La panchina in cima a Furcia Rossa III

La panchina in cima a Furcia Rossa III

In estate alcune mete in montagna sono prese d’assedio, altre invece rimangono silenziose è solitarie, come ad esempio le Cime di Furcia Rossa che si oppongono fieramente alla Tofana di Dentro oltre la media Val Travenanzes.

Personalmente prediligo la montagna vissuta senza confusione, quella lontana dai percorsi turistici e dal grande affollamento e riesco a soddisfare questo piacere ricercando luoghi un po’ più selvaggi o posti più noti, ma fuori stagione quando i rifugi sono chiusi e tra i monti regna la solitudine. Però durante l’estate spesso la montagna viene presa d’assedio e sembra impossibile trovare un tale isolamento: così ho raccolto la sfida e ho trovato un luogo magnifico dove pure il giorno di Ferragosto si può non incontrare nessuno.

SVEGLIA ALLE 5.00, MA IL LETTO MI TENTA PER RESTARE e devo sforzarmi per alzarmi, prepararmi e infine partire verso il passo Falzarego. Comincia ad esserci un po’ di luce e strada facendo tre cerbiatti sbucano dal bosco attraversando la strada, rallento e sorrido. Poi accendo un po’ di musica rock per salire i tornanti del passo con più ritmo; intanto vedo le cime illuminarsi una alla volta come tante candele, un vero spettacolo per gli occhi.
Ormai è giorno, cielo sereno, circa 10 °C e alle 7.00 sono arrivato al parcheggio della Capanna Alpina (1720 m). Zaino in spalla e salgo per il sent. 11; arrivo velocemente al Col de Locia (2069 m) e poi proseguo per il comodo sentiero che trasmette un gran senso di tranquillità, come se la montagna stessa mi invitasse a quell’incontro così mi lascio condurre per mano guardando intorno tutto quanto c’è di bello.
Alcune mucche camminano sul sentiero e mi fermo un po’ a guardare il loro goffo incedere… poi una mucca prova ad attraversare un torrente, passando su un ponticello e scivola facendo muuu uh uh… (tranquilli non si è fatta nulla, ma la prossima volta userà degli zoccoli in vibram!). Dopo questa scenetta comica arrivo al passo Tadega dove si cominciano a vedere Cima Conturines e Cima Lavarela e infine alla Malga Gran Fanes (2097 m) da dove parte il sent. 17.
Procedo senza dubbi lungo la strada militare, sempre molto bella e piacevole; cominciano a salire nebbie e nuvole che purtroppo coprono buona parte della vista. Comunque procedo fiducioso: passo il bivio quota 2250 m, il bivio quota 2402 m, poi il sentiero si fa un po’ più ripido e arrivo a un ulteriore bivio per il fantomatico bivacco Baccon-Barborka, segnato su alcune vecchie cartine, ma scomparso da quelle più recenti.
Così spinto dalla curiosità di vedere se il bivacco esiste e in quali condizioni, procedo senza pause finché compare solo all’ultimo momento (2620 m): una casetta di legno incastrata nella roccia appena sotto una piccola croce di legno. Subito apro la porta… molto spartano: una panchina e quattro posti letto su tavolato, però pulito e ordinato, direi che mi piace!

PER ORA È TUTTO NUVOLO E NON SI VEDE NULLA: intanto mi accomodo e apro la finestra, poi vado alla piccola croce di Furcia Rossa I (2644 m) e incomincio a passeggiare su e giù esplorando un po’ tra le rocce dove abbondano resti militari. Così poco a poco arrivo fino sulla cima di Furcia Rossa II (2703 m), dove intravedo uno stambecco che seguo per un po’ tra le nuvole, poi scende dove io non ardisco.
Tornato al bivacco ci sono ancora troppe nuvole, così aspetto seduto all’entrata e intanto controllo chi sale e scende dal sentiero: mi sento un po’ custode di questa piccola casetta in un immenso giardino di rocce.
Intanto le nuvole cominciano ad alzarsi ed esce il sole, così decido di lasciare qui lo zaino e andare verso la Croda del Valon Bianco (2684 m). Scendo e imbocco il sentiero che si rivela più lungo del previsto, ma molto bello; salgo lungo camminamenti militari con alcuni tratti attrezzati con passerelle e cavo; c’è addirittura un ponte sospeso!
Non mancano i resti militari: muretti, mattoni, legni e trovo perfino due gallerie che scendono nelle viscere della montagna, ma senza una torcia non è il caso di addentrarsi troppo. Chissà dove portano e quale utilizzo avessero durante la guerra: buona scusa per tornare a indagare un’altra volta.
Con un po’ di fatica arrivo alla croce di vetta, poi continuo a camminare raggiungendo quota 2687 m, 2683 m, 2680 m e poi c’è il vuoto. La vista è semplicemente magnifica e tanto ampia da non sapere cosa fotografare: faccio foto all’impazzata.
Più passa il tempo, più la luce si fa bella e le montagne sembrano ogni momento avere un colore e un aspetto differenti. Un bel respiro, il silenzio dei monti, il sole che mi scalda la schiena e penso che non posso catturare questi attimi, ma solo viverli e gustarli lentamente.
Incomincio ad essere un po’ stanco e ad avere sete, così torno verso “casa”. Bevo, mangio e poi scaldo l’acqua per il tè che sorseggio seduto all’entrata del bivacco, guardando l’enorme anfiteatro del Gruppo di Fanes e in questa posizione privilegiata incomincio a scrivere sul diario.
Senza che me ne accorga arrivano le 19.00. Sarà il caso di fare il letto e fare la cena prima che vada via il sole. Guardo le ombre allungarsi sempre più, i raggi del sole infilarsi tra una cima e l’altra per dare l’ultimo saluto, mentre la luna già fa capolino sopra le Tofane.
Intanto la minestra è pronta, mangio e poi mi apposto per fare foto. Le montagne si colorano di giallo, di arancione, di rosa e poi a poco a poco sprofondano nel buio; appena il sole cala si sente subito la differenza di temperatura e mi riparo nel saccopelo.
Non dormo moltissimo, mi rigiro e sento i piedi freddi, ma riposo. Durante la notte mi alzo per vedere le stelle: spettacolo! Starei ore a guardare il cielo se non fosse così freddo. Cambio spesso posizione un po’ per cercare di stare comodo, un po’ per raggomitolarmi e scaldarmi. Ogni tanto ascolto il silenzio e si sente solo il rumore del vento.

SVEGLIA ALLE 5.40, MA FA FREDDO PER ALZARSI SUBITO, COSÌ ASPETTO UN PO’. Esco dal saccopelo, metto gli scarponi e rifaccio lo zaino. Quando il sole sta per sorgere esco per fare un po’ di foto: il freddo scompare appena i primi raggi arrivano a scacciare l’umidità; cielo limpido, nuvole nelle valli. Chiudo il bivacco e saluto questo luogo che mi ha ospitato per una notte.
Scendo lungo la strada militare e mi riporto al bivio per il sent. FR; imbocco la cengia che porta a salire, mentre da un lato splende il sole e dall’altro le nuvole si infrangono contro le pareti come su alti scogli. Con divertente progressione lungo la Ferrata della Pace, guadagno la Cima Furcia Rossa III (2791 m). Qui mi fermo un bel po’ presso la caratteristica panchina, ammaliato dallo spettacolo delle cime e mi siedo a contemplare il silenzio e la maestosità del momento.
Le nuvole si rincorrono cambiando ad ogni attimo il paesaggio. Poi giunge il momento di scendere; una serie di scale mi conduce alla base della parete dove il sentiero sale verso il bivacco della Pace (2760 m) per proseguire oltre passando per numerosi resti militari; infine salgo sulla Cima del Monte Cavallo (2912 m).
Un pensiero si agita nella mente: è possibile proseguire e scendere oltre? Stando alla relazione è da verificare, come pure la possibilità di proseguire verso le Cime di Fanes (anche questa possibilità da provare è una scusa per tornare). Mi guardo bene attorno, valuto per bene la fattibilità e la difficoltà della discesa, controllo sulla cartina la conformazione e infine decido di arrischiarmi a scendere lungo una spalla verso una forcella sotto la cima e da li mi butto lungo un ghiaione dentro il Valun de Ciampestrin.
La discesa non è ne agevole ne veloce e procedo sempre con l’incertezza di trovarmi davanti a un salto, ma per fortuna riesco a scendere senza troppe difficoltà fino al sent. 20b che in breve mi porta al sent 11 e quindi sulla strada di casa. Sono molto soddisfatto di questa variante.
Ho trascorso due giorni in luoghi dove neppure a Ferragosto c’è gente e ora incontro sempre più turisti mano a mano che scendo.
Che giro memorabile!

Andrea Perini autore del post

Andrea Perini | Sono nato a Venezia il 02/02/1984, lavoro come fisioterapista a Mestre, semplicemente appassionato di montagna. Da piccolo ho frequentato la montagna trascorrendo i mesi di vacanza estivi coi nonni nella casa di Col di Rocca Pietore (BL), percorrendo facili passeggiate ai rifugi della zona coi genitori e poi sperimentando l’escursionismo solitario che poco a poco mi ha portato a percorrere tutte e otto le Alte Vie delle Dolomiti. Da qui ho cominciato una esplorazione sistematica soprattutto della zona dolomitica, spingendomi poi anche in altre regioni per affrontare alcuni trekking di più giorni; la quantità di progetti sulla scrivania è ancora numerosa. Appassionato di foto, pratico discretamente l’arrampicata sportiva e frequento la montagna in ogni stagione d’estate con gli scarponi e d’inverno con gli sci.

5 commento/i dai lettori

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  1. Andrea Carta
    Andrea Carta il14 settembre 2015

    Entro adesso nel blog.
    Bel giro, complimenti. Qualche anno fa l’ho fatto con la famiglia mia e quelle di amici: pernottammo al Rifugio fanes e l’indomani Furcia Rossa, Bivacco della Pace, giù in Travenanzes… quasi 13 ore: mi hanno un po’ maledetto ma sono stati tutti contentissimi.
    Un’altra volta salii il Vallon Bianco per poi scendere lungo la Graa de Travenanzes: incontrai solo un paio di camosci, forse un po’ stupiti…
    Bei posti. Bel post. Ciao. – https://plus.google.com/+AndreaCarta62VI

  2. Paola il9 agosto 2015

    Che bel giro! E come lo fai sembrare “facile”! Non trasmetti nessuna fatica… eppure di certo lo zaino grava sulle spalle, le gambe si stancano, il respiro accelera… ma la tua mente resta leggera, forse perché la gioia di poter esplorare un luogo tanto bello non ha peso? O forse ha addirittura il potere di ridurre gli altri necessari pesi? Chissà!
    La gioia invece la trasmetti tutta! Bel post, belle foto, bell’esempio!

  3. Maddalena il25 luglio 2015

    magica solitudine, entusiasmo e adrenalina!
    il tuo racconto e le tue foto suscitano anche in noi inesperti un’irresistibile voglia di conquistare quelle vette!
    Grazie Andrea!

  4. simone il23 luglio 2015

    Quando scrivi sembra di essere stati con te in questo bellissimo giro!! Continua a renderci partecipi delle tue avventure. Simone, Barbara e Claudia

  5. Federica il22 luglio 2015

    Che bel giro! Anche questa volta sei riuscito a “portarmi” in uno dei tuoi magnifici incontri con la montagna… grazie!

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