Orsù, corriamo a Longarone. Una sola strada lunga (lontana) porta a Longa[r]one.

E’ una strada lunga che viene da lontano, con un grande avvenire dietro le spalle; ossia con un grande/lungo futuro che è passato.
Passato remoto, anzi re-moto, perché si è messo di nuovo in movimento.
Dopo aver rimestato nell’ordinario ed insipido minestrone della montagna omologata e del suo scontato narrare, infarcito di sterili mondi alfanumerici e di aridi tecnicismi stucchevoli, Intraisass/Iborderline torna sotto altra forma.
Meglio, si tra[ns]forma: il suo profilo, la sua struttura, la sua con-forma-azione hanno lasciato traccia, attraversando e colpendo occhi e cuore di chi legge e di chi scrive di montagna.
Soprattutto di chi la montagna la pratica la vive la ama.

Opera artistica di Giovanni Bettolo (da opere esposte nella copertina di intraisass)

Opera artistica di Giovanni Bettolo (da opere esposte nella copertina di intraisass)

A distanza di più di un decennio, alcuni pezzi del fu-Intraisass sono attuali come se fossero stati appena concepiti. Da un certo punto di vista è sicuramente gratificante. Da un altro versante andiamo proprio bene…

Ed ecco allora Altitudini.
Sembra la logica e naturale conseguenza di tutto quanto scritto sopra. In un certo senso lo è.
In un certo senso.
Stiamo passando dal pro-cesso al pro-dotto; sinceramente, non sono convinto al cento per cento che il trasferimento mi appartenga del tutto.
Sono sempre guardingo e un po’ sospettoso, quando sento parlare di “prodotto”. Al supermercato delle idee stantie e massimaliste non vado a comprare niente. Ma non perché mi senta o mi piaccia essere uno snob; semplicemente non mi trovo a mio agio, quando faccio fatica a trovare quello che cerco e che mi piace.
Altitudini è un supermercato? Non lo so. Ho visto, sempre per restare nella metafora, scaffali interessanti e riccamente forniti, con articoli ben confezionati e stimolanti. Mi pare un buon inizio.
Certamente – e fortunatamente – siamo lontani anni luce culturali da chi saccheggia il web, appropriandosi di testi e foto altrui e senza portare contributi positivi ed inter-attivi. Quelli sono predatori, predatori pigri ed ignavi come certa cosiddetta cultura alpina (occhio, “alpina” sta anche per “alpinistica”).
Orbene, siamo corsi a Longarone. Carichi di ricordi e di stimoli, a guardare negli occhi i protobloggers del progetto Intraisass, diventati alcuni neobloggers di Altitudini.
Dentro ci abbiamo visto (ci abbiamo voluto vedere?) quello spirito che ci ha accomunato in tanti anni di militanza “peruffesca” – neologismo che mi costerà quasi sicuramente una scomunica letteraria ;-).

siamo corsi a Longarone. Carichi di ricordi e di stimoli, a guardare negli occhi i protobloggers del progetto Intraisass, diventati alcuni neobloggers di Altitudini.

Nostalgia per il tempo che fu (-Intraisass)? 
Sindrome del reduce, afflitto dai (e affliggente con i) suoi ricordi?
Rimpianto di una forte fratellanza che diede vita all’acutamente definito “alpinismo resistente”?
Barro la casella “sì” e poi cancello la ics.
Quando le sintonie sono alte, il tempo tende a fermarsi.
Ho cercato invece di guardare dentro Gabriele che interveniva – forse preso a tradimento – e spiegava il vecchio ed il nuovo; ho apprezzato Silvana, combattiva e stimolante nelle sue personali valutazioni; ho cercato di cogliere quanto ha esposto Emiliano su interventi di carattere sociale.
Apro l’Osservatore Romano e leggo i due motti in prima pagina: “Non praevalebunt” e “Unicuique suum”.
Mi sono detto che i “predatori” non avranno vita facile. Come i magazine elettronicamente patinati e ricolmi di vuoto pneumatico.
Gli uni non prevarranno.
Gli altri avranno quello che si meritano: a ciascuno il suo.

Mauro Mazzetti autore del post

Mauro Mazzetti | Genovese, classe 1958, con i piedi a bagno nel mar Ligure e la testa sulle montagne, proviene dall’escursionismo. Bazzica la Sezione CAI ULE di Genova, dove millanta di ricoprire cariche sociali anche importanti. Alterna salite di stampo classico a cascate di ghiaccio, sulle quali ha fatto da chioccia ad un paio di generazioni di giovani virgulti, altrimenti protesi all’esplorazione di universi alfanumerici a lui ignoti (seicì, settebì, etc.). Ancora oggi arranca al meglio (il suo, naturalmente), dedicandosi alle salite che hanno fatto la storia dell’alpinismo, rigorosamente in ambito occidentale con una puntata extraeuropea. Da qualche anno è tornato ad un vecchio amore (il judo), rimastogli sempre nel cuore e riesploso fragorosamente dopo decenni di oblio.

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