Marmarole, Dolomiti che splendono

di Alessandro Stenico (Bressanone, BZ)

Nel primo pomeriggio partiamo dalla valle d’Oten, fa caldo e lo zaino pesa, ma per fortuna in poco tempo raggiungiamo la nostra prima tappa.

Il rifugio è accogliente e la cucina ottima, ci corichiamo abbastanza presto, per affrontare riposati il giorno seguente il giro ad anello attorno alle Marmarole.

Dopo un’abbondante colazione ci avviamo verso la forcella Jau del la Tana. Le roccette si alternano a tratti attrezzati, non si intravedono tracce della grande guerra che spesso ci ha accompagnato sulle Dolomiti. I prati fioriti esposti a sud, lasciano spazio nel tratto esposto a nord ad infinite ed aride pietraie. La vista sulle Tre Cime di Lavaredo è stupenda, dopo alcune ore ci fermiamo al primo bivacco.

Non c’è traccia di una sorgente d’acqua, si risale un’altra forcella e poco dopo si scende al bivacco Musatti. Anche qui non c’e traccia di acqua, non ci resta che scendere per un’altra buona mezz’ora per ricaricare le nostre borracce.

Mio figlio undicenne ha portato con sé il fornellino e mette in pentola una gulaschsuppe liofilizzata. Se la gusta di tutto piacere, ma per fare economia dell’acqua ed evitare una seconda discesa alla fonte, pulisce il pentolino con della sabbia. Quelle bottiglie piene d’acqua devono bastare per il giorno successivo, l’acqua diventa un bene indispensabile, il più prezioso, gli sprechi vanno evitati.

Gli unici escursionisti che seguono lo stesso tracciato si sistemano nella loro tenda e ci lasciano il bivacco libero. Prima di coricarci scambiamo le nostre grappe con quelle sarde, sono buone entrambe. Di notte dormiamo discretamente, non è la regina Tanna che ci tiene svegli, ma un nostro compagno che russa ininterrottamente.

Al risveglio la valle è vestita di una coltre di nebbia che si dissolve man mano. Con parte dell’acqua scaldiamo del tè che accompagniamo con dei biscotti. Ora ci attende la tappa più lunga fino al rifugio San Marco.
E’ tutto un saliscendi tra pareti scoscese e tratti attrezzati che si alternano ad infiniti ghiaioni. E’ il tratto forse più bello e difficile e dopo molte ore giungendo alla valle di San Vito dove troviamo nuovamente dell’acqua e sentiamo in lontananza i primi rumori della civiltà, è un ronzio di una motocicletta.
A questo primo rumore si alternano i fischi di alcune marmotte o di due camosci, stiamo abbandonando il silenzio assoluto del regno dei Croderes.

Di sera al rifugio l’atmosfera è magica, si canta in sardo e tedesco, un ospite prende la chitarra ed intona molte canzoni conosciute che cantiamo tutti insieme.

Il rientro verso Calalzo lungo la forcella piccola e la valle d’Oten dopo la cascata delle Pile è meno spettacolare, la strada forestale ci sembra infinitamente lunga, è la stanchezza ed il peso dello zaino che ci sfianca.

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12 commento/i dai lettori

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  1. paola il2 novembre 2012

    Ciao, Sandro,
    affascinante la vostra avventura tra le Marmarole!
    Ero a Calalzo lo scorso anno, da un’amica e le vedevo proprio dalla finestra della sua cucina…
    Chissá se riusciró anch’io prim a o poi a fare almeno un pezzettino- ino – ino di cammino lassú..
    Ciao

    Paola

  2. verdini mauro il4 ottobre 2012

    …troppi anni sono passati da quando abbiamo fatto il Similaun isieme…! Il tuo racconto me lo fa rivivere…..!!! Ciao Sandro

  3. Alice il2 ottobre 2012

    L’articolo mi provoca molta nostalgia, nostalgia delle Dolomiti, della mia terra.Ora diciamo che mi trovo dall’altra parte del mondo, scrivo da Cuzcoi, Perú.

    Trovo che l’articolo sia ben riuscito perché con semplicitá riesce ad esprimere i sentimenti che l’autore ha provato durante queste cammino.
    Trovo importante che evidenzi l’essenzialitá dell’acqua, ci fa pensare che l’acqua non é fondamentale solo in queste situazioni “fuori dalla norma”, ma anche nella vita quotidiana. Un invito a non sprecare queste bene prezioso!

  4. Stedile Peter il2 ottobre 2012

    Devo dire: un commento serio, preciso e piacevole da leggere, grazie per queste informazioni.

  5. Silvio Bonavida il29 settembre 2012

    Il racconto e le foto stuzzicano l’interesse e offrono uno spunto per una gita impegnativa, poco conosciuta ma affascinante

  6. Helga Zini il27 settembre 2012

    Complimenti Sandro e Tobias,compagni di tante avventure, la prossima nel Bellunese la faremmo insieme.
    Reinhold, Helga, Jonas, Elisa

  7. Maria Thaler il26 settembre 2012

    Non conoscevo questo gruppo delle dolomiti. Devono essere veramente selvagge. Bellissimo

  8. Verena il26 settembre 2012

    Il diario rende veramente l’idea di ciò che si affronta in un simile percorso, sicuramente duro ma affascinante
    Bravo
    Verena Bonavida

  9. Claudia Wieser il26 settembre 2012

    Quanto sono selvagge queste montagne per noi che siamo abituati a tutte le comodità. In questa situazione si apprezza il valore dell’acqua che sempre più viene a mancare su parte delle Dolomiti. Complimenti, sempre avventuroso!!

  10. Evi P. il26 settembre 2012

    Ciao Sandro, interessante specialmente per quello che riguardano le lunghe tappe. Per tuo figlio è stata dura…BRAVO!!!!

  11. Edmund Dorfmann il26 settembre 2012

    Interessante, non sono le nostre dolomiti urbanizzate con rifugi-alberghi ed impianti di risalita.
    Mi ricordano le montagne della mia infanzia.

  12. vinzenz foppa il26 settembre 2012

    una e di troppo e una virgola al posto di due punti, ma ciò nonostante una storia molto interessante.

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