La montagna mi è familiare quando l’affronto a piedi. Ho avuto il piacere di ammirare la mutevolezza di luci, colori e odori attraverso tutto l’anno, ma è da poco che ho cominciato ad attraversare le sue valli imbiancate di neve e a salire forcelle e cime con gli sci.

La possibilità di addentrarmi in luoghi che un tempo mi sembravano proibiti e inaccessibili mi ha subito stregato: una infinità di spazi da esplorare e da rivedere sotto una veste completamente nuova. Nonostante la mia inesperienza non riesco rinunciare al “vizio” di muovermi da solo anche facendo scialpinismo: così presto la mia scrivania si riempie di carte e di appunti di gite facili adatte a un neofita che voglia fare le prime esperienze.

Inizio del canyon al termine della Val Fonda

Questo è il primo anno dopo il corso e una delle salite a cui strizzo l’occhio è la Forcella del Cristallo: la neve è particolarmente abbondante e le condizioni del bollettino spesso catastrofiche, ma finalmente arrivano le condizioni per poter affrontare la cima con relativa sicurezza.

L’itinerario è tra i più classici e frequentati: raccolgo tutte le informazioni possibili e poi non mi resta che caricare scarponi e sci in macchina e partire. Sveglia molto presto, viaggio tutto d’un fiato e verso le 7:30 sono al parcheggio; ci sono già alcune macchine e altri scialpinisti mi precedono. Scendo e guardo la condensa del fiato come a voler saggiare la temperatura, poi comincio a tirare fuori l’attrezzatura cercando di non sembrare troppo impacciato. Guardo il cielo un po’ velato, schiaccio la punta dello scarpone nell’attacco e comincio ad avanzare liberamente verso la Val Fonda: la neve è battuta da una infinità di tracce e avanzo facilmente fino a quella  specie di canyon che sembra la porta di accesso ad un mondo magico e silenzioso.

 

Il canalino di accesso alla parte superiore

Le pareti a lato si allargano e si stringono sinuosamente come onde di una tenda mossa dal vento, mentre di fronte a me si spalancano le pareti del Cristallo e alle mie spalle il Monte Piana. Assorto in questo paesaggio arrivo senza fatica alla fine della valle dove bisogna affrontare il passaggio delicato della gita: si tratta di salire un piccolo canale che rappresenta l’unico collegamento con la parte superiore dell’itinerario. Sicuramente per chi è esperto non è nulla, ma per me già solo questa incognita rappresenta quel brivido e quello stimolo in più che da maggiore sapore alla gita.
La neve è bella dura e arrivato alla base del canale decido di togliere gli sci e salire a piedi, tanto per evitare comici e inutili ruzzoloni. Superato questo angusto ma breve tratto, mi blocco con gli sci in mano ad ammirare la vasta conca superiore: quanta salita manca ancora, ma per fortuna c’è buona traccia e non mi resta che seguire le ampie diagonali.

Intanto sembra farsi più fitta la presenza di scialpinisti che si seguono come tante formichine lungo il bianco pendio: molti procedono veloci a testa bassa quasi più attenti a non perdere il ritmo del movimento che a non perdere il colpo d’occhio su quanto li circonda. Io sono quasi infastidito da tanto affollamento, ma d’altro canto questa presenza mi da un pizzico di sicurezza in più. Comunque procedo da solo con l’obiettivo di cogliere quanto più posso di questo suggestivo ambiente che si concede così accessibile soltanto in inverno; mi fermo sovente a fare foto e ammetto che ciò lo faccio un po’ anche per tirare il fiato durante la lunga salita.
La vista si amplia magnificamente sempre di più, sotto un cielo che si fa poco a poco più azzurro, mentre di fronte a me le pareti cominciano a stringersi verso la forcella. Ormai manca poco e faccio un ultimo sforzo per arrivare finalmente in vista del Gruppo del Sorapis che maestoso fa da sfondo alla forcella del Cristallo a q. 2808 m.

Alle 11:30 sono arrivato: una quantità di sci depositati, alcuni infilati in piedi e alcuni distesi a terra, mi accolgono mentre gruppetti di persone si scambiano saluti e foto di rito. Fintanto che anch’io mi accomodo e mi gusto una meritata pausa, anche le persone che mi seguivano sono arrivate: tolgono le pelli, bevono qualcosa e poi, quasi di corsa, si gettano subito in discesa.

Osservo curioso questi modi sbrigativi, ma sono contento perché nel giro di poco rimango solo e posso avere la montagna tutte per me… Ahh stupida gelosia.
È bastato sostare un minuto in più per godere indisturbato di questo momento: vado su e giù imbarazzato da tanta bellezza che quasi non so da dove cominciare a guardare. Poi giunge anche per me il momento di affrontare la discesa: la neve arata dai tanti passaggi non permette una sciata dolce, ma non avendo assolutamente nessuno tra i piedi posso andar giù come meglio credo e godere della discesa anche se la neve non è tra le più belle.

Percorro sciando tutta la via di salita, fermandomi solo per scendere il famoso canalino con gli sci in mano e poi dolcemente ripercorro la parte bassa dell’itinerario, senza quasi bisogno di curvare arrivo con gli sci ai piedi fino alla porta della macchina, dove un pallido sole saluta il successo di questa bellissima giornata.

A me rimane il ricordo di quel minuto in più ben speso.

Dalla Forcella del Cristallo verso il Gruppo del Sorapis

La sommità della Forcella del Cristallo

Andrea Perini autore del post

Andrea Perini | Sono nato a Venezia il 02/02/1984, lavoro come fisioterapista a Mestre, semplicemente appassionato di montagna. Da piccolo ho frequentato la montagna trascorrendo i mesi di vacanza estivi coi nonni nella casa di Col di Rocca Pietore (BL), percorrendo facili passeggiate ai rifugi della zona coi genitori e poi sperimentando l’escursionismo solitario che poco a poco mi ha portato a percorrere tutte e otto le Alte Vie delle Dolomiti. Da qui ho cominciato una esplorazione sistematica soprattutto della zona dolomitica, spingendomi poi anche in altre regioni per affrontare alcuni trekking di più giorni; la quantità di progetti sulla scrivania è ancora numerosa. Appassionato di foto, pratico discretamente l’arrampicata sportiva e frequento la montagna in ogni stagione d’estate con gli scarponi e d’inverno con gli sci.

8 commento/i dai lettori

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  1. Paola il8 agosto 2015

    Che la vita duri un giorno o cent’anni, non possediamo che l’attimo presente.
    Ma sempre più spesso la frenesia di superarci continuamente, o forse di superare gli altri per affermare ancora una volta noi stessi, ci fa dimenticare proprio il valore essenziale, vitale, di quell’attimo.
    Per fortuna c’è chi ci ricorda che si può ancora assaporare quell’attimo ogni volta che vogliamo, Basta volerlo appunto, senza dare importanza a ciò che vogliono gli altri!
    Grazie Andrea!

  2. matteo r il6 luglio 2015

    Ogni minuto in più è ben speso…..troppo spesso ci è difficile capirlo.

  3. serena bonacina il3 luglio 2015

    Troppo spesso oggi la ricerca della performance snatura ciò che di più genuino c’è tra noi e la montagna. Le tue parole a contrario ci riportano alla sua essenza, con l’umiltà e la curiosità di chi si sente privilegiato solo potendo godere della sua bellezza.
    Grazie Andrea.

  4. Federica il29 giugno 2015

    La montagna é percorso, é via. Che conquista riuscire a gustare ogni passo! Hai ragione Andrea, molto spesso un rapporto così intimo si realizza in solitudine! Che nostalgia…!

  5. Matteo il28 giugno 2015

    Come raccogliere l’essenza dall’esperienza, una fotografia dell’emozione che pochi riescono a descrivere in maniera così genuina! Caro Andrea, tienile strette le tue vette…ti appartengono!

  6. alessandro cavalieri il28 giugno 2015

    Geloso, davvero, della tua solitudine … la montagna ti è amica e ti parla. Meglio comunque che andar solo di corsa.

  7. Enrico il26 giugno 2015

    Un grande amico, un bravo scialpinista, un esempio da seguire. Continua così Andrea!

  8. Martina il20 giugno 2015

    Emozionante e poetico racconto che suscita immagini, evoca sensazioni e fa gustare attimi di eternità…..

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