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IL CORNO DI ROCCIA

testo e foto di Mariolina Cattaneo (Magenta, MI)
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Mi era capitato di vedere quel corno di roccia da una moltitudine di cime.
Persino dal Pizzo la Scheggia, montagna perlopiù sconosciuta, la più alta della Valle Vigezzo che guarda al Monte Rosa. Dalla sua sommità, puntando verso est, in una giornata di cielo libero e color d’un seracco, avevo riconosciuto il Bernina, il Monte Disgrazia, fino a che il mio dito indice, nell’accarezzare il susseguirsi di cime, si era fermato lì. E a fianco del più conosciuto Adamello ecco il Corno Baitone. Era tempo di andarci.
Qualche settimana ed ero al ponte del Guat. Nell’avvicinarmi al bosco preparavo la testa alla fatica. Devo essere consapevole di ciò che sto affrontando, delle ore di cammino, delle incognite legate alla prima volta per godere appieno del viaggio. Fuori dal bosco un camoscio mezzo addormentato mi osserva, immobile sul sentiero, annusa l’aria, cattura segnali di pericolo. Poi si tuffa tra larici e mughi e sparisce inghiottito dalla vegetazione. Nemmeno il tempo per una foto. Cammino per un’altra ora e raggiungo il rifugio Francesco Tonolini. Passo oltre, farò sosta al ritorno. Ho letto un mucchio di relazioni su questa via normale, discordanti tra loro. Ma se, cinque anni prima, l’Adamello visto dall’omonimo Passo, mi era sembrato lì, a un tiro di schioppo, qui è tutto diverso. Roccia nuda e sfasciumi fino alla cima. Sprofondo nel traverso di neve vecchia, ingiallita dalle sabbie desertiche. Metto e tolgo i ramponi due, tre, quattro volte. Fino a quando raggiungo il numero 52. Una pennellata gigantesca, rossa e bianca, dipinta sopra alla parete che punta la cima. E adesso?
A tentoni salgo, poi mi sposto, mi abbasso di nuovo e cerco un passaggio più facile. Le mani tremano dallo sforzo. Poi finalmente la cima. Da qui parte una cresta sottile e d’argento, come una lama di coltello. È una gioia muta quella che si prova percorrendo le Terre Alte. Difficile persino da condividere con i compagni di cordata. Mi concedo qualche respiro e mi preparo per la discesa. Una volta raggiunte le mie tracce sulla neve, guardo in su.
Un silenzio riveste la luminosa giornata.
Al ponte del Guat, è un altro mondo, il solito. Quello da cui fuggiamo appena possibile.

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cattaneo-mariolina-bc16_voltoMariolina Cattaneo | Discepola delle terre alte fin da bambina quando ci andavo, quasi costretta, con il mio nonno. Poi insieme alla consapevolezza è arrivato l’amore per la montagna. E così salgo, appena posso giro le spalle alla pianura e salgo.

Il mio blog | Non ho un blog personale, scrivo su altitudini.it – http://old.altitudini.it/author/mariolina_cattaneo/

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