Una tranquilla gita sotto i Cadini di Misurina (Bl) si trasforma in un’avventura dal sapore antico.
Tra roccia e forcelle, un branco selvatico di camosci parte in trotto dalla montagna.
Un brusio simile a un ruscello si fa strada fuori dalla ripida roccia. Uno sguardo frenetico tutt’attorno per capire. La meraviglia diventa realtà a poche decine di metri da me. Un intero branco di camosci scende dalla montagna facendo tremare la terra. Un intero branco di camosci cavalca verso la vallata.
Smaltita la fatica per la “conquista” del Fonda-Savio (2367 m), rifugio situato sopra il lago di Misurina (Bl), inizia la rilassante discesa. Un modo differente per rivedere il panorama. Un mondo capovolto dove tutto mi appare più fresco e meno stancante.
Il freno è allentato. Si scende giù spediti. Seppur le strade di montagna siano costellate di cartelli che indicano la possibilità di attraversamenti dei suoi animaleschi abitanti più corpulenti, in più di vent’anni d’esperienza in alta quota, non m’era mai capitato di vedere alcun esemplare allo stato brado.
Staccato da un gruppo di turisti, il solo rumore che occupa l’udito sono gli scarponi mentre calpestano le pietre. C’è silenzio. Forse anche troppo. E in natura, quando il volume è al minimo, qualcosa sta per succedere. La risposta arriva pochi secondi dopo.
Un frastuono di terra irrompe tanto delicato quanto minaccioso. Cerco di capire la direzione.
Con il Fonda Savio fronte a me,
dai Cadini di Misurina alla mia destra vedo l’impossibile prendere forma e pelliccia. Un intero branco di camosci (rupicapra, è il più piccolo tra i rappresentanti della sottofamiglia dei Caprini) galoppa spedito dalla montagna. Forse in cerca di cibo. O magari sta scappando da una minaccia. Nel mio guardare senza fiato, scorgo più lontano un altro animale che potrebbe essere un gatto selvatico. Il branco corre.
Oltre a me, qualche altro turista è impietrito di fronte a un simile spettacolo. Gli animali alpini si accorgono della nostra presenza, così la maggior parte di essi cambia direzione. I due in testa invece continuano, finendo per attraversare il medesimo sentiero da me appena solcato, per poi sparire nel verde della vegetazione.
Assisto con la pelle d’oca all’inarrestabile trotto
di questi magnifici animali dalle tipiche e piccole corna nere. Abbandono il tracciato segnato per vedere se riesco a scorgerli altrove. La zona è piena di caverne. È da lì che presumo siano sbucati e dove magari si sono già rifugiati per evitare qualche spiacevole incontro.
Il panorama riprende il suo placido corso. Il resto del mio cammino è viziato. Non riesco a pensare ad altro. Aspetto l’arrivo di qualche gitante per condividere quanto appena esploso nella mia anima più visivamente tangibile.
Negli occhi di una ragazza ancora elettrizzata, rivedo tutta la sincera meraviglia di quanto la Natura ci ha saputo donare.
Cammino ancora. Sulla scia che mi conduce ai luoghi incontaminati di un bosco.
2 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneun dono prezioso di Madre Natura, e indimenticabile
Esperienza pericolosa ma molto emozionante di quelle che solo Madre Natura sa regalare!