Risalendo il sentiero dello Spigolo del Velo cerco di andare alla velocità più bassa, ma veramente

bassa, a cui sia possibile camminare.
Vengo sorpassato da scalatori con corde ed imbraghi, da escursionisti con spessi calzettoni. Mi passano avanti donne in bikini e bambini.
Quando arrivo al Rifugio una signora, che mi aveva superato lungo il costone, ridendo, per farsi sentire da tutti esclama: «Bene arrivato!».
Dentro il rifugio mangio una mela ma alla velocità più bassa a cui sia possibile mangiare una mela.
Ogni tanto mi fermo, osservo con interesse la procace barista, con meno interesse gli escursionisti che parlano delle loro ascensioni mirabili mangiando polenta e salsicce.
Fuori il cielo si sta annuvolando.
Tre individui sono fermi sulla soglia, discutono animatamente di scalate e ferrate, di pareti di quinto e arrampicate, scrutano lo Spigolo del Velo.
Echeggiano rimbombi in lontananza.
Io ritorno a mangiare la mela.
A uno a uno gli escursionisti si avviano.
Anche i tre rudi scalatori sono spariti (non verso lo Spigolo del Velo, ma verso i bar della valle).
Così posso sistemarmi con comodo.

Lo Spigolo del Velo e il rifugio Velo della Madonna

Lo Spigolo del Velo e il rifugio Velo della Madonna

La barista indossa una maglietta vertiginosa

con una interessantissima scollatura con la scritta sul petto SEX!
Un tuono fa vibrare gli infissi delle finestre.
Il gestore gioca con la playstation.
Un fulmine scintilla fuori dei vetri.
Piove a dirotto.
Sono apparsi anche un bambino e una bambina: hanno aperto i quaderni e sono impegnati a fare i compiti delle vacanze.
Lo Spigolo del Velo è sparito!
Saluto con calore la vaporosa barista.
Il marito mi punta con la pistola e mi fulmina con un’occhiataccia.
Fuori non si vede più nulla.
Stormi di nuvole si rincorrono in cielo.
E io cerco di andare piano, ma veramente piano.

Saette si scaricano sugli spuntoni di roccia.

E io rallento di più l’andatura.
A un boato sembra esplodere la montagna.
E io – per tutta risposta – fischietto un motivetto accattivante.
Nel buio scende acqua dal cielo che Dio la manda.
E io me la spasso! Accendo il frontalino per vederci qualcosa!
In un crepitare di fulmini divento zuppo come un pulcino.
E io me la godo! come se facessi la doccia!
Di punto in bianco mi vengono in mente… tutti gli oggetti di ferro che ho addosso: le chiavi, i bastoncini, i ramponi, il cellulare, la fibbia dei pantaloni.

Fulmine tra le Pale

Fulmine tra le Pale

Un fulmine si schianta sul sasso

dove io sono appena passato!
Mi passa per il cervello che Giove Pluvio stia tentando di farmi secco.
Affretto un pochino l’andatura.
Mentre cammino a passo veloce mi chiedo come risolvere il problema dei bastoncini, che sono di sicuro l’oggetto di ferro in grado di attirare di più i fulmini: abbandonarli? Ripiegarli e infilarli dentro il sacco? Mi sembra di aver letto che è inutile. Lasciarli qui per ritornare indietro a riprendermeli chissà quando, magari non ritrovandoli più perché qualcuno se li è portati via? E’ una scocciatura troppo grande!
Così alla fine mi viene l’idea… geniale!
Dentro il sacco ho un filo, è lungo una decina di metri. Estraggo il filo. Lego i due bastoncini al filo e me li trascino a 10 metri di distanza. Così – penso – se il fulmine si scarica sui bastoncini io sono comunque un po’ distante.
Vado avanti in questa maniera per qualche chilometro. Quando arrivo al bosco recupero tutto e mi slancio fra le radici bagnate e un fulmine m’insegue zigzagando fra i tronchi per friggermi. E io zigzago a rotta di collo per sfuggire alle sue lingue di fuoco.
Giove Pluvio si è intestardito a centrarmi con la sua playstation, a farmi pagare il conto: la mia smania di camminare senza fretta, di fare con lentezza i miei compiti, di salire e scendere dalle montagne prendendomela con calma, con comodo, quasi senza sfiorare il suolo.
Solo nell’abitacolo della mia Topolino riprendo fiato e nella mia entità di pulcino (bagnato) anche da questa passeggiata (lentissima e spericolata) dovrei averla, se non altro… scampata.

Il giorno dopo, a scuola, racconto

ai miei colleghi l’avventura sulle Pale tra i fulmini zigzaganti.
Vedo i docenti di Elettrotecnica e di Impianti Elettrici rinvoltolarsi dalle risate: «Hai fatto un’antenna con quel filo!»
«Giove Pluvio non ne voleva proprio sapere di te anche se avevi costruito il più comodo dei parafulmini!»

Lo Spigolo del Velo

Lo Spigolo del Velo

Paolo Borsoni autore del post

Paolo Borsoni | Laureato in Matematica e in Scienze Politiche all’Università di Padova ha pubblicato libri e saggi di matematica e di sociologia, libri di poesia e narrativa. Vivo ad Ancona.

8 commento/i dai lettori

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  1. Dimitri il13 agosto 2013

    Bello, divertente e ironico, descrive perfettamente come dovrebbe essere affrontata la montagna: con lentezza, per poter ammirare anche ciò che, andando veloci, non riusciremmo a vedere.
    Per quanto riguarda i bastoncini, nessuna paura: non aumentano la probabilità di fulminazione, che resta praticamente la stessa. Semmai, occorre abbandonare immediatamente le cime esposte, non sostare sotto gli alberi per ripararsi dalla pioggia e cercare riparo in qualche grotta.
    Bravo Paolo

  2. Emanuela il6 agosto 2013

    Sono d’accordo con l’autore per vivere la montagna con lentezza, ma al suo posto non avrei proseguito sotto il temporale!… ne ho veramente paura, comunque quello che mi trasmette la lettura del racconto è l’amore per la natura in tutti i suoi aspetti.

  3. silvana il6 agosto 2013

    ineccepibile, nulla da dire.
    Un po’ alla Italo Calvino.
    (A mio giudizio un po’ debole il finale.)

  4. Paola il5 agosto 2013

    A parte l’interesse un po’ insistito sulla signora del rifugio, mi sembra un racconto piacevole e ben scritto.
    Anch’io mi sono posta più volte il problema dei bastoncini durante un temporale e di come ridurre al minimo il pericolo che attirino un fulmine. Ma ancora non ho avuto mai una risposta soddisfacente, se non quella di abbandonarli per strada. Se questo articolo può indurre qualche esperto a dare una risposta definitiva ed esaustiva sull’argomento sarebbe veramente importante e interessante.

  5. Lara il5 agosto 2013

    il tuo racconto ti descrive cosi bene che mi sembra di conoscerti da sempre.
    Le tue parole mi hanno traghettato nel futuro con l’esperienza del passato.
    Qualche minuto di assoluto non pensiero, bellissimo.

  6. Laura Cibien
    Laura il3 agosto 2013

    ironico, divertente, provocatorio … e lo spirito che mi piace per andar per monti … e come disse il saggio: “chi va piano va sano e va lontano”…. in barba a Giove Pluvio!!

  7. Stefano Piazzini il2 agosto 2013

    Bello; lento e veloce allo stesso tempo, come i momenti raccontati. Si entra subito in sintonia e tutto è semplice e spontaneo.

  8. Riccardo il2 agosto 2013

    Bellissimo racconto, inusuale, rende bene l’atmosfera e i sentimenti di chi lo ha scritto (peccato l’anonimato). Mi piacerà quest’estate fare un’esperienza di camminata lenta e tranquilla.

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