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Insieme

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CIAO RAGAZZO

testo e foto di Massimo Sorci (Genova)
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Ciao ragazzo, stai un attimo a sentire, se hai un po’ di pazienza.

Vorrei cercare di spiegarti perché, ogni tanto, prendo e vado. Su in alto. Spesso da solo, qualche volta anche con te.
Non voglio “evadere”, “ricaricare le pile”, come si dice oggi. E nemmeno fare la rivoluzione.
Non ti fidare di chi afferma che il “passo lento” è una forma di rivolta contro la società meccanizzata e disumana e parla di gabbie d’acciaio.

Balle! Sì, questo non è il migliore dei mondi possibili, ma quelli che fanno certi discorsi hanno un’idea troppo generosa di se stessi e della proprie capacità. Pensano di essere migliori delle cose e delle persone da cui vogliono evadere. Credono che la società sia solo brutta e alienante.
Non lo è, non farti fregare. Vivici dentro. A me, per esempio, piace quello che faccio quaggiù, la gente che vedo. Non voglio evadere da nulla e da nessuno.

E non vado in montagna soltanto per il ruggito del vento che scuote le faggete, per i grilli che saltano sugli scarponi quando cammino, per la notte con le stelle che sembrano una manciata di ghiaia tirata su, per l’esattezza scolpita delle ginestre. Hai presente robe tipo le nubi che premono sui prati sommitali, il drappo del cielo quando scolora il giorno, la livrea di mille verdi dell’Appennino in primavera?
Sì, devo ammettere che non sono male e sarebbe una bugia se ti dicessi che non mi piacciono.
Ma non sono tutto.
Non sono decisivi.

Io in montagna ci vado per misurare la mia libertà. Sul serio. La libertà effettiva, non quella di chi gira in tondo, di chi evade.
Mi sforzo di scavare con la pala, tolgo il superfluo e quando sento il cozzo del metallo sulla roccia, ecco raggiunto il limite, la misura. Perché non esiste libertà senza limite e senza misura.
La montagna è confine dell’io, esercizio del possibile, il piolo di una scala senza la quale non si sale da nessuna parte. Non è un’estensione di te, la montagna. È lei a dettare le regole del vagare, senza disciplina non c’è vagabondaggio e senza orizzonte siamo tutti ciechi.
A me piace andare proprio perché desidero un margine, non perché me ne voglio liberare. Mi incammino per cercare di colmare una mancanza, non perché mi sento così gonfio da non accogliere altri pieni.

Credo che questo sforzo ci renda uomini decenti. E mi piacerebbe che, da grande, tu tentassi di farlo.

Papà.

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Sorci.Massimo_bc16_voltoMassimo Sorci | Sono nato a Terni e vivo da una ventina d’anni a Genova. Faccio il giornalista per la pubblica amministrazione, cammino parecchio e le mie stelle gemelle sono il monte Gottero in Liguria e monte Torre Maggiore in Umbria.

Il mio blog | I monti sono parenti di cui ti puoi fidare. Io ne ho sia a Terni che a Genova. “Ti presento i miei” è ciò che la mia metà umbra dice alla ligure quando le fa conoscere le sue montagne. E la ligure risponde presentando la famiglia acquisita – www.tipresentoimiei.wordpress.com

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Redazione altitudini.it autore del post

Red. ≈altitudini.it | La redazione di altitudini.it racconta e discute di montagna e alpinismo.

17 commento/i dai lettori

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  1. S. il8 settembre 2016

    Bellissime parole!

  2. x-man il7 settembre 2016

    ok però, non sentiamoci unici anche perché altrimenti perché rendere tutto ciò pubblico…

  3. SERGIO il5 settembre 2016

    Condivido e con grazia hai saputo dire esattamente le cose che vorrei dire a mio figlio. La montagna é riflessione, consapevolezza dei propri limiti e amore per il sacrificio quello che dipende solo da te.

    • tipresentoimiei il6 settembre 2016

      Grazie mille Sergio. A volte penso che un figlio sia un po’ come una montagna. Sta lì a porti un limite. La responsabilità che penso mi dia un figlio (in realtà ne ho due, ma il secondo è ancora piccolino) è rispondere a qualcuno, cercare di dimostrasi all’altezza e non farla mai fuori dal vaso. E la montagna forse è così.

  4. Stefano il5 settembre 2016

    Brano che ti fa riflettere e ti fa pensare come sia importante ricollegarsi ai valori che costituiscono la tua identitá, il tuo essere per non ritrovarti sperduto e solo.

  5. Musetta Mantero il3 settembre 2016

    È bellissimo, sarà che lo faccio pure io… Sola con il mio cane, cammino cammino senza una mette precisa, ma sempre più su, per di dominare il mondo solo con lo sguardo. È solo così mi sento veramente libera e felice!

  6. Alessandra Rossi il30 agosto 2016

    Questo ragazzo ha del talento. Ps non smettere di scrivere e di misurare la tua libertà. Grande!

  7. ontheroadnews il29 agosto 2016

    Sei riuscito a metterci tutto l’essenziale. Ne ho un po’ piene le scatole di questo sdegnoso, altezzoso fuggire per guardare gli altri da lassù. Come ne ho piene le scatole dell’elogio ormai automatico del vagabondare senza misura e senza meta.

    • Massimo il2 settembre 2016

      Andare senza “misura” non è libertà. È sessantottismo. E non è una roba buona / http://Tipresentoimiei.wordpress.com

      • Andrea il7 settembre 2016

        e di Walden di Thoreau cosa ne pensi? Immagino sessantottino anche lui…

    • Andrea il7 settembre 2016

      sì, però il tema dei racconti è il “vagabondare”. La lettera al figlio per dirgli di non fare il rivoluzionario… c’entra?

    • tipresentoimiei il29 agosto 2016

      Grazie Leonardo. Chissà che non si riesca a fare qualche camminata insieme?

  8. Massimo il26 agosto 2016

    Grazie mille a te. Intanto sto cercando di portarlo sempre più spesso con me in montagna. spero che gli prenda quel sacro fuoco ai piedi e al cuore. -http://Tipresentoimiei.wordpress.com

  9. oltreorizzonte il25 agosto 2016

    bella narrazione dei sacrosanti desideri di un padre che vorrebbe trasferire prospettive e sensazioni al proprio figlio, grazie – http://gravatar.com/oltreorizzonte

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