FUGA DALLA REALTA’
testo e foto di Massimo Bursi (Buttapietra, VR)
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E’ un periodo grigio della mia vita, mi sono messo nei casini e devo parecchi soldi a gente poco raccomandabile.
Penso ai partigiani che fuggivano sulle montagne dai tedeschi. Sono come un animale braccato ed allora penso anche io di fuggire nell’unico ambiente dove so di potermi muovere in autonomia. Una fiammata luminosa mi fa ricordare la storia di un santo antichissimo che sfuggì alla persecuzione dei suoi coetanei rifugiandosi eremita in una grotta sulle montagne dolomitiche: San Lucano. Ecco dove fuggirò: sulle Pale di San Lucano anche se non le conosco, proprio perché non le conosco.
Prendo la consunta mappa delle Pale di San Martino ed osservo un piccolo spazio fisico, marginale, dedicato alle Pale di San Lucano: Gares, Col di Prà, Valle d’Angheraz una montagna poco antropizzata e senza presenza turistica: non ci sono ne’ funivie, ne’ impianti e spesso per le escursioni e per le scalate bisogna partire da basse quote e camminare per ore arrivando poi a modeste erbose altezze: è quello che fa per me.
Arranco su una ripidissima, lubrica, traccia di sentiero: il cielo gravido di pioggia ed uno zaino troppo pesante ci accompagna nella nostra fuga anche dal caldo infernale della pianura, “ci accompagna” poiché con me c’è anche Zeno che ha voglia di immagazzinare esperienza di Dolomite prima di sua lunga permanenza negli Stati Uniti.
Non amiamo le comodità, abbiamo scelto una strada tortuosa per arrivare sulle Pale – dal Passo Cereda attraverso la Val Canali – abbiamo scelto poveri mezzi per vivere la montagna: un sacco a pelo, un fornellino pesante, viveri per cinque o sei giorni, una tenda che fa acqua quando piove…
Abbiamo tutto ciò che desideriamo e che non troviamo nelle città: poter camminare tutto il giorno, improvvisare un percorso, non essere vincolati a nulla: nè rifugio, nè bivacco, nè cibo, nè luce, nè notte… l’unico limite siamo noi, la nostra fatica, la nostra volontà di andare avanti.
Bastano poche ore di fuga e di fatica, i miei pensieri negativi si dissipano e mi lascio trasportare dal magico ambiente della natura selvaggia, rinasco.
Eccoci qui ad arrancare, passo dopo passo, per arrivare al valico e poi scendere in un’altra valle e da lì individuare un altro valico: così, da mattina a sera improvvisando un tracciato che forse ha senso solo per noi; insomma stiamo vagando a caso!
Questa sera va meglio del solito perchè abbiamo trovato una malga, Casera Campigat, adibita a ricovero di fortuna e possiamo perfino accendere un fuoco per asciugare i nostri indumenti. Continuiamo a scaldarci bevendo il thè con l’illusione di riempirci anche la pancia: Zeno ha sempre fame, sogna il pollo arrosto dell’autogrill autostradale… forse non è un compagno abbastanza selvaggio per questa fuga, ma le persone le conosci veramente solo di fronte alle difficoltà!
Al ritorno, appena saliti in macchina, subito vengo fermato dai carabinieri per un controllo… la mia fuga dalla realtà finisce qui!
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Massimo Bursi | Vivo ed amo la storia dell’alpinismo nei limiti del mio tempo disponibile. Quando posso cerco di andare in montagna, specie le Dolomiti, in ogni stagione.
Il mio blog | Altitudini è una lungimirante intuizione che da spazio a tante voci che parlano di montagna da diverse angolature: la mia voce è una di queste – http://old.altitudini.it/author/massimo_bursi
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6 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneComplimenti… bello vivere la vita con quello che ti dà, fuori dal caos e immergersi in mezzo alle crode, in particolare quelle! Vi ammiro tantissimo e complimenti per il tuo racconto…
Cara Giuly grazie! Complimenti a te che quest’anno sei andata sull’Agner (e non dalla normale!) – http://flashdialpinismo.wordpress.com
Ciao Massimo, anche io una volta ho dormito alla Casera Campigat, su di un tavolo scomodissimo!
Ciao Zeno… mi sembrava tutto molto comodo e piacevole, specie l’orto nelle vicinanze! grazie del commento! – http://flashdialpinismo.wordpress.com
ciao Giorgio, grazie! La fame è il compagno di cordata che non mi lascia mai… http://flashdialpinismo.wordpress.com
Significativo il finale! Mi pare che anche per te il vagabondare ha i suoi limiti fisici, se non altro la fame! Bello scritto, mi è piaciuto!