Allo specchio
di Luca Chiarcos (Codroipo, UD)
- Lungo il sentiero Marini
- Lungo l’alta via Günther Messner
- Nel labirinto del Latemar
Come sempre arriva il lunedì. C’è un momento della giornata che si dilata all’infinito, in cui il tempo si ferma e i pensieri corrono senza limiti di tempo.
Ad alcuni potrebbe sembrare una bestemmia, ma quando sei li a farti la barba davanti allo specchio i pensieri corrono sciolti come nel cielo libero di una cima.
Rivivo le ferie appena trascorse, tra una passata di rasoio e l’altra. Le arrampicate con gli amici nelle dolomiti selvagge, quelle friulane, cosi lontane da tutti e da tutto; sento ancora la solitudine dei nostri passi lungo il sentiero Marini.
Altre emozioni e altre solitudini di quest’estate si fanno vive nello specchio: con Nadia lungo l’alta via Günther Messner: le nebbie come sipari dispettosi sulle Odle ci relegavano in un’altalena di atmosfere ovattate e panorami grandiosi che appena si facevano intuire.
Poi il silenzio si è fermato e siamo arrivati nel cuore delle Dolomiti che conoscono tutti. Schiamazzi e traffico. Automobili su automobili, villeggianti su villeggianti.
Una sorta di tristezza, come davanti ad un atto sacrilego. Anche li però basta poco per alzarsi sopra la folla, per immergersi nei silenzi. Qualche metro di dislivello in più tra partenza e meta e tutto risplende di silenzi inaspettati. E’ li che abbiamo portato Gabriele.
Con pazienza l’abbiamo accompagnato lungo sentieri ricchi di cose da scoprire: fiori, funghi, sassi da lanciare nei rivoli e nei laghetti. I fischi delle marmotte e il verde dei pascoli sotto il turchese del cielo.
«Ma ti piace andare in montagna con mamma e papa?» sentire il suo “Si!” come risposta inebria e rende l’animo leggero.
Leggero come il tempo che vola: sembra l’altro giorno che Nadia spingeva la carrozzina in Val Prescudin, aveva quindici giorni.
Da allora ben trenta cime in carnet e con tutti i mezzi: marsupio, passeggino, zaino e scarponi. Una fatica fisica e logistica uscire in ogni stagione con un bambino piccolo. Certo ora a tre anni cammina e le cose si fanno più semplici.
Le sere in rifugio si scherza e guardando le montagne che ci circondano gli chiedo se mi porterà in cima. Mi guarda sorridendo e dice no per dispetto. Poi si ferma a guardarmi e mi dice serio “Si!”
Sorrido anch’io. Ma dentro sento la solitudine del distacco. Quando lo vedrò andare avanti lungo il sentiero con gli amici.
Dentro di me d’un tratto anche un lampo d’ansia. Il giorno che forse arriverà, un domani, se il piccolo seme dell’alpinismo attecchirà anche in lui.
Il giorno in cui magari mi chiederà la ferramenta e le corde: “vado ad arrampicare”. Dove? Con chi? Hai le relazioni? Quante domande gli farò consapevole di quello che andrà a fare? Che papà sarò in quel momento?
Intanto ho finito di fare la barba e mi guardo allo specchio: l’importante è che cresca bene e che queste esperienze facciano di Lui un bravo ragazzo prima, e un uomo coscienzioso dopo. Se poi vorrà seguire i sentieri che portano in alto ben venga.
Sicuramente gli darò corda. Sicuramente sarà il passaggio più difficile della mia carriera alpinistica. E anche il più emozionante.
14 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneScritto bene, scorrevole. Pennellate veloci descrivono posti e stati d’animo, ma soprattutto ci danno l’immagine bella di un papà e di una mamma impegnati ad aiutare il loro piccolo Gabriele ad assaporare la bellezza dell’universo. Mi è particolarmente piaciuta l’ultima parte, densa di interrogativi che tutti ci poniamo quando da figli diventiamo genitori. La punta di malinconia subito riscattata dal desiderio di superare anche questa sfida della vita!
La montagna come scuola di vita, è stato piacevole leggere questo racconto, complimenti per il bellissimo racconto.
Bellissime parole Luca, gli stessi pensieri e ricordi mi passano continuamente nella mente e non solo davanti allo specchio, torno indietro di vent’anni quando anche noi abbiamo fatto muovere i primi passi a nostra figlia in montagna, a pochi mesi sul lago del Volaia tra le critiche di alcune madri forse troppo apprensive, solo che , purtroppo, non è servito a farle venire la mia passione per i monti.
Vi auguro di ottenere, con Gabriele, un risultato migliore perché, secondo me, la montagna è una grande scuola di vita in tutti i sensi.
Mandi
Lo specchio da modo di guardarsi,di osservarsi ,vedi la tua immagine fisica e interiore ,la sua funzione simbolica è la riflessione!Quello che hai scritto lo trovo bellissimo il tuo pensiero …o meglio la tua” riflessione” rivolta all’interno ha qualcosa che ti accomuna all’uomo vero….che si interroga e che guarda al futuro tramite i propri figli,e spera e crede nei valori che trasmette!!Io dal mio piccolo non posso che dirti Avanti sempre così!
Apprensione per cosa?
Ne farete un carpentiere, un ragno sicuro sui suoi fili; se vorrà un po’ d’avventura gli toccherà andar via senza casco…
Bravi Alpinauti, figli e montagna, montagna e figli, un tutt’uno della vostra e della vita di molti altri. Il bivio su sentiero ovviamente ci sarà, ma sicuramente avrete seminato bene. Mi è venuto anche un po di sfarfallio allo stomaco leggendo. mandi
I figli sono come gli aquiloni…
Insegnerai a volare ma non voleranno il tuo volo;
Insegnerai a sognare ma non sogneranno il tuo sogno;
Insegnerai a vivere ma non vivranno la tua vita.
Ma in ogni volo, in ogni sogno e in ogni vita
rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.
io ci ho portato 3 figli ora io vado poco in montagna per salute i mieie figli ci vanno ancora, volano da soli, spero di essere stato capace di trasmettere l’amore per la montagna in modo autentico.
Sono rimasto meravigliato dall’estro poetico di Luca, ma il fatto di Gabriele che va si in montagna perché lo portano, ma ci va volentieri e ci torna contento di poter muoversi anche se il sentiero sale. Che nipote!!!
Mandi Luca. Come Sempre porti in Alto i Blog sulla Montagna. Queste Creature Magnifiche capaci di raccontare le salite come nessun altro. Grazie Luca. Mandi da Dorino
Ciao Luca, questo post è graziosissimo.
Vedendo saba to sera Gabriele ho pensato anch’io come sarà la prima volta per te e Nadia quando se ne andrà per monti senza le vostre ali protettrici. A differenza dei vostri genitori, voi sapete bene di cosa si tratta ………. è normale un pò di apprensione no?
Mandi e un saluto a tutta la Alpinfamily.
Bello! Non nascondo che leggendolo è scesa una lacrimuccia…sono sicura che Gabriele sta facendo tesoro di tutte queste esperienze, e quando prenderà il suo sentiero, da solo o con gli amici….vi ringrazierà.
Erika – Le Cavre
Bella metafora. Amiamo i figli vorremmo sempre tenerli con noi, proteggerli. Devono “prendere il volo” però, ed il nostro compito è di aiutarli a farlo. Un grande gesto d’amore!
Cari alpinauti, oltre che alla Nauleni ci incontriamo anche qui! :-)
In qualunque caso questo post è quello che mi ha toccato di più. Credo che Gabriele sia veramente fortunato ad avervi come genitori.
Viva!
Le Cavre (Lorenzo)
Spett.le Redazione di Altitudini,avete inviato 11 articoli in soli tre giorni.Non vi sembra di esagerare.L’eccessiva quantità preclude laqualità e alla fine stancail lettore.Grazie per l’attenzione,cordialitàRoberto Bianchini