Mirco e Erika gestori del rifugio Dal Piaz con la loro collaboratrice Camilla (ph Federico Ravassard/Skialper)

 

La mulattiera sale dolcemente verso l’ultimo passo di questa lunga traversata: il Passo Vétte Grandi.
Pochi metri più in basso ed ecco il rifugio Dal Piàz, l’ultimo rifugio anche per chi percorre l’Alta Via delle Dolomiti n.2.

«Hanno rotto un vetro a sassate e han divelto la finestra» mi dice Mirco il gestore del rifugio. «Pensi che quassù sia impossibile che succedano cose così, invece ecco» e mi mostra il danno. Così gli individui che hanno rubato soldi e grappa si sono introdotti nel rifugio poco prima dell’apertura stagionale. E così alle difficoltà di lavorare in quota si aggiungono anche episodi di delinquenza urbana.

Il sogno di Mirco e Erika era di aprire un agriturismo, poi è arrivata l’occasione di gestire un rifugio e sono qui da quattro anni. «Siamo soddisfatti della nostra scelta e vogliamo continuare, però la carenza d’acqua molte volte mette a dura prova il nostro coraggio» mi dice Erika. La natura carsica delle Vétte non aiuta il rifugio Dal Piaz e l’acqua spesso non basta nemmeno per la cucina.

Marito e moglie ogni giorno, a turno, scendono a valle. Mille metri in discesa e il giorno dopo altrettanti in salita. Scendono per stare, almeno alla sera, con le loro bambine e liberare un po’ le nonne dall’impegno di baby sitter. «Ho provato a tenerle qui, ma sono ancora troppo piccole» mi dice Erika.
Intanto sul tavolo del rifugio è arrivata la specialità di Mirco: la focaccia Dal Piaz. Nessuno si aspetterebbe di trovare qui questa bontà. Mirco ci racconta che volevano creare una pietanza per caratterizzare il rifugio. Con sua moglie ha seguito un corso di pizzaiolo ed è nata questa focaccia: un impasto da lasciare lievitare tre giorni, senza farina troppo raffinata, con lievito biologico, non rotonda come una pizza ma di forma allungata, da mangiare in più persone su un unico tagliere. Come a condividere le fatiche della montagna e i piaceri della gola. L’idea mi sembra davvero bella.

Anche qui al Dal Piaz le abitudini degli escursionisti negli anni sono un po’ cambiate, complici il cambiamento climatico e nuove abitudini. «Scarseggiano i pernottamenti e molti di chi fa l’Alta Via» mi dice Mirco «preferiscono tirare diritto e scendere a valle anziché fermarsi qui, soprattutto quando gli diciamo che non è possibile farsi la doccia, per la carenza d’acqua» L’allungamento della stagione e un menù di prim’ordine, con prodotti tipici locali provenienti dall’azienda agricola di Mirco e Erika, incentiva invece a salire al rifugio per un pranzo in alta quota e per godere l’incredibile bellezza della natura delle Vètte. E sono sempre di più chi arriva pedalando, in mountain bike in particolare ebike, tanto che da alcuni mesi davanti al rifugio è disponibile una stazione di ricarica delle batterie e l’occorrente per le piccole manutenzioni. «Per salire fin qui» mi dice Mirco «ci sono circa 10 km di strada sterrata e 1000 metri di dislivello, ora i ciclisti possono ricaricare le batterie delle loro bici senza timore di rimanere a piedi»

Da alcuni mesi inoltre c’è un motivo in più per salire al Dal Piaz, non importa se a piedi o in bici. Il Cai Veneto ha realizzato una App per smartphone, scaricabile gratuitamente, che permette di seguire, a partire dal rifugio, un “sentiero parlante”. Lungo il sentiero, che si sviluppa ad anello, sono presenti sette punti sosta dai quali è possibile interagire e riconoscere le cime all’orizzonte con i toponimi, ascoltare una voce che descrive il luogo e suggerisce dove andare, che racconta la storia e i segni dell’uomo, oltre a notizie di geologia, geomorfologia e paesaggio con video e immagini. Un bel esempio di come i moderni “telefoni” e le tecnologie web possono essere un utile strumento per programmare le escursioni e soprattutto per conoscere meglio i luoghi.

Intanto per noi è arrivata l’ora di ripartire. La prossima meta il rifugio Vederna.

> info rifugio Dal Piaz


Su Skialper di agosto-settembre 2017 puoi leggere l’articolo completo “La via del confine pacifico”
dal quale è tratto questo racconto di Mirco e Erika.


Teddy Soppelsa autore del post

Teddy Soppelsa | Autore di pubblicazioni su montagna, alpinismo e ambiente, componente cdr de Le Dolomiti Bellunesi, socio GISM, fondatore del blog-magazine altitudini.it.

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