Andermatt al sole è bellissima.

La ragazza che ho di fronte forse meno, ma il lambrusco non riesce a picchiarmi in testa con la stessa intensità del suo sentimento.
La gente sotto i portici passa di fronte ad antiquari, barbieri, bar e coppiette. Sembra non esista altro, se non qualche cane di qualche famigliola. Lei si gira a guardarli; io cado nella sua scollatura. Merda, la sua camicetta slacciata è peggio di una tagliola per orsi. E io sono l’orso scemo. Dovrei starne fuori da lei, pregusto solo guai, ma mai che passi una minigonna quando serve. Mi riempio il bicchiere.
Lei non beve, ma l’euforia non prende solo me. Pago e c’incamminiamo abbracciati verso la piazza centrale.

L'attenzione dell'alpinista

L’attenzione dell’alpinista

Di sera è ancora più bella.

La piazza, ma anche lei: l’ombra aiuta sempre. È felice e serena, e mi chiedo perché io non potrei esserlo con lei. Forse c’entra il suo piattume culturale. O forse è colpa del suo naso storto (sarò davvero così banale?). È dolce e innamorata. La sua bellezza acerba da diamante grezzo m’affascina. Ma ho bisogno di una donna che a volte mi tiri giù dal piedistallo, che mi dia qualcosa che non ho. Il fatto che oggi si sia legata in cordata con me esalta il mio ego, non il mio animo.
La luce e l’atmosfera sembrano un quadro di Magritte. Il cielo è ancora chiaro, azzurro. La città invece è ormai notturna, buia e coi lampioni accesi. È un momento che si coglie solo in città. E da sbronzi è bellissimo. A volte lo è anche da sobri.
I locali spesso non sono da meno. Ne scegliamo uno in zona San Martino. È curato: i muri sono di un verde leggero, con dei cesti di vimini appesi. È piccolo, ma non soffocante. Lei appoggia gli occhiali neri sul tavolo, incrocia le scarpe sotto la sedia e non capisce il blues in sottofondo. Io rimpiango il fatto che non abbiano Pernod.

Fuori il giallo dei vecchi lampioni si sfuma

nell’intonaco cremisi dei muri. Gruppi di ragazzi con bicchieri di birra in mano ridono appoggiati alle colonne. Le case originali non esistono più, scomparse insieme ai parcheggi gratuiti. Ora sono tutte ricostruzione ad uso dei turisti. È rimasta però una certa attenzione per il gusto; non saprei dire quanto sincera o meno.
Le vie sono però affollate di giovani per davvero. Il clima è sereno, forse perché tutti, militari fuorisede in primis, si sentono turisti in visita. E in genere è l’aria di casa che si sente soffocante. Brindando alla scalata di oggi penso già alla prossima.
Usciamo e gli edifici si susseguono conformisti. L’ostello si distingue solo per le scritte in pennarello accanto alla porta.

Nei rapporti interpersonali l'importante è farsi avanti

Nei rapporti interpersonali l’importante è farsi avanti

Mi risveglia la dolcezza di una ragazza

che mi sfiora lentamente il viso. Andermatt è un vecchio che ripete la mia vita, l’ultimo amore è uguale a quello prima. Penso che dovrei essere altrove mentre il rumore del traffico, nonostante l’ora tarda, non penetra nella stanza.
Resto appoggiato sul suo petto. La serenità m’attanaglia al ritmo del suo respiro. Il profumo e morbidezza fanno da contraltare alla barba e sudore. Nella tenue luce mattutina l’immagine che avevo di lei viene drasticamente cambiata, e nell’intimità il mio ego s’abbassa fino a livellarsi all’altezza delle sue spalle. Era da tanto che non lo provavo. La tenerezza nella sua timidezza di un “ti posso baciare?”. Il rispecchiarsi negli occhi di chi, per qualche strano motivo, ti vede diverso dagli altri uomini che conosce.
Mi gusto le sue espressioni ancor più del suo labbro. Quella strana sensazione per cui pensiamo che l’intimità di coppia rimarrà fra noi due. Invece accarezzerà allo stesso modo altri visi. Altri vedranno la sua espressione di finta sorpresa mentre la giro afferrandola per i fianchi.
L’afa entra dalla finestra insieme al sole. Sei come questa cittadina: la posso adorare una notte al rientro da una salita, ma alla lunga il pavimento piatto mi fa sentire fuori posto. Bramo le alte pareti di granito che intravedo dalle tende. Ripenso a come il giorno prima sentissi il sole bruciarmi attraverso i vestiti in cima alla torre Hannibal. Per un breve istante ho chiuso gli occhi e sono stato sereno.
Ora li apro e il mio sguardo mi fissa dallo specchio. “Ehi bello, la realtà è un pugno nello stomaco, ma te lo meriti! E magari ti fa passare il bruciore per i troppi bicchieri di ieri!”

La cima della torre Hannibal

La cima della torre Hannibal

Un bacio e te vai.

Domani il tuo nuovo uomo ti passerà a prendere per portarti in montagna. Pff, tanto è un alpinista da boutique. Non sono geloso. E tu non sei la Cardinale, ti dimenticherò in fretta.
Mi rigiro nelle lenzuola e trovo ancora i tuoi capelli. Quando ci andrai a letto sarò felice di non saperlo.

Alessandro Monaci autore del post

Alessandro Monaci | Sono uno studente universitario (corso in storia moderna). Dal compimento dei diciotto anni passo il mio tempo libero arrampicando, passando dalle grandi pareti alpine alle cascate di fondovalle. Inoltre da due anni sono entrato come volontario del soccorso alpino nella VI° delegazione Orobica (stazione Valle Brembana). Le ripercussioni su carattere e vita sociale sono evidenti. Abito a Bergamo.

2 commento/i dai lettori

Partecipa alla discussione
  1. Alessandro Monaci
    Alessandro Monaci il27 settembre 2013

    E inesorabili saranno i ringraziamenti: danke!

  2. Michele Colli il29 agosto 2013

    Bello e scritto bene: piano, inesorabile ma consapevole. Un piacere da leggere!

Lascia un commento