L’ultimo tabù delle Dolomiti

di Massimo Bursi (Buttapietra, VR) – 2° e 3° classificato

Tutti i criteri di sicurezza che oramai vengono adottati nell’arrampicata moderna improvvisamente svaniscono quando si va ad arrampicare in Dolomite dove è facile trovare il più grande ed esteso museo all’aperto delle chiodature degli ultimi cento anni di alpinismo.

Arrampicando, recentemente mi sono imbattuto in chiodi arrugginiti dalla dubbia tenuta, in cordoni e fettucce oramai sbiancate dal sole e dalle piogge dall’orrendo aspetto estetico, in chiodi a pressione degli anni sessanta arrugginiti e mezzi usciti dalla propria sede, in qualche spit logoro, artigianale o con la placchetta svitata e in qualche ambitissimo e oramai mitico cuneo di legno datato anni settanta.

Se poi ripenso alle soste e agli ancoraggi delle corde doppie, devo confessarvi che non poche erano le soste basate su un solo punto di ancoraggio in barba a tutte le pratiche di buona sicurezza che trovo sui manuali.
Inoltre, pigro come sono, ora mi sono abituato a girare senza martello e quindi senza possibilità di verificare i vecchi, vecchissimi chiodi in loco… ma vedo che lo stesso capita anche alle altre cordate e persino alle guide alpine.

Ma, alla fine, confesso che mi è andata bene, non sono caduto, non mi sono ammazzato e spesso, ma non sempre, sono riuscito ad integrare i chiodi con le protezioni veloci o con le provvidenziali clessidre.

Invece, ahimè, è andata meno bene ai tre membri del Soccorso Alpino che sono precipitati sul monte Cridola mentre sembra che stessero effettuando la sosta su un solo chiodo.

E la cosa che più mi ha sorpreso di questo tragico incidente è che collegandomi sui vari forum e blog per leggere best online casino e capire le reazioni degli altri fanatici dolomitici non ho trovato nulla, assolutamente nulla e nulla di nulla: nessuno osa parlarne… è un tabù… insomma lo sanno tutti che le soste, certe soste, fanno schifo… ma nessuno parla, si lamenta o lancia nuove iniziative.

Io stesso sono stato a lungo dibattuto se scrivere o no queste righe poiché temo, e non mi interessa, di aizzare la solita discussione spit-si o spit-no, oppure sull’illusione di sicurezza a tutti costi in montagna che poi sappiamo non riduce i rischi di incidente.

Ma io penso che sarebbe saggio avere almeno le soste sicure: sulle montagne più belle del mondo oggi c’è la chiodatura più vecchia e schifosa del mondo solo perché si è troppo legati alla storia, agli stereotipi di un alpinismo che deve essere inutilmente rischioso per forza… insomma si è molto conservatori di un passato superato.

E poi quando esco dalle Dolomiti mi capita di trovare magari chiodature più lunghe ma in ogni caso soste a prova di bomba che consentono una buona dose di impegno psicologico…
Ma possibile che sulle altre montagne siano riusciti a trovare un punto di equilibrio che noi non riusciamo a trovare sulle Dolomiti?

Io stesso sono il primo a rifiutare le Dolomiti super-chiodate, io stesso amo le aree selvagge, poco attrezzate e con scarse informazioni ma al tempo stesso mi fa ribrezzo arrampicare su spezzoni e monconi di storia sapendo che volare è sempre troppo rischioso sia per me che per il mio compagno.

Allora cosa possiamo fare?
Perché non segnare digitalmente le vie con le soste abbastanza sicure così uno sa se portarsi o meno il martello?

Sicuramente non dobbiamo riempire le Dolomiti di spit, né istituire un organismo di controllo e certificazione degli itinerari…
Ma forse la miglior azione che penso si debba intraprendere è una bella opera di sensibilizzazione su questo problema tabù e che ognuno si impegni personalmente a sostituire o integrare le soste, con uno o due chiodi, delle vie che ciascuno percorre.

Massimo Bursi autore del post

Massimo Bursi | Trentennale scalatore di crode dolomitiche, appassionato di montagne in tutte le stagioni, di storia dell’alpinismo, ama scrivere racconti di montagna (secondo classificato al Blogger Contest.2012), abita in provincia di Verona.

15 commento/i dai lettori

Partecipa alla discussione
  1. Redazione altitudini.it
    Fabio Bristot il2 gennaio 2013

    In relazione alla sosta della Via “Dino e Maria” sul Monte Cridola, ancorché il Sig. Massimo Bursi abbia utilizzato il condizionale (“sembra che stessero effettuando la sosta su un solo chiodo”), confermo ufficialmente che la sosta in questione era formata da una clessidra e da un chiodo. La stessa sosta, oltre al consueto, vecchio cordame presente, era stata rinforzata – come già ricordato dal Sig. Sergio albanello – con un cordino di kevlar. Su quella sosta o, meglio, su quella clessidra avevano già fatto affidamento decine, forse qualche centinaio di cordate, tra le quali anche quella di chi scrive.
    Approfitto dello spazio per ricordare Andrea, David e Maudi.

    Fabio Bristot – Delegato CNSAS 2^ Zona Delegazione “Dolomiti Bellunesi”

  2. Redazione altitudini.it
    Sergio Albanello il2 gennaio 2013

    LA GIUSTA INFORMAZIONE …. Prima di tutto!
    Leggo sulla rivista LDB il tuo articolo ( tra l’altro secondo nella classifica di blogger contest 2012) bene, prima di scrivere e’ sempre bene informarsi.
    I tre ragazzi del Soccorso Alpino che hanno perso la vita sul Cridola NON stavano facendo sosta su un solo chiodo!
    La sosta era composta da un chiodo e da una clessidra collegati tra loro da diversi cordini di varie epoche (ultimo il kevlar messo dai tre ragazzi), di quelle clessidre che quando le vedi dici: ” qui ci si può attaccare un elefante! ”
    Purtroppo la tragica fatalità ha trasformato la clessidra a prova di bomba (alla quale in centinaia ci siamo attaccati) in una clessidra di cristallo che si è disintegrata compromettendo la tenuta dell’intero ancoraggio con la conseguente fuoriuscita del chiodo e la morte di Andrea, Maudi e David.
    Condividendo in parte ciò che scrivi, chiedo a te come a qualsiasi altra persona che vuole citare fatti o episodi di incidenti in montagna di raccogliere le giuste informazioni prima di scrivere cose non vere .
    Il CNSAS nel rispetto delle norme sulla privacy con l’autorizzazione degli inquirenti può dare le giuste informazioni del caso.
    Invito poi la redazione di LDB a fare altrettanto quando si deve pubblicare articoli in cui si cita la presunta causa di incidenti in montagna accaduti tra l’altro nella “povera” provincia di Belluno .
    Sergio Albanello – CNSAS Pieve di Cadore

    • Redazione altitudini.it
      Massimo Bursi il2 gennaio 2013

      Ciao Sergio,
      condivido il tuo suggerimento relativo alla giusta informazione!
      Ti garantisco che a seguito della tragica fatalità dell’incidente che ha coinvolto i tre soccorritori io ho a lungo cercato informazioni sui siti di montagna, sui forum ed anche sul sito CNSAS con l’obiettivo non tanto di scrivere un articolo ma di imparare dagli incidenti cosa è realmente successo per non mettersi in una condizione di pericolo e rischio analogo.
      Al di là degli articoli di giornale non ho trovato nulla di specifico.
      Tanto è vero che ho scritto “è andata meno bene ai tre membri del Soccorso Alpino che sono precipitati sul monte Cridola mentre SEMBRA che stessero effettuando la sosta su un solo chiodo.”
      Sottolineo SEMBRA poichè non avevo trovato nulla di più preciso neppure sul vostro sito.
      Ovviamente capisco sia l’esigenza di privacy nonchè la riservatezza specie se ci sono indagini in corso da parte del CNSAS, ma quello che io auspico, e sostanzialmente mi sono attaccato a questa tragica fatalità, è che si possa trovare una comunicazione chiara e si possa discutere fra alpinisti su come evitare questi incidenti.
      Invece c’è sempre il TABU’!
      Secondo me una prevenzione efficace dovrebbe essere basata sulla disanima dei recenti incidenti, il tutto ovviamente salvaguardando sia la privacy che i sentimenti dei familiari.
      Ora il fatto che sia saltata la clessidra a prova di bomba non penso che sia un particolari che infici nè la privacy nè le eventuali indagini, eppure ne io nè i miei amici fanatici scalatori per mesi non l’hanno saputo.
      Eì vero che avrei dovuto o potuto scrivere o telefonare al CNSAS come tu mi suggerisci, ma avete un bel sito professionale e questa informazione potrebbe essere veicolata senza sforzo non con l’obiettivo di alimentare morbosità di qualsiasi genere ma con l’obiettivo di prevenire ed aumentare la consapevolezza dei rischi e di come minimizzarli.
      La mia vorrebbe essere un suggerimento di miglioramento alla vostra preziosa attività di volontariato che noi tutti apprezziamo e che sappiamo essere rischiosa.
      Per chiudere ti confesso che leggere il contributo sull’ultimo numero di LDB relativo alla testimonianza della morte di Andrea, Maudi e David, mi ha veramente commosso.
      Massimo Bursi

  3. Beppe il4 ottobre 2012

    Ti ringrazio per questo tuo contributo sulla sicurezza che condivido in larga parte. Apprezzo
    in particolar modo il tuo approccio pragmatico che poco concede alle solite vecchie diatribe
    che nel tempo non hanno cambiato ne la testa degli alpinisti ne tantomeno le soste sulle vie. Ah dimenticavo io il martello lo porto ancora ,vista la mia grande propensione a sbagliare percorso che il passare degli anni non ha ridotto…

  4. Giuliano Vaona il2 ottobre 2012

    Basterebbe cominciare a portare, oltre al proprio martello, anche dei “pezzi di ricambio” per sostituire od incrementare le sicurezze esistenti. (Oppure appaltiamo le manutenzioni e mettiamo il tiket alla base delle vie….) Un minimo di collaborazione di tutti, perbacco, e non pretendere che ALTRI (chi?) provveda per l’uso di terzi…

  5. silvana il2 ottobre 2012

    Tanto di cappello al tuo articolo! Io non me ne intendo ma credo di capire che hai messo il dito su una piaga. Per guarirla bisogna pulirla a fondo facendo anche male. Tu hai cominciato, chissà che qualcuno ti segua

  6. Monco il2 ottobre 2012

    Andar per monti implica dei rischi essere pigri ne implica di più quindi portarsi martello e chiodi è una cosa ovvia.Per il resto ogniuno affronta la montagna come meglio crede ma é obbligatorio fare di tutto almeno per non mettere in pericolo anche altri. sulla sicurezza delle soste cambia mestiere non c’è storia e se leggi attentamente i giornali trovi anche quanti sono morti per scivolate su viaz o per caduta sassi su sentieri escursionistici. A proposito stai attento anche ad attraversare la strada si muore anche li.

    Vivere è un mestiere a rischio di morte

    Ciao Monco

    • Massimo Bursi
      massimobursi il2 ottobre 2012

      Caro Monco, io sono per vie assolutamente schiodate ma con soste a prova di bomba. Se tutti si mettessero ad attrezzare soste con il martello, le Dolomiti diventerebbero un colabrodo e le fessure si rovinerebbero irrimediabilmente.

  7. Franco il26 settembre 2012

    Sono molto d’accordo sulla questione sito a mo’ di “TripAdvisor”, dunque mi schiero a favore della “tesi” portata avanti dalle righe di Massimo. Ah, poi, e questa è una dissertazione del tutto personale: ritengo giusto che nell’imbarcarsi in una via vi sia una certa dose di rischio, ma andare a “farsi male” per una doppia fatta su un chiodo del dopoguerra o che mi pare eccessivamente cretino (ho capito, devi tener conto di tutto quando inizi, ma mi sembra sciocco lo stesso).

  8. Paolo il26 settembre 2012

    Molto d’accordo con lo scritto… anche se comunque risulta molto utopico, più che altro perchè gli italini del Nord-Est (di cui faccio parte pure io ) sono caratterizzati dal abbandonare molto difficilmente le proprie tradizioni, le Dolomiti ne rappresentano un esempio… Sfortunatamente…

  9. Lorenzo Filipaz
    Lorenzo il26 settembre 2012

    Caro Massimo
    Il tuo discorso è generale ma potresti indicare comunque su quali vie hai riscontrato questa situazione? Le regole del concorso riducono il botta-e-risposta ma intanto io provo a dire la mia. Non sono un climber, in montagna vado per vie normali e finora non sono mai andato oltre al III+, forse non ho i mezzi per comprendere appieno il tuo discorso. Tuttavia ho sempre ritenuto che sia “Maometto che deve andare alla montagna” e non viceversa. Più che cercare di mettere in sicurezza le Dolomiti occorrerebbe mettere in sicurezza gli alpinisti… far capire loro che se si decide di scalare una parete, anche per una via ripetuta centinaia di volte, bisognerebbe andarci sempre con mentalità esplorativa, e che quindi in montagna senza martello non si va a meno che non si voglia far free soloing… e anche che magari proteggersi pure su un III-IV grado non è cosa da principianti… non voglio suonare conservatore e vetusto, anzi, secondo me occorrerebbe sfruttare al meglio i mezzi della modernità… non solo spits e friends, ma anche il web 2.0. Mi spiego, una situazione analoga l’ho riscontrata anche in campo escursionistico. Quest’anno, scendendo giù dal Piz de Lavarela verso la forcella de Medesc ho trovato un sentiero orribile, tutto franato, disposto su cengie esposte su pareti “di gesso” e canalini dirupati: mi sono arrabbiato. Perchè si è responsabili nei confronti delle persone che si porta in montagna e non avevo preventivato quel genere di difficoltà alla persona a cui avevo proposto il giro. Ci sono tanti forum in giro, perchè non realizzare una piattaforma, tipo “TripAdvisor” per intenderci, in cui rendere sistematico il peer reviewing? Così si potrebbe monitorare costantemente lo stato di salute di vie alpinistiche e sentieri… per me l’essenziale è sapere sempre a cosa si va incontro, quanto rischio c’è da preventivare… tutto il resto poi è responsabilità personale.
    Complimenti per il post e per il coraggio di esporre questa problematica anche in un contest rinunciando magari a toni più personalistici!

  10. Luigi il26 settembre 2012

    Mi dispiace, ma trovo questo scritto non pertinente al concorso.
    Per questo motivo non vorrei motivare le ragioni per cui sono in disaccordo con quanto dici.
    Aggiungo anche che trovo “strumentale” la citazione all’incidente citato, mancando di ogni minimo approfondimento ed analisi.

    • Massimo Bursi
      massimobursi il26 settembre 2012

      Ciao a tutti,
      grazie dei commenti che avete lasciato.

      Per Luigi: lungi da me voler strumentalizzare l’incidente citato ma mi sono “sbattuto” su internet per cercare approfondimenti sull’accaduto poichè mi interessa capire cosa è successo per cercare di evitare. Ma non ho trovato nulla. Da qui l’idea che questo accaduto fosse un TABU!
      Tra l’altro mi ricordo che circa quindici anni fa una rivista alpinistica americana (mi sembra Rock&Ice) riportava in ogni numero un’analisi critica di un incidente proprio per sensibilizzare gli alpinisti ed anche sui diversi siti americani di “rescue” riportano le dinamiche molto dettagliate dei vari incidenti. L’intento non è di strumentalizzare ma di sensibilizzare…

      Per Lorenzo: ti faccio un esempio concreto. Domenica tempo incerto e via scorrevole di IV grado su una palestra in quota quale è il Piz Ciavazes poichè la via che intendevo fare era occupata e non volevo fare la coda che faccio tutti i giorni in macchina. La via è la Piccola o Vecchia Micheluzzi che ha in sosta dei fittoni aritigianali a pressione ed anche cementati. Il problema era che c’è ne era 1 per sosta (e quindi a rischio) ed inoltre l’anello saldato era vecchiotto anche se sicuramente teneva. Lì il martello non serviva a nulla. Cosa ho fatto?
      Ho fatto soste su questi chiodoni e quando potevo integravo con protezioni veloci. Ma in caso di volo del primo di cordata e sul IV grado si vola per decine di metri visto che siamo pigri e troppo forti (consentimi un pò di ironia) non so se avrebbe tenuto.
      In conclusione forse la mia proposta è utopica ma anche l’idea di portarsi sempre il martello è assai utopica vista la pigrizia degli scalatori…
      L’idea del TripAdvisor per le soste è esattamente quello che intendevo per segnalare digitalmente le vie, in fin dei conti molti di noi guardano e chiedono sui vari forum quale è lo stato attuale di chiodatura delle vie che vogliono percorrere.

      • cavralorenz il7 ottobre 2012

        Mi era sfuggito l’avverbio “digitalmente” in effetti. Ora afferro meglio il discorso nel suo complesso. Magari si potrebbe coinvolgere proprio “Le Dolomiti Bellunesi” per realizzare una piattaforma “ufficiale” di peer reviewing per sentieri e vie di roccia, perlomeno relativa al Bellunese… oppure il Consorzio di promozione turistica di Cortina; purtroppo è notoriamente un periodo di vacche magre e non so se le istituzioni locali possano permettersi di finanziare iniziative di questo tipo…. L’appello comunque rimane.
        P.S. La pigrizia (pur con l’onestà nell’ammetterla) non è tuttavia un buon argomento ;-)

  11. fabrizio il25 settembre 2012

    Sono d’accordo, è troppo alto l’incremento di incidenti che coinvolgono alpinisti esperti per trascurare questa riflessione. Il timore ed il rispetto che incute e pretende ogni passaggio in montagna non può e non deve essere alterato dalle apparenti sicurezze che nascondono tragici tradimenti.

Lascia un commento