Dispensatrice di entusiasmo (dicono), madre di un duenne (questo è un dato di fatto), compagna (prima di cordata e poi di vita). Recruiter freelance (per portare a casa la pagnotta), blogger in erba per passione, perchè, oltre che tra le crode, passerei le giornate in mezzo a barattoli di farina e zucchero e a giocare con le parole, che raccontano emozioni prima che ricette.
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ALL’AVVENTURA: SENTIRSI PUNTO IN MEZZO
ALLE LINEE
di Roberta Zantedeschi (Zugliano, VI)
“All’avventura!”
Portellone chiuso, a bordo che si parte.
Abbiamo caricato tutto, anche gli scarponi n. 22 e lo zainetto del duenne.
Possiamo puntare il muso del westfalia a nord, verso i monti.
Verso l’avventura.
Lo zaino: simbolo per eccellenza.
Viveri più che cibo.
Il guscio, la bussola… perché non si sa mai.
Avventura è ciò che accadrà.
Ciò che ancora non è.
Agire il possibile, accoglierlo prima di conoscerlo.
In montagna.
Perché l’avventura sta alla montagna come come il guanciale alla carbonara, come le mele allo strudel, come lo speck al panino.
È la morte sua.
Un bosco.
Il sentiero.
L’invito della cima, la sfida della quota, l’incertezza della via e le radici da arrampicare.
Osando… almeno un po’.
L’avventura si dipinge negli occhi curiosi del mio bimbo che cerca le mucche, che scorge le marmotte, nelle mani callose del papà scalatore che si prepara al bivacco sull’Agner, nelle mie spalle, temprate da uno zaino portabimbi ogni giorno più pesante.
Eccoci, siamo noi, all’avventura.
Spiegare una cartina, sentirsi punto in mezzo alle linee.
Questo l’avventura per me.
Esplorazione, stupore, divertimento.
Fatica… almeno un po’.
Vietato cercare un perché: è annegato nel brodo primordiale.
L’avventura vive di slancio.
Parla il linguaggio delle emozioni, che rimbombano dentro.
Silenziose dissetano, rigenerano, nutrono…
Placano l’urgenza, quell’inspiegabile spinta.
All’avventura.
Che è del bimbo prima che dell’adulto.
Ti viene incontro, ti fa l’occhiolino, si nasconde e un po’ si burla di chi la vuole fabbricare.
Che l’avventura prende forma nell’animo e si disegna nella realtà, senza artifici: spontanea, mutevole.
Flessibile.
Una radice, un appiglio… la panchina.
Non se la tira mica, l’avventura.
Non ha pretese e si dà.
Unica regola: l’incertezza.
Perché non lo sai se tiene.
La radice, l’appiglio… la panchina speriamo di sì.
Cosa accadrà non è dato a sapere.
Ciò che accadrà è avventura.
E poi una birra (e ‘na spuma pal bocia).
La fine dell’avventura.
Per oggi.
Forse… |
4 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneUna vacanza zavorrata anche per me (quattro anni e qualche chilo in più) . Fatica e sudore cose inconciliabili con una vacanza normale. Quindi conciliabili con una specie di avventura. Cose da pazzi. Un saluto e buone camminate
Roberta…é un’avventura la vostra che avrá certamente un buon esito sull’educazione del figli… bellissmo sempre con voi… si va e cade, ci si rialza e si riparte… tutto é una scuola di Vita
Ciao Roberta! Che bello vedere un’altra mamma montanara con la piccola zavorra sempre al seguito. So che ce ne sono in giro tante, ma è sempre difficile trovarle ;) baci e buone gite! – http://mamme360.blogspot.it/
Ciao!! Ce ne sono, ce ne sono… e che bello :-) Un abbraccio e buona montagna zavorrata a te. Adesso vado a vedere il tuo blog.