Un incontro d’alta quota

di Sergio Chiappino (Beinasco, TO)

Rifugio Questa, Alpi Marittime, un sabato pomeriggio d’agosto.
Nubi risalgono dalla valle, si odono tuoni e le prime gocce cominciano a cadere.
Il bollettino meteo annuncia temporali pomeridiani e sembra giunto il momento. Arrivo appena in tempo in rifugio, prendo un tè con la torta e mi metto a scrivere appunti sulla gita di oggi.

Dopo un po’ arriva un ragazzo, massimo massimo 30 anni, più probabilmente 25. Biondo, barbetta. Zuppo, senza giacca né coprizaino, scarpette basse, una Sony NEX in mano. Parla un buon inglese. Va a parlare con la cucina, ordina una minestra e poi si sistema di fronte a me.
– Sono tutto bagnato. Avevo un ombrello (mi mostra un ombrellino minuscolo, 2 euro dai cinesi), ma c’era vento e non serviva a nulla.
– Dormi qui stanotte?
– No domani alle 17.45 devo prendere il bus a St. Martin Vesubie e voglio avvicinarmi. Dormirò al Lac Negre.

Lì non ci sono rifugi né bivacchi. Guardo la mia carta. Noi siamo al centro e St. Martin è in fondo in basso, in un angolo. La gestrice ha tentato invano di convincerlo ad andare al bivacco Guiglia, qui vicino, per dormire al coperto.
– Da dove arrivi?
– Dalla Repubblica Ceca.
– No, intendo ieri, oggi.
– Oggi sono andato col bus a Isola 2000 e sono partito da lì.

Tira fuori un po’ di dépliant e delle fotocopie su cui c’è disegnata una linea rossa. Il percorso che voleva seguire?
– Lavoro sulle navi da crociera, la mia nave è ferma ad Antibes e sono andato all’ufficio del turismo. Mi hanno dato questo.

Mi mostra un libercolo in francese con descritte varie gite nelle Alpi provenzali, con cartine schematiche. Mi mostra un percorso nella Valle delle Meraviglie che ha fatto nei giorni scorsi. Mi parla delle incisioni rupestri. Ne deduco che va in giro in posti che non conosce, senza una carta e con una guida in una lingua di cui non capisce una parola.
[..]
Si mette a mangiare la minestra. Ne approfitto per rivedere le mie foto di oggi. Purtroppo non ce n’è neanche una che renda la bellezza del giro che ho fatto.
– Che macchina fotografica hai?
– Una Panasonic GH1, una microquattroterzi.
– Bella. Che differenza c’è con la G1?
– La mia fa anche i video. Inoltre ha un sensore migliore, più gamma dinamica e meno rumore nelle ombre.

Tento anche di spiegare la faccenda del sensore multiaspetto, che sfrutto molto, ma il mio inglese finisce prima (o le mie facoltà cerebrali dopo 1400 metri di salita). Ci rinuncio.
– Anche la tua non è male.
– Non è mia, me l’ha imprestata un amico. Io ho una Pentax K-5.
– Capperi!
– Sì, è molto bella, ma adesso è in assistenza. È robusta, resistente all’acqua. Lo è anche la tua?
– No, ma ci ho fotografata anche sotto la neve. Basta avvolgerla in un sacchetto e tirala fuori poco.

Mi guarda stupito.
– Purtroppo la mia non ha impostazioni automatiche molto buone. Devo poi correggere le foto al computer. Mi sembra che la Panasonic e la Nikon ce le abbiano migliori.
– Non saprei, uso solo le impostazioni manuali.

Mi guarda come se avessi detto che so volare.
– Guarda che è facilissimo, impari tre cose e poi è sempre uguale.

Sgrana ancora di più gli occhi e prende in mano la NEX.
– Con questa basta inquadrare e scattare, ha poche impostazioni.

La guardo dietro: in effetti ha pochissimi pulsanti.
[..]
Vede la foto di una marmotta nella pubblicità su una rivista di montagna e me la indica.
– L’altra notte dormivo presso un lago nella Valle delle Meraviglie, sento dei rumori, accendo la pila e vedo questo animale che fruga nel mio zaino. Ho fatto luce per farla scappare.

Quindi dorme fuori senza tenda. L’ho fatto anch’io, ma almeno ho chiuso lo zaino. Se anziché una marmotta fosse stato un cane randagio…
[..]
– La mia nave parte per la Costa Rica e un posto lì vicino di cui non ricordo il nome.
– Apperò! Fin laggiù. L’altro posto è l’Honduras?
– No.
– Il Guatemala?
– No.
– Panama?

Gli si accende una lampadina.
– Aspetta… Dov’è il Costa Rica?
– In Centroamerica.
– Ah, no, intendevo un’isola del Mediterraneo.
– La Corsica?
– Sì, quella lì.
– E quella vicina è la Sardegna?
– Sì.

Speriamo che non faccia l’ufficiale di rotta.
– In Corsica non sono mai stato, la Sardegna è bellissima, sia sulla costa che nell’interno.
– Viste dalla nave le coste sono noiose.

Intanto fuori piove ancora forte. Sono quasi le 18. Guarda l’ora e decide che deve partire. Dovrà affrontare una lunga salita in un vallone franoso e sarà dura arrivare prima di notte. La gestrice impietosita gli dà un sacco nero per ripararsi. Lui lo accartoccia e lo infila nello zaino. Saluta e se ne va. Per fortuna sembra sufficientemente tosto da sopravvivere a sé stesso.

Più tardi compare l’arcobaleno. Ancora qualche minuto e smette di piovere. Indosso una maglia in più, perché l’aria si è raffreddata, e scendo anch’io.
Un vecchio saggio del CAI dice che tutti che vanno in montagna sono “discentrati”. Però questo batte me e tutti quelli che conosco.

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1 commento/i dai lettori

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  1. silvana il5 ottobre 2012

    Simpaticissimo il tuo racconto condito con pizzichi d’ironia. Emblematico anche di come qualcuno, al giorno d’oggi, affronta la montagna. Però che fortuna incontrare un tipo del genere che ti permette di conoscere qualcuno molto diverso da te. Come è vero che ogni uomo è un unico!

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