La montagna del pastore

di Marzia Verona (Cumiana, TO)

Quasi sottovoce, il pastore racconta: «Ho sempre voluto fare questo mestiere: da bambino andavo a scuola, ma appena a casa partivo a pascolare con il mio piccolo gregge persino tra i condomini, una volta mi sono scappati gli agnelli su per le scale e non riuscivo a farli scendere.

Avevo pochi giorni di vita quando mia mamma mi ha portato in montagna. Lei andava al pascolo, se doveva andare a “girare” le mucche mi lasciava in un posto sicuro, che non rotolassi giù, e poi tornava a prendermi. Giocavo sulle pietre con dei rametti di rododendro tagliati, erano le mie pecore, i miei cani, e le pietre più belle erano quelle piatte dove potevano pascolare tranquille.

La montagna è sempre stato il posto dove sto meglio, lì le pecore stanno bene, pascolano bene, non rischiano di mangiare diserbanti, non sono in mezzo al traffico della pianura. Una volta non vedevo l’ora di partire in transumanza e salire, già alla metà di maggio, ma da quando c’è di nuovo il lupo è diventato tutto più difficile, non posso mai lasciare il gregge incustodito nemmeno un’ora e la montagna non mi piace più come prima.

Per me la montagna sono i pascoli, il benessere dei miei animali. Una bella montagna è quella in cui loro stanno bene, hanno erba buona, acqua in abbondanza. Mentre sono allargate a pascolare, se non c’è pericolo mi piace salire in cresta e guardare di là, le altre valli, le altre montagne. Per noi pastori la “montagna” non è la vetta, ma è quella che affittiamo per passare la stagione d’alpeggio, cioè tutti i pascoli per i nostri animali.

Ho fatto tanti sacrifici per loro, per il mio gregge, in questi anni. Forse oggi ho già vissuto la metà della mia esistenza, questo lavoro ti richiede così tanto che non puoi venir vecchio. Una volta salivo e scendevo senza problemi, adesso nello spirito sono ancora un ragazzino, ma inizio a sentire la fatica e i dolori.

Non potendo lasciarle da sole, dovevo dormire su nelle vecchie baite, dove non c’è più niente, non puoi nemmeno accendere un fuoco. Quando ero bagnato fradicio per la pioggia e la nebbia, mettevo i vestiti sotto il nylon su cui dormivo per averli almeno un po’ caldi al mattino. Devi essere malato, per fare delle cose così. Ho passato delle notti in bianco vicino alla rete quando sentivo i cani abbaiare brutto perché c’erano i lupi che giravano.

Pensavo sarei rimasto solo, perché una donna non può fare questa vita. In passato le cose erano andate male, ma poi ho trovato chi ha capito davvero qual è la mia passione. Non potrei smettere di salire in montagna con il mio gregge, è la mia vita, però insieme abbiamo cercato delle soluzioni meno disagiate, anche se questo ha significato andar via dalle mie montagne, quelle dove sono nato, dove conosco ogni sasso. Mi piacerebbe avere già dei figli che possano venire con me al pascolo lassù, guardare insieme le pecore che brucano, le nascite degli agnelli, il rientro degli animali ben pieni, sazi, la sera verso il recinto. La mia compagna dice che non riuscirà mai essere davvero un pastore come chi in questo mestiere ci nasce, ma per me già solo arrivare alla baita la sera tardi e trovare la stufa accesa, il pasto caldo e la sua compagnia vuol dire tantissimo.

Al pascolo non sei da solo come la gente pensa, ci sono i miei animali, ci sono i cani, che sono fondamentali sia per il lavoro, sia per la compagnia. Fa male sapere che la gente giù in pianura non capisce il nostro lavoro, la nostra vita. Ci sono persone che passano e si fermano a far due parole, altri che invece ti evitano. Ma più che altro mi viene dentro tanta amarezza quando leggo certi articoli o sento quelli che ci giudicano senza conoscere la realtà. Vorrei che venissero con me a provare anche solo una settimana, con il brutto tempo o anche quando fa bello: portare tutto a spalle, le reti, il mangiare per i cani e quello per noi… Vorrei che vedessero quando metto a posto i sentieri perché le pecore possano passare in sicurezza, quando sistemo le fontane, quando pulisco tagliando i rami dei cespugli.

Senza i pastori, quelli veri con la passione dentro, e i loro animali, la montagna muore. Quando un gregge smette di pascolare una montagna, poco per volta questa si chiude, si perdono i viottoli e le belle fioriture. Ma la gente questo non lo vuole capire o non lo immagina nemmeno!»

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20 commento/i dai lettori

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  1. Marzia, anche il tuo racconto mi ha toccato. Una prospettiva diversa dagli altri che ho letto e commentato oggi ma ugualmente bella.

  2. Enza Di Giovanni il1 ottobre 2012

    Che dire …è bellissimo. Bisognerebbe farlo leggere ai ragazzi di oggi, per farli riflettere e
    aiutarli a capire che quello che conta nella vita è la serenità dell’anima.Per un futuro migliore.
    La frenesia di moda oggi non porta da nessuna parte.
    Marzia brava, Come ti dicevo io di pastorizia zero …..ma leggendo il tuo racconto mi è sembrato di vivere con loro.
    Spero che pastorizia e agricoltura vengano rivalutate e tornare la vecchio “Splendore”.
    quando si viveva bene in campagna e non dover fare un secondo lavoro per mantenere la campagna. Auguri <3

  3. Marco Mignone il29 settembre 2012

    il mio non è un paese di pastori,ma di piccoli e piccolissimi greggi,qualche pecora di langa e capre.animali forti e dolci come le nostre colline legati al lavoro di piccole e povere cascine.ora è solo più un ricordo di quando ero bambino.

  4. elena aglì il29 settembre 2012

    in queste parole si rispecchia la tua anima e la tua vita lontana dall’inquinamento mediatico sei sempre stato autentico così sono felice che hai trovato chi ti affianca e capisce ciao tua cugina elena

  5. Lella Amelotti il28 settembre 2012

    poesia non è solo scrivere in versi è anche e soprattutto toccare l’anima di chi legge, ci sei riuscita perfettamente, complimenti è molto bello

  6. Snowberry il28 settembre 2012

    Non riesco ad immaginare un forza piu’ grande di quella descritta in questo racconto…un misto tra l’amore per natura e montagna, per il lavoro e per gli animali. Non conosco la sensazione dell’umidita’ prolungata in ogni cm quadrato del mio corpo, ne la fatica e la rabbia di non riuscire a proteggere sempre le pecore. Ma leggere la passione e l’intensita’ di queste parole, sapere che esistono persone cosi’, infonde speranza per le nostre montagne. Speriamo non svaniscano….spero che questo mondo venga compreso e aiutato.

  7. vogliadichiacchiere il27 settembre 2012

    Leggere queste storie in quest’epoca frenetica, dove sembra che i ragazzi siano solo quelli dello sballo del sabato sera o quelli che vogliono le ultime tecnologie elettroniche fa bene al cuore . . . Brava Marzia per aver raccolto le testimonianze di chi, se pur fra mille difficoltà ama la montagna e la natura, il suo lavoro così difficile e così bello! :-)

  8. mosco il27 settembre 2012

    pare che la montagna sia solo dei turisti e di chi di turismo vive. Come se il lavoro di chi fatica nei boschi, nelle malghe, nei pascoli valesse meno, non fosse degno di investimenti, rispetto e attenzione.Come se la nostra cultura non venisse da lì e il nostro futuro non dipendesse, tanto, da loro. Auguri, Marzia! :)

  9. silvio meglia il27 settembre 2012

    bellissimo racconto di vita vera e nelle ultime righe dove dice che la montagna muore senza pastori e animali, bisognerebbe farlo capire bene alle persone che pensano che danno solo fastidio e sporcano ecc. purtroppo sono ancora troppe.

  10. marzia casagrande il27 settembre 2012

    bel racconto bellissime foto
    si sente e si vede che la tua anima è lì
    grazie di renderci partecipi
    marzia

  11. Ester il26 settembre 2012

    Andare in montagna significa tempo libero, relax, paesaggio, emozione di fronte ad un fiore raro, incontro ravvicinato con un selvatico… significa leggere la storia di chi ha abitato questi luoghi…. Dopo questa lettura ti rendi conto che la montagna non è solo per noi escursionisti, ma appartiene a chi, da generazioni, ci lavora con passione e sacrificio.

  12. carlobionda il26 settembre 2012

    sono un anziano 65enne sognavo fare il vostro mestiere ,il racconto mi ha emozionato, poi ho letto l’intervista di roberto rosso sul consigliere regionale al sestriere…indignatevi ragazzi ma continuate a scrivere le vostre storie grazie marzia!carlo b.

  13. Pastore, mi verrebbe da dire: è la semplicità che spiazza colui che critica senza conoscere. Le montagne sono di chi le vive, di chi contribuisce con il sudore e la fatica a mantenere in Equilibrio questo ambiente, in cui ognuno e proprio tutti, hanno il loro ruolo.

  14. Beppeley il25 settembre 2012

    Sabato scorso ho fatto un’escursione in Val Soana, lungo un sentiero dimenticato da Dio. Ogni tanto, dietro ad una svolta, compariva qualche malga malconcia immersa in una natura ammaliante. Quelle baite, come un anziano che si trascina gli anni nel breve cammino che gli rimane, sono lì a testimoniare qualcosa.

    Mentre le osservavo pensavo a Marzia e mi chiedevo:

    “Ma se non ci fosse lei, che apprezza e sa valutare questo mondo, a chi potrei pensare per sentirmi un po’ meno solo ad ammirare le opere straordinarie delle genti alpine che hanno saputo modellare ambienti severissimi per le loro esigenze?”.

    Le montagne piemontesi sono immense. Mentre coloro che sanno capirle sono davvero pochi.

  15. alessandro il25 settembre 2012

    Peccato che l’essenza della vita pastorale si esprima ormai quasi solo in alta quota ma grazie
    a queste esperienze/testimonianze/verità si può sperare che il vero senso di equilibrato
    presidio ambientale possa continuare: forza pastori !

  16. Mario Salvatore Senatore il25 settembre 2012

    Il racconto fa venire a galla, al tramonto della mia giornata di vita, sogni bambini mai realizzati. Suscita ammirazione ed una punta d’invidia per la capacità che ha avuto quel pastore di essere padrone, capitano e timoniere dell suo “vascello”.
    Dovremmo soffermarci spesso a riflettere sulla “lezione” che ci viene da questo racconto. Poche e semplici parole che valgono molto di più di lunghi e vuoti discorsi di pedanti letterati o ignoranti e presuntuosi politici. Parole che sono umili fiori di campo che inebriano di profumo gli spazi immensi di monti e valli.

    Mario Senatore Salerno

  17. gius.ante il25 settembre 2012

    Un racconto che suscita immagini e sensazioni ma che è anche ricco di intelligenza.

  18. Claudio Cavolla il25 settembre 2012

    Penso che con l’evidente fallimento della Società dei Consumi, a poco a poco ci sarà il ritorno alla vita semplice, faticosa ma piena di soddisfazione, che quando raggiungi il giaciglio il tuo sonno è sereno e non agitato dai rimorsi. Forse gli Uomini Potenti dovrebbero considerarlo. Complimenti. Claudio

  19. Cristina D. il25 settembre 2012

    Vero..pastori si nasce,non si diventa..è qualcosa di forte che è nascosto nel profondo dell’anima.Se non sei “del mestiere” non riesci a capirlo,fai più in fretta a giudicarlo.Come si può spiegare la soddisfazione dell’aiutare un piccolo a nascere,come si può spiegare il senso di pace quando il tuo gregge è sazio e tranquillo a fine giornata,come si può spiegare il “nodo allo stomaco” quando vedi e senti una bella transumanza con tante campane,come si può spiegare questo mondo..ecco Marzia Verona ci riesce,con le tante storie che ci racconta..
    Grazie per il tuo lavoro e la tua passione!!

  20. camillacontrini il25 settembre 2012

    Avevo già letto giorni fa questo articolo e mi ero commossa… Ora lo rileggo e l’emozione e il sentimento che traspare da queste righe mi porta di nuovo a provare sensazioni profonde. Bellissimo! Penso che tutti i pastori, me compresa, si rivedano in queste poche parole di vera vita.

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