Il ragazzo uscì dal bosco di faggi: era alto e magro, con i capelli lunghi e aveva gambe

lunghe che nei tratti pianeggianti gli permettevano di accelerare il passo. In quel momento si fermò e si sfilò dalle spalle il grande e pesante zaino che appoggiò alla scarpata, estrasse una macchina fotografica che si mise al collo e, ripreso lo zaino, ripartì scomparendo al limite della radura.
Dopo quasi un’ ora il ragazzo stava ancora camminando sotto la grande volta del cielo ormai scuro; ad un tratto si fermò: aveva udito il bramito di un cervo molto vicino. Appoggiò lo zaino e accese la macchina fotografica, ma si accorse con delusione che la luce era insufficiente per sperare in qualche scatto particolare. Si fermò a riflettere sul da farsi e infine decise di provare almeno a vedere il cervo.
Lasciato lo zaino sul sentiero, si avviò attraverso il bosco che conosceva molto bene a causa delle frequenti visite; sbucò sul prato e si ritrovò a circa cinquanta metri dal cervo.
In quel momento fu investito da una scarica di adrenalina e cominciò invece a ragionare e pensò: «La luce è troppo fioca quindi non riuscirò mai a fare una foto decente, ma proverò ugualmente con l’impostazione manuale».
Accese la fotocamera e stava per scattare quando quest’ultima si spense e sul monitor apparve la scritta “cambiare le batterie”. Trattenne a stento un’imprecazione perché le pile di ricambio erano nello zaino abbandonato sul sentiero.

Il ragazzo tornò sui suoi passi e,

dopo aver preso lo zaino, andò al bivacco dove c’era suo padre ad aspettarlo.
Michele, il ragazzo, andò subito a scaldarsi vicino al fuoco e ripensò a quel cervo e alle pile dicendosi che il giorno dopo sarebbe andata meglio.
La mattina seguente si svegliò presto e sentì subito quel debole ticchettio che non prometteva niente di buono: stava piovendo.
Dopo una buona colazione, padre e figlio uscirono dal bivacco e si inoltrarono nella nebbia percorrendo sentieri nascosti. Dopo venti minuti di cammino giunsero nel luogo di appostamento dove si prepararono per una lunga attesa.
Entrambi si sedettero sopra ad una mantella per proteggersi dall’umidità del terreno e si misero ad aspettare.

Il vecchio cervo

Il vecchio cervo

Michele ripensò all’anno precedente quando

un cervo era arrivato a meno di cinque metri dal suo nascondiglio; fu invaso da una grande gioia per il fatto di essere di nuovo lì dopo tutto questo tempo. Pensò alle foto che avrebbe potuto scattare, se solo il cervo si fosse fatto vedere.
Verso le sette cominciò a piovere, ciò costrinse padre e figlio a coprirsi con la mantella. Michele restò fermo sotto la mantella per più di un’ora sperando che smettesse da un momento all’altro, ma la pioggia continuava a battere sul tessuto impermeabile.
Alle otto e mezzo le prime parole scambiate risuonarono come un maglio nel silenzio della montagna: «Andiamo?» chiese Michele.
Il padre assentì e quindi si tolsero da quella scomoda posizione e ripartirono alla volta della forcella, più in alto. Arrivarono al passo in silenzio: anche i cervi si erano chetati. Il ragazzo e il padre uscirono sul crinale, si fermarono ad osservare il panorama: le nuvole coprivano tutte le cime più alte e le lingue di nebbia invadevano le valli, soltanto più in basso, nelle mugaie si sentivano i cervi in amore, i loro urli di battaglia riecheggiavano per tutta la valle.
In quel momento un rumore attirò l’attenzione dei due che si girarono e scorsero, a pochi passi da loro, un grande cervo maschio che li guardava.
Il ragazzo pensò: «Cosa devo fare? Accendere la macchina fotografica e scattare più foto possibili!» e lo fece.

Cervo in fuga

Cervo in fuga

Mentre il cervo cominciava a fuggire,

Michele vedeva la scena al rallentatore, come se ogni secondo durasse quasi un minuto e intanto scattava una foto dopo l’altra finché il cervo non scomparve dietro il crinale della montagna.
Padre e figlio rimasero immobili coscienti del fatto di aver avuto molta fortuna e di essere entrati per pochi secondi a stretto contatto con i segreti e le emozioni che gli animali possono offrire.
Guardando le foto, conclusero che non tutte erano belle, ma una in particolare era fantastica perché era stato immortalato il cervo nel momento in cui spiccava un grande salto.
Tornando al bivacco, Michele ripensò a quanto appena accaduto e si disse che per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quelle emozioni.
Davanti al fuoco pensò agli altri ragazzi della sua età che forse, in quel momento, erano a casa davanti alla televisione o a giocare al computer e si disse che nessuna tecnologia avrebbe potuto ricreare e far vivere le emozioni che aveva appena vissuto, ma ognuno si diverte come crede.

In quel momento smise di piovere e i cervi

ricominciarono a bramire; Michele si alzò e, uscito allo scoperto, puntò lo spit-iff verso le radure del bosco finché non individuò un gruppo di cervi. Allora prese la macchina fotografica e il binocolo, avvertì suo padre e partì percorrendo sentieri segreti battuti solo dagli animali, attraverso boschi e radure, mughi e pietraie fino a quando scomparve nella valle alla ricerca di nuove emozioni e di momenti indimenticabili con la sua macchina fotografica, alla ricerca dei cervi tra le radure del bosco.

Col dei bec

Col dei bec

Michele Bertelle autore del post

Michele Bertelle | studente di 3a liceo scientifico, pratico sci agonistico e orinteering, appassionato di montagna e fotografia naturalistica. Abito a Feltre (BL).

11 commento/i dai lettori

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  1. Vanessa il25 settembre 2013

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  2. Mara il25 settembre 2013

    Ho una figlia esattamente della tua età ed è veramente bello vedere i giovani che si cimentano nell’esprimere le loro emozioni. Complimenti!

  3. Enrico il25 settembre 2013

    Un bell’esempio di passione, dedizione e di capacità nel cogliere l’attimo, poco comuni nei giovani d’oggi. Complimenti per le foto.

  4. Davide il25 settembre 2013

    Bravo Michele!
    Bravo per le foto, bravo per il racconto, ma bravissimo per aver vissuto e apprezzato queste esperienze.

  5. Seracco il25 settembre 2013

    Magari tutti provassero le stesse emozioni che prova Michele in mezzo alla Natura! Il mondo sarebbe un luogo assai migliore. Foto davvero speciali e post pieno di passione. Speriamo entrambi ti portino lontano!

  6. daniele il24 settembre 2013

    Emozioni che crescono, si ripropongono, sempre però con sfumature diverse, e che di sicuro rimarranno a lungo nella mente di un ragazzo giovane che mette la passione, la volontà nel cercarle e rincorrerle. Alle prossime, che possan esser tante come pure le foto sempre più belle.

  7. paola il23 settembre 2013

    Sono immagini emozionanti. In particolare la prima, ma anche l’ultima ti fa ben capire dove passano i sentieri segreti percorsi dal ragazzo…al quale auguro di continuare a percorrerli con la stessa gioia, emozione e, soprattutto, con la stessa consapevolezza che, spesso, un ragazzo non possiede. A quanto pare, non è questo il caso.
    Complimenti.

  8. gigi il20 settembre 2013

    la prima foto è degna di una copertina, per il resto hai una ricchezza che nessuno ti potrà mai togliere. Ciao buon …viaggio.

  9. Erus il18 settembre 2013

    Davvero un bel racconto e delle foto sorprendenti. Bravo!!

  10. andrea il17 settembre 2013

    bellissimo, complimenti!

  11. flora il13 settembre 2013

    senti tutta la sincerità dei 16 anni e la potenzialità di chi vive così la montagna.

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