il Golovec (2285 m) è una cima nel gruppo del Kanin, sul confine con la Slovenia, caratterizzata da una lunga cresta ad andamento orizzontale che parte dalla sella Prevala e si collega al monte Leupa. Cima poco frequentata che offre, d’inverno, un bell’approccio alle scalate di misto.

Luca Chiarcos autore del post

Luca Chiarcos | Nato a Udine nel 1975, vivo da sempre a Codroipo. Fin da bambino inseguivo il profilo delle montagne con lo sguardo, sognando di salirle, finché a 11 anni ho iniziato a frequentarle assiduamente e in tutte le stagioni. Socio da 28 anni della Sezione Cai di Codroipo, di cui sono vicepresidente e Istruttore di Alpinismo della Scuola Valmontanaia di Pordenone, divido la mia passione alpinistica con la mia compagna Nadia e nostro figlio Gabriele, oltre che con gli amici del gruppo rocciatori Orsi.

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