Tofana di Rozes
di Paolo Borsoni (Ancona)
- La Tofana di Rozes dalla Punta Fanes Sud
- Scalando la ferrata Cesco Tomaselli
- In vetta alla Punta Fanes sud
«Questa è la parte più bella del sentiero», è la tua voce che sento mentre attraversiamo il bosco di faggi.
Sfioriamo salendo betulle, larici, abeti, pini mughi, alcuni slanciati verso l’alto a sfidare quasi il cielo, altri con foglie aghiformi ad accarezzare il suolo.
Ci arrampichiamo su tratti scoscesi, spuntoni, cenge, pietraie, ghiaioni fino ad arrivare a una lastra di basalto scuro dove nell’aria limpida la vista si apre su un orizzonte di cime innevate.
Guardo queste montagne con un senso di leggerezza, di stupore.
Sfilo il sacco dalle spalle, lo poso a terra e mentre scartoccio il sacchetto del pranzo vengo sorpreso ancora dalla tua voce:
«Ci fermiamo qui?!»
Sei sullo spigolo del precipizio, in viso hai un’espressione spavalda.
«Qui è piatto» replico quasi scusandomi.
«Qui è una passeggiata da pensionati!» sentenzi tu sorridendo beffardo.
In fretta sfili lo zaino. Togli la maglia zuppa di sudore.
«Ci vediamo dopo!», e non lasciando il tempo a repliche scattante come un gatto stai già arrampicandoti sulla parete nella tua sfida infinita al cielo.
Io distendo con cura la mia stuoia al suolo.
Sgranocchio con gusto il mio panino, e crogiolandomi al sole, rallegrandomi a riconoscere come vecchie amiche le cime innevate più alte, ringraziando gli dèi per la grazia leggera di essere qui quasi in cielo ti auguro: “Buona scalata! amico mio”.
Quando, saltellando da un masso all’altro ricompari come un stambecco leggero, hai il viso illuminato da una soddisfazione solare per l’impresa compiuta, per la cima conquistata, e un sorriso ironico sulle labbra per il mio dolce far niente.
«Allora?…» domandi con fare sornione (quasi ti fossi debitore da ore di una risposta).
«Allora cosa?!» replico rialzando appena gli occhi dal libro.
«Allora niente!…» (naturalmente).
“Allora”… era la fine di giugno, l’inizio dell’estate. Adesso invece fa freddo e sta nevicando; avanzo sul sentiero e a ogni passo sprofondo nel manto di neve fresca; rabbrividisco eppure il bosco è ancora più magico di sempre in questo silenzio intenso nel suo lucore quasi lunare. E mentre m’inerpico sul costone col cuore in gola dico:
«Carissimo amico mio! Come vorrei tu avessi avuto ragione! Questa doveva essere la passeggiata che io e te dovevamo ripetere per anni, per decenni insieme in estate, in inverno, in autunno, in primavera tra forre, pareti impervie, ghiaioni, boschi magici di faggi, sentieri sospesi sul vuoto».
Quando riesco ad arrampicarmi sul lastrone di basalto scuro su in alto, i paesi del fondovalle sono già sprofondati nel buio. Il ghiacciaio di fronte è plumbeo, dà i brividi. Nuvole basse incombono su tutte le cime.
Mi batte a velocità folle il cuore.
«T’assicuro, amico mio, che è stata un’impresa oggi arrampicarsi fin qui: nevica così fitto che non si vede quasi più nulla».
Poi non dico più una parola. Non c’è nessuno dintorno oggi a farmi compagnia con la sua arguzia, la sua spavalderia, con il suo affetto e l’amicizia che non potrà mai essere sostituita.
Tiro via il cappello fradicio di sudore.
Mi passo il dorso della mano sullo zigomo per asciugare, e mentre mi si calma lentamente il respiro resto così in silenzio per il mio amico.
Poi mi riavvio, riprendo la mia passeggiata da solo sul ciglio del precipizio in inverno.
28 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussionenon ci sono cose migliori dei profumi dei silenzi e dei colori della montana per aiutarci a ricordare una persona con cui abbiamo condiviso le creste e le cime e poi ogni volta terminata l’escursione cominciano i ricordi
Il ricordo dell’amico tenuto vivo dalla stessa passione: la montagna, dolce e cruda in tutta la sua bellezza.
letto, riletto. e ti lascia sempre quella forte sensazione quasi visiva legata alla montagna e ad una amicizia perduta.
Sul ciglio del precipizio ….. un punto “magico” della montagna – il ricordo di un amico caro che ti vuole con se …… la mente vola oltre questo precipizio ma l’uomo si ferma a guardare e a meditare . Racconto profondo e intenso di emozioni.
Si, la montagna può generare anche un pò di malinconia ma, come sempre nella vita, l’altalena di emozioni è spesso legata al contatto intimo con la natura e con le persone, sono l’incontro, l’assenza, il ritorno, la perdita, la vicinanza, la presenza …che ci avvicinano un pò di più al senso della vita.
L’amore per la montagna unisce due amici anche nella diversità. Note tristi e nello stesso tempo delicate per l’amico che sempre vicino sarà.
Nonostante la tristezza del ricordo dell’amico, piace e a me, che sono amante del mare, suscita le stesse emozioni che provo quando mi immergo in un mare limpido: serenità e empatia con la natura.
Ricordare un carissimo amico in modo lieve ma intenso in un contesto quasi magico ma reale
Tristezza e leggerezza. Nostalgia e dolcezza. Con garbo e misura richiama i ricordi di un amico che sembra presente. Grazie.
Racconto che mi ha lasciato un pò di tristezza, ma dimostra come la montagna unisce le persone nella vita.
Un accenno di malinconia,ma veramente coinvolgente.grazie
un’amicizia si consolida nella frequentazione della montagna, vissuta fra contemplazione e sfida; tornando d’inverno negli stessi luoghi la passeggiata da ‘pensionato’ diventa un’impresa tra neve e ghiacci, nel ricordo dell’amico; struggente, con leggerezza.
La vita e i pensieri, come nuvole, si addensano sulla cima di una montagna: l’uomo paga le sue fragilità con la consapevolezza che un soffio di vento, a suo capriccio, può spazzare via tutto. La montagna, eco di un ricordo solo in parte sfumato, si fa luogo dell’anima e della memoria, ricco di chiaroscuri e di stazioni, di dislivelli e di piccole piane su cui riposare, aspettare, pensare, riempire i polmoni d’aria buona.
L’amicizia e la montagna: un tema eterno
racconto stringato denso di malinconia, bellezza, solitudine.
bello e vero, forte e chiaro, un sentimento che solo la montagna può dare.
Un racconto che dice quanto l’autore ami la montagna e quanto la montagna possa essere un’amante che rapisce chi la va a cercare.Denso e triste, colpisce il lettore.
Senza smancerie tocca le corde del cuore,
Le montagne di Cortina sono splendide. La ferrata Tomaselli è emozionante. E anche il racconto colpisce per l’intensità.
Belle le foto, suggestivo il racconto. Un sottile velo di tristezza ti invade: luoghi incantevoli non a tutti accessibili.
Un racconto breve e denso, che vola alto!
Le parole di questo racconto conducono alla suggestione del camminare in luoghi speciali, la montagna e il ricordo, con gli occhi e con il cuore.
Scritto bene da qualcuno che ama la montagna
L’uomo e la sua meta da raggiungere!
Il punto di partenza e l’arrivo..
Mettere alla prova sé stesso e misurare il proprio coraggio è l’eterna sfida lunga tutta una vita. Racconto ricco di particolari che, nell’ultima ”visione”, lascia un senso di velata tristezza.
La Ferrata Tomaselli!! Woow
Ho letto con molto piacere il racconto che mi ha lasciato un filo di tristezza
La Tofana di Rozes è splendida in tutte le stagioni dell’anno, come dice l’autore.
un bel racconto
Anche questo tuo racconto è molto bello Paolo. Grazie.