Daniele e Ginetta gestori del rifugio Bruno Boz (ph Federico Ravassard/Skialper)

La prima ad accorgersi del nostro arrivo è Nèva, il border collie di Daniele e Ginetta.
La stagione è appena iniziata e non ci sono molti escursionisti in giro, anche se le prenotazioni non mancano.

«Da quando l’Unesco ha riconosciuto le Dolomiti Patrimonio dell’Umanità, abbiamo visto crescere il passaggio di stranieri un po’ da tutto il mondo: israeliani non mancano mai, ma spesso sono coreani, neozelandesi, canadesi, americani e anche brasiliani. Arrivano dopo giorni di cammino lungo l’Alta Via n.2 o l’Alta Via Europa 2 che parte da Insbruck» mi dice Daniele. «Invece sono calati gli italiani e i tedeschi che avevano hanno fatto la fortuna delle alte vie» Considero questo aspetto cosmopolita del rifugio come un fatto interessante, ma anche una stranezza della globalizzazione: luoghi rimasti per secoli al margine diventano improvvisamente centro, ma rimangono sempre terra di confine per le lingue che si parlano.

Ginetta ritorna in cucina a preparare l’impasto per le torte. Domenica è in programma la prima edizione de la Selvarega, una ultra trail di 26 km che parte dalla val Canzoi e prevede l’arrivo di molta gente.
«Con il cambiamento climatico è cambiata anche la vita qui al rifugio» mi dice. «Le stagioni si sono allungate e siamo spesso aperti anche fuori stagione. Inoltre è abbastanza frequente vedere persone che arrivano qui per la cena e rientrano a valle di notte con la frontale» Da 35 anni lei e suo marito gestiscono il Boz, nato nel 1970 come bivacco da un adattamento della precedente casera Neva. L’edificio è di proprietà del Comune di Mezzano dato in comodato d’uso al CAI Feltre.
«E’ stata la passione per la montagna e l’entusiasmo giovanile che ci ha fatto scegliere questa vita e a me» dice Daniele «ad abbandonare il posto fisso da impiegato. Il nostro faro in questi anni è stato Mario Scudelin, il primo gestore di questo rifugio, montanaro autentico della Val Canzoi»

Il rifugio negli anni è riuscito a conservare l’autenticità di un vero rifugio alpino, semplice e accogliente. «Chi è cambiato, sono le persone che arrivano qui. Un tempo il rifugio era un punto di partenza verso altri luoghi, per escursioni o arrampicate, ora è un punto di arrivo, soprattutto per mangiare. Così dai semplici piatti dei primi anni, siamo passati ad una cucina più ricca, che richiede però maggior impegno»
L’autenticità di un rifugio si mantiene anche rinunciando a qualcosa di non strettamente necessario, sottraendo più che aggiungendo, magari con il soccorso di leggi che tutelano il valore ambientale dei luoghi. Ed è quello che mi dice Daniele: «Dopo la rottura della teleferica, invece di sostituirla, alcuni dirigenti del CAI stavano progettando di far proseguire fin qui la strada che arriva a casera Nèva di Mezzo. La strada però avrebbe dovuto fermarsi fino al confine con la provincia di Trento, ad un centinaio di metri dal rifugio, qui siamo dentro il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e l’Ente non avrebbe mai autorizzato l’apertura di una strada, anche se per un breve tratto. E allora avrei dovuto trasportare a mano, per gli ultimi cento metri, i viveri e i materiali per il rifugio. Non ne valeva la pena e così è stata ripristinata la teleferica»
Penso anch’io che questa sia stata la scelta giusta, così le auto rimangono ben lontane dal rifugio, nessuno può ottenere speciali permessi di transito e anche il motto di Daniele “Chiudi in macchina lo stress e cammina” ha più sapore.

Daniele e Ginetta domenica 10 settembre 2017 festeggeranno 35 anni di gestione del rifugio Boz. L’occasione è di quelle speciali. Arriverà il Vescovo di Belluno-Feltre Mons. Renato Marangoni a celebrare la Santa Messa e poi si esibiranno i cori Oio di Santa Giustina e Sass Maor di Primiero.
Sono sicuro che per festeggiare Daniele e Ginetta saranno in molti a salire dalla Val Canzoi e dal Primiero. Feltrini e Trentini di nuovo insieme, lì dove passava il confine pacifico.

> info rifugio Bruno Boz


Su Skialper di agosto-settembre 2017 puoi leggere l’articolo completo “La via del confine pacifico”
dal quale è tratto questo racconto di Daniele e Ginetta.


Teddy Soppelsa autore del post

Teddy Soppelsa | Autore di pubblicazioni su montagna, alpinismo e ambiente, componente cdr de Le Dolomiti Bellunesi, socio GISM, fondatore del blog-magazine altitudini.it.

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