Sono gli uomini che rendono le terre vive e care. E’ inverno: un uomo in cammino per le montagne, cerca il senso dell’assoluto di Dio nell’incontro con i monaci, nelle loro vite scandite dalla preghiera, nei piccoli gesti quotidiani, nel silenzio.
Nel bianco della neve il silenzio si fa addirittura più profondo.
Il monastero cistercense di Pra d’ Mill (Alpi Cozie – Monviso) è uno di quei luoghi che trasudano grazia.
Chiunque abbia “antenne spirituali” l’avverte, a qualunque credo religioso appartenga o non appartenga, su qualsiasi versante proceda nella sua ricerca.
Dall’incontro con Padre Cesare e la comunità monastica di Pra d’ Mill, nasce questo film, espressione della ricerca personale del regista in un cammino di esperienza e spiritualità.
Alla metà degli anni Ottanta, arriva a Pra d’ Mill Padre Cesare, allora maestro dei novizi nel monastero di Saint Honorat sull’isola di Lérins, nel mare di Cannes (Francia).
Pra d’ Mill è racchiuso “fra montagne che sono come braccia che avvolgono e nascondono”, Padre Cesare decide di fondarvi un monastero:
“Pioveva, era buio, c’era la nebbia. Sentii che eravamo attesi… pregai nella cappella… La prima lotta è stato decidere se venire o no, ma i monaci, ogni tanto, fanno follie allegramente. Sanno commettere imprudenze, se Dio lo chiede. Poi succede che faticano, ma se all’inizio c’è la chiamata di Dio, non si preoccupano troppo”.
Si arriva a Pra d’ Mill salendo dalla pianura, lungo la strada dei pellegrini che da Barge e Bagnolo si recavano al Santuario di San Chiaffredo a Crissolo. Oppure dall’alto, percorrendo sentieri che videro transitare greggi e pastori, operai canapini, Valdesi in fuga, ribelli e migranti in cerca di pane, e scendendo l’impervia costiera dove per secoli i cavatori hanno tolto pietra alle montagne.
A guardarlo dall’alto, dalla sommità dei crinali, Pra d’ Mill fa pensare agli antichi villaggi di queste montagne, con le loro case raccolte.
D’autunno, con i castagni che mutano colore, il paesaggio nella comba di Pra d’ Mill è impagabile.
Vedere un monastero che cresce non è come assistere alla costruzione di una villetta condominiale. L’emozione viene più facile. Poi ci sono gli uomini, i monaci, con il loro modo di dialogare, la scelta di vita, le storie, la fede, gli sguardi.
Incuriosiscono le connessioni tra luoghi diversi e lontani. Un monastero su un’isola del Mediterraneo, manda un monaco sulle Alpi per dare vita a un monastero. Affascina questo sciamare. Il non tenere conto dei confini, che fu una caratteristica del mondo medievale ed è un’utopia moderna. Poi c’è la ricerca del deserto, che i monaci ricreano per trovare il senso dell’assoluto di Dio; c’è il controllo del tempo scandito dalla preghiera e dalla regola che governa con equilibrio la vita comunitaria. C’è il silenzio in cui nascondersi, propizio alla vita spirituale. Alla vita tout court.
Sono gli uomini che rendono le terre vive e care. Il monastero di Pra d’ Mill
— film documentario del regista Fredo Valla
— Durata: 30 min.
— Sottotitolato in occitano, francese e inglese
— Info: www.fredovalla.it, per conoscere come acquistare il dvd (15€ più 2€ di spedizione) invia una mail a fredovalla@libero.it
Il titolo del documentario “Sono gli uomini che rendono le terre vive e care” è tratto da uno scritto di Biagio Marin, i luoghi ci parlano per gli uomini che ci vivono, per le memorie di coloro che ci hanno vissuto.
Argomenti esterni collegati al post:
> Radio 2 Rai Fredo Valla intervistato da Michele Cucuzza nel programma RadioDays
> Recensione di Francesco Tomatis, docente Università di Salerno – Facoltà Filosofia