In genere un calendario lo si propone all’inizio dell’anno e non alla fine di gennaio.
Sì lo ammettiamo siamo in ritardo ma, credeteci, lo abbiamo fatto di proposito. Lo tiriamo fuori solo ora per esibirlo come atto propiziatorio, una sorta di “danza della neve”. Infatti in questo strano inverno, avaro di precipitazione nevose, abbiamo pensato che fosse di buon auspicio sfogliare le splendide 12 immagini del calendario di Manrico Dell’Agnola che ci prone 12 mesi dove la neve sulle Dolomiti non manca mai. Anche nella foto di agosto scorgiamo delle macchioline bianche sulla parete nord-ovest del Civetta, sullo sfondo della foto. Gli altri mesi sono un tripudio di cime innevate. Spettacolare quella di gennaio del Sass de Stria. Non ci rimane altro che attendere il meteo favorevole (per le nevicate) e intanto diamo un’occhiata al calendario 2012 di Manrico.
Fateci sapere, lasciando qui sotto i vostri commenti, quali sono le vostre impressioni sulle foto del calendario.
Manrico Dell’Agnola , è nato ad Agordo, Belluno, nel 1959.
A 12 anni sale la sua prima cima, l’Agner ma, ostacolato dai genitori, inizia ad arrampicare a 20 anni.
Dopo numerose ripetizioni (ha salito quasi un migliaio di vie), tra cui molte prime, e circa 30 vie nuove, si è specializzato nell’arrampicata veloce sia in cordata che in solitaria salendo più vie in poche ore. Le solitarie iniziano dopo solo un anno di attività con la prima ripetizione assoluta, oltre che in solitaria, della via della Libertà sugli strapiombi sud della Torre Venezia in Civetta Dolomiti.
Ha scalato in free solo ( in solitaria slegato):
– le 5 classiche della Torre Venezia (Civetta), Tissi, Andrich, Ratti, Livanos, Castiglioni, in sole 6 ore totali;
– la via Philipp-Flamm alla parete N-O (Civetta) 2h. e 40;
– la via Simon-Rossi alla parete nord del Pelmo e la via Solleder-Lettenbauer alla parete N-O del Civetta in 11h. totali con spostamenti camminando e in mountain bike.
In cordata con Alcide Prati:
– via Cassin e Carlesso alla Torre Trieste (Civetta) in 7h.;
– via Comici alla Grande, via Cassin alla Ovest e Spigolo Giallo (Tre Cime di Lavaredo- Dolomiti) in 8h.;
– via Philipp-Flamm e via Solleder-Lettenbauer alla parete N-O (Civetta ) in 17h. totali;
– via Viddesot-Rudatis-Rittler, spigolo della Busazza (Civetta) e via Gilberti, spigolo dell’Agner in 12h. totali.
Inoltre ha salito 6 volte il Capitan, Yosemite Valley, California: via Nose, via Triple Direct e via Salathè. La Salathè è stata salita in un solo giorno con Ivano Zanetti, nel 99 invece sale in 4 giorni la via Zodiac VIII grado e A4 e nel 2008 Tangerine Trip e Mescalito.
Ha partecipato ad una spedizione in Himalaya al monte Meru e 3 in Patagonia Argentina e Cilena. La sua esperienza spazia inoltre anche in Africa, in India meridionale in Canada, Pakistan, Tailandia, Messico, Perù, Marocco, Norvegia ed Inghilterra.
Nel 1997 all’isola di Baffin sale quattro vette vergini con la moglie Antonella ed alcuni amici. Sempre a Baffin nel 1998 sale due vie nuove, una di 800 m. e una di 1100 m. con difficoltà sino all VIII inferiore su cime vergini. Durante la salita è stato girato un film.
Nella primavera del 2000 attraversa in autonomia da est ad ovest la Groenlandia, 650 Km. in 32 giorni di marcia con temperature oltre i meno 35 gradi, con la moglie ed altri due alpinisti, mentre alla fine del 2002 ha compiuto un’importante traversata parziale da nord a sud dello Hielo Patagonico Sur in 39 giorni.
Nella primavera del 2004 nella Gran Sabana venezuelana insieme alla moglie, Mario Manica e Giorgio Meneghetti ha aperto una via nuova sul Tepui Acopàn.
Per tre anni ha diretto la prestigiosa rivista del Club Alpino Accademico.
Manrico Dell’Agnola oggi vive a Mel, un paesino ai piedi delle Dolomiti Bellunesi, di professione fotografo e creativo nel campo pubblicitario, collabora con ditte del settore e non, scrive su riviste e contribuisce con foto e testi alla stesura di libri e guide di montagna, egli è anche Accademico del CAAI e socio del G.I.S.M. (gruppo italiano scrittori di montagna).
Nell’ottobre del 2002 ha presentato “Uomini fuori posto” ed. Rocciaviva, prima opera autobiografica che ha riscosso un notevole consenso.
È inoltre autore di 8 calendari di grande formato, ed ora sta lavorando al suo secondo libro dal titolo “I deserti della mente” volume introspettivo dove si raccontano una serie di lunghe e stressanti esperienze, sia verticali che orizzontali.
3 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneSono onorato di aver avuto risposta alle mie considerazioni da parte dell’autore del calendario, peraltro magnifico. Non voglio innescare qui un botta e risposta, né tanto meno far polemica: gli do ragione dal punto di vista commerciale, ovviamente importante, e sempre di più, di questi tempi. La mia considerazione vuol solo essere un pensiero di un alpinista romantico, consapevole che esistono, soltanto nell’ambito del territorio proclamato Patrimonio dell’Unesco, migliaia di montagne belle da guardare e quasi sempre da salire, magari anche fotogeniche ma poco considerate, perché – come suggerisce a ragione Dall’Agnola – non sono “commerciali”. Facciamo così: lasciamo ai bravi fotografi, e ai loro clienti, le “grandi” montagne, e noi ammiriamo e fotografiamo (modestamente, con la nostra piccola digitale) anche quelle “piccole”?
E. Majoni
Le fotografie sono indubbiamente magistrali; del resto Manrico Dall’Agnola è un alpinista e un fotografo che non ha bisogno di credenziali.
Ciò che mi chiedo, però, è questo: si vedono ormai troppi calendari di montagna (qui vicino a noi Athesia, Dal Molin, Dall’Agnola, L’Amico del Popolo e quant’altri). Vale ancora la pena buttare sul mercato ogni anno fotografie delle montagne dolomitiche riprese all’alba e al tramonto, d’estate e d’inverno, da sopra e da sotto, ma sempre le stesse (il Civetta, la Marmolada, il Pelmo, il Sella, le Tofane)?
In questi giorni, andando e venendo da Cortina al Cadore, mi sono trovato ad ammirare albe sul Pelmo (ma il lato E, meno alpinistico della famigerata N) e tramonti su cime stupende ma forse poco note alla massa e ancor meno fotografate (Croda Marcora, Cima Belprà, Cima Scoter, Rocchette da S). Persino il poco rilevante Col de la Puina dal versante sanvitese ha il suo fascino, con la luce radente!
Credo che il futuro dei calendari, ormai moltiplicati a dismisura e spesso banali, starà in qualcosa del genere: ancora montagne magari sì, ma nuove, diverse, nascoste, minori, umili e altrettanto belle, curiose ed ammalianti delle solite grandi cime, dei consueti 3000 fotogenici finché volete, ma arcinoti. Ad esempio: perché non considerare la Punta dei Tre Scarperi? E’ un 3000 dolomitico imponente, splendido, misterioso, poco salito, fuori dal consueto circuito impazzito dei collezionisti: quello merita un corteggiamento per ritrarne le pareti, la corona sommitale e quant’altro.
Ernesto Majoni – Direttore Editoriale Le Dolomiti Bellunesi
Rispodo al sig. Majoni ringraziandolo per l’apprezzamento relativo alle mia attività e per l’onestà delle sue considerazioni che per certi aspetti condivido; tuttavia l’unica volta che ho sgarrato uscendo dalle Dolomiti o fotografando troppe nuvole ho sentito i commenti dei miei clienti che invece avrebbero apprezzato di più montagne famose e “croccanti”, svelate e limpide. La pubblicazione del mio lavoro annuale, purtroppo ma per fortuna, è resa possibile e sostenibile perchè una serie di aziende ne acquista un certo numero di calendari. Se avessi dovuto auto finanziarmi i miei calendari non esisterebbero e devo ringraziare chi fin dall’inizio ha creduto a questa mia iniziativa. C’è anche da dire che le mie edizioni voglio siano curate e di grande formato, quindi costose, non certo pubblicazioni economiche che svilirebbero il mio lavoro anche se economicamente potrebbero dare più soddisrazioni, questo mi rende forse un pò meno libero ma soddisfatto della qualità del mio lavoro.
Così per non morire devo trovare un giusto equilibrio fra arte, tecnica ed esigenze commerciali, i lavori nel cassetto sono tanti, fuori e dentro le Dolomiti, i miei archivi pieni di immagini di mezzo mondo e chissà che in futuro riesca, parellelamente alle “mie” Dolomiti, a pubblicare qualcosa di veramente diverso.
Manrico Dell’Agnola