IL PESO DELLA LIBERTÀ
testo di Mirna Fornasier, foto di Max Bortot (Limana, BL)
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“D’altronde ci da la possibilità di scegliere il luogo dove passare la notte, possiamo goderci la natura senza nessuno attorno, è un privilegio, questo….”, continuo a ripetermi questa frase come un mantra, mentre arranco a fatica su per l’ennesima salita di questa serie interminabile di saliscendi.
Non so se mi pesa di più questo zaino improbabile che, assieme a quello di Max contiene tutto il necessario per sette giorni in quota in completa autonomia (tenda, sacco a pelo, materassino, cibo…) o lo sguardo di compatimento dei gitanti che ci sorpassano, camminando leggeri. Immagino i commenti, pur se velati “eh, ma non si potrebbe andare in tenda; eh, ma in montagna si dorme in rifugio; però il sentiero passa di là; eh, ma perché fare tutta questa fatica, e poi in rifugio si mangia bene”, sintomo di quel pensiero unico atto ad impedirci di pensare con la nostra testa, a impedirci di essere liberi.
Quant’è la dose di wild necessaria per zittire quel collegio giudicante che diventa così potente più ci si inoltra sulle vie battute, così potente da insinuarsi così subdolamente dentro di me, rendendolo pressoché invincibile?
Solo una guida, un giovane tedesco che accompagna un gruppo di escursionisti che percorrono l’alta via, mi rivolge un sorriso che sa di solidarietà e nei suoi occhi mi par di leggere anche un po’ di invidia.
Comunque vado avanti, Max mi distanzia sempre più e c’è ancora questa salita ripida e poi dovremmo essere in forcella e da lì si vedrà il rifugio, la prima meta di questa giornata.
E quasi piango, una volta in forcella, perché sì, il rifugio si vede, ma è là via in fondo, e c’è ancora da scendere e poi quella salita immensa. E quasi piango: non lo faccio perché so che spezzerei quel delicato equilibrio che permette alla volontà di avere la meglio sulla stanchezza, sulla paura, sulla voglia di arrendersi. Inarco la schiena e vado.
E ora siamo qui seduti, sul far della sera, davanti al laghetto alpino nascosto in una conca in questa valle incantata che ci siamo scelti per passare la notte, la nostra tendina piantata di fianco ad una cascata che mai avremmo visto se avessimo seguito il sentiero.
“Se fossimo andati per rifugi, con zaino leggero, non avremmo potuto vivere questa meraviglia”, dico a Max, questa volta a voce alta.
Una brezza leggera increspa le acque trasparenti, nessun suono oltre a qualche scampanellio lontano delle mucche al pascolo e a qualche belato di pecora: se solo conoscessi le parole per descrivere quello che vedo e, soprattutto, quello che sento.
E quasi piango.
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Mirna Fornasier | Vivo nel bellunese. Inizio a frequentare la montagna dopo un viaggio in Norvegia, nel mezzo della wilderness sconosciuta, dove mi sento finalmente “a casa”. Da allora frequento le montagne di casa e della scandinavia in tutte le stagioni, privilegiando le mete più solitarie. Nel 2008 attraverso in solitaria e in completa autonomia il parco nazionale del Padjelanta, nella Lapponia svedese, raccontato nel libro “Nel silenzio dell’Aquila”.
Il mio blog | L’ho aperto per raccontare la mia esperienza nel Grande Nord e per raccogliere tutte le attività/interviste e presentazioni inerenti al mio libro – http://mirnafornasier.blogspot.it
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6 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneCara Mirna, oltre ad essere tenace e forte hai quella vena di romanticismo che solo il silenzio della montagna sa rendere vero e non un ammasso di parole costruite, ti invidio molto ma sono contento per te che riesci a trovare lassù il tuo Nirvana o la tua Valle del Mustang.
Un abbraccio a te e a Max e anche a Denis che cita Gabo il Grande e mi procura il solito orgasmo quando mi ricorda Marquez.
A presto
IVAN
grazie Ivan, le conferme da te hanno sempre un “valore aggiunto”… a presto!
Brava la nostra Mirna ! Ho sempre sostenuto che sei dotata di talento anche per la scrittura, poi diventa facile per me condividendo la stessa passione per la montagna essere di parte magnificandone il fascino e le emozioni che essa infonde.Ti lascio con una massima :
” Ho imparato che tutti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata”
Gabriel Garcia Marquez
Ciao, Denis.
Denis caro, compagno di escursioni, non è che si condivide solo la stessa passione, si condividono pure le stesse montagne!
e che pure te potresti scrivere qualcosa, a tal proposito… c’è spazio per tutti!
cosa ti posso scrivere cara Mirna, desideri….e fatiche condivise, è sempre piacevole leggerti e ritrovare una comunanza di sensazioni, – http://gravatar.com/oltreorizzonte
grazie Roberto, vedevo il tuo zaino oggi, e pensavo proprio alle comuni fatiche…. – https://www.facebook.com/app_scoped_user_id/1278743035477976/