Non è un caso se il punto più basso e più oscuro dell’Inferno dantesco

sia costituito da un lago ghiacciato, il Cocito, che per certi aspetti rievoca ambienti severamente alpinistici.
Un luogo di per sé arido, selvaggio, dove la vita è ridotta ai minimi termini ed il calore del sole appare un ricordo ormai fievole come una candela al cospetto di una tormenta. La speranza di uscirne è vanificata dalle gelide temperature che affondano le velleità, frustrandone qualsiasi tentativo di fuga.

Un lago che per gelo avea di vetro e non d’acqua sembiante

Un lago che per gelo avea di vetro e non d’acqua sembiante

Il mio personale Inferno alpinistico è

iniziato nel momento stesso in cui ho aperto gli occhi alla realtà, quando un intervento chirurgico “di routine” ha comportato un lungo periodo di immobilità fisica che mi ha impedito di sollevare la testa da quel lago e di cercare avidamente una minima traccia di ossigeno puro che, come insegnano a scuola, aiuta ad alimentare il fuoco: nel mio caso la candela della passione era in balìa delle forti correnti avverse, ma non riusciva a contrastarle. E faticava a rimanere accesa.
Giorno dopo giorno, con il corpo quasi del tutto immobile, il cuore bramoso di vita esplodeva nel petto mentre la mente percorreva i sentieri che conducono ad una cima, immaginando la fatica sfociare in immensa euforia quando, giunto alla croce di vetta, mi sarei guardato attorno ed avrei percepito una simbiosi con il paesaggio circostante.
Neppure il mio carissimo amico e compagno di cordata riusciva ad alleviare la sofferenza interiore, mentre mi raccontava delle sue escursioni settimanali con il duplice fine di coinvolgermi nelle sue uscite e di allenarsi per un obiettivo meraviglioso che poi, con mia enorme stima e profondo rispetto, è riuscito a raggiungere: pur essendo salito molto in alto, ha mantenuto l’umiltà che un vero alpinista deve avere, aspettandomi ed aiutandomi ad attraversare questa parentesi arida di soddisfazioni.

Quando finalmente la degenza è terminata

e sono tornato padrone del mio corpo, ho iniziato a salire il monte del Purgatorio proprio come si legge nel divino viaggio di Dante: partito con pesanti fardelli in testa e costretto a seguire la via più lunga ed impervia, mi sono lentamente liberato dei principali impedimenti, soprattutto fisici, e sono giunto alle porte dell’Eden dove la natura e l’armonia esteriore mi hanno riaccolto a braccia aperte come solevano fare un tempo.
Il lago ghiacciato ormai è un ricordo lasciatomi alle spalle, il freddo intenso e le correnti impetuose appartengono al passato ed attorno a me, quassù, sento l’ossigeno di cui aveva bisogno la mia fiamma per riprendere a bruciare.
Riesco addirittura ad intravvedere il sole, in fondo, ed i suoi primi raggi mi baciano il viso illuminando il sentiero che i miei occhi non riuscivano a vedere.

I’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel

I’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel

Sono finalmente all’alba, un nuovo giorno

sta sorgendo ed io con esso. La candela che faticava a rimanere accesa perché costantemente minacciata dai venti avversi ora è diventata una vorace mangiatrice di ossigeno, rinfrancata da quella sfera di fuoco che la incita a vivere per riscaldare il mio cuore e renderlo più forte.
L’alba del mondo risolleva anche me dal freddo torpore in cui ero caduto; inizierò una nuova fase della mia vita alpinistica che mi porterà in alto, dove il silenzio e l’immensità del cielo mi permetteranno di guardare le nuvole dall’alto, di scrutarne il profilo e vederne l’ombra proiettata in terra.
Davanti a me ci sarà solo la vastità del tempo: potrò realizzare i sogni di quest’anno e, se ne sarò in grado, superare il mio Virgilio diventando a mia volta un alpinista umile e consapevole della propria vita.
E sarò finalmente in Paradiso.

La mente mia, tutta sospesa, mirava fissa, immobile e attenta

La mente mia, tutta sospesa, mirava fissa, immobile e attenta

 

Alberto Piovesan autore del post

Alberto Piovesan | Neolaureato in cerca di occupazione, mi concedo di evadere dai problemi quotidiani andando a visitare quella Montagna dove trovo la pace e la serenità necessarie e che tanto mi aiutano. Appassionato, oltre a ciò, di letteratura italiana, amo unire questi due interessi dove possibile. Vivo a Breda di Piave (TV).

3 commento/i dai lettori

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  1. Carlo il19 settembre 2013

    E’ davvero difficile restarsene chiusi in casa, per giunta contro la propria volontà, sapendo che il proprio spirito vorrebbe liberarsi verso l’alto. Il prossimo anno ti andrà meglio, d’altronde le grandi vette sono sempre lì…vai!!!

  2. Enrica il17 settembre 2013

    Molto coinvolgente il modo in cui sei riuscito a descrivere l’attesa di ritornare a praticare una passione che coltivi da tempo.. Spero che la montagna ti riservi nuove soddisfazioni che ricompensino questa “pausa”, raggiungendo così il tuo personale Paradiso!

  3. Franco il11 settembre 2013

    Complimenti davvero per il modo con cui, attraverso le fotografie, riesci ad accompagnare il lettore nell’incedere del testo. Interessante e ben azzeccato il parallelismo con un capolavoro della letteratura mondiale!

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