blogger contest
Triglav a Ferragosto

Triglav a Ferragosto

lorenzo.filipaz foto
Triestino, blogger quando capita, salgo le montagne per vedere meglio tutto il resto, preferibilmente senza tralicci ed elicotteri da turismo ad ostruire la vista. Da un anno sono “alpinista molotov”.

SCOPRI GLI ALTRI BLOGGER

ALPINISMO MOLOTOV: L’AVVENTURA È NEL RACCONTO

di Lorenzo Filipaz (Trieste)

Due membri di SIC (scrittura industriale collettiva), intervistati sul n° 36 di Zapruder, hanno rilevato che c’è una particolare resa della scrittura collettiva nell’avventuroso.
SIC, che conta 115 autori, ha dovuto ricorrere al romanzo storico perché «tentare il “romanzo avventuroso di ambientazione contemporanea” ci avrebbe portati inevitabilmente a sforare in altri generi come il reportage o la letteratura di viaggio, ipotesi inattuabili in termini di scrittura collettiva, a meno che tutti gli autori non abbiano vissuto la medesima esperienza».

Alpinismo Molotov fa esattamente questo. La sua specialità è il récit d’ascension collettivo e l’idea di avventura si basa sulla condivisione dell’esperienza, sempre estrema, ma al tempo dei record di velocità e di difficoltà punta a stabilire record di lentezza o di difficoltà su terreni facili.
Deve il suo nome, d’altronde, a un prestito da CalcioMolotov, il cui motto in brutta sostanza è “vinca il peggiore”, per cui il suo estremismo è ad esempio salire il Triglav a Ferragosto: se non ci vai in quei giorni non capirai cosa significhi per quella povera montagna essere la sola raffigurata su una bandiera nazionale.

L’avventura è raggiungere il Rocciamelone, Val di Susa, da Trieste, usufruendo soltanto di treni regionali e autobus. Complicare, problematizzare, vedere il conflitto dietro la montagna, questo è la via molotov. Una via antifascista, ma non da legge Scelba: se è vero che con AM sono andato in Istria per disinfettarne la vetta massima dai proclami nazional-revanscisti di CasaPau, è pur vero che la nostra avventura origina da un libro – Point Lenana – in cui il protagonista sale sul monte Kenya per piantarci il tricolore.
L’ispirazione è Furio Jesi: si combatte le “idee senza parole”, quell’assoluto che in politica genera assolutismo mentre in montagna attanaglia spesso i récit, rendendoli pedanti, sempre uguali, che siano quelli del top climber o dell’amatore domenicale, quando entrambi inciampano nell’ineffabile.
Si vuole forzare le maglie dell’immaginario alpinistico, narrando ad esempio un récit de descente, perciò ci si arrovella sulla diatriba: la montagna sta dentro o fuori la società?

Wu Ming 1 nella galleria del Castelletto (quindi ben dentro la montagna) ha così riassunto la questione: «vai in montagna per stare lontano dai rompicoglioni, o sei tu il rompicoglioni che va in montagna?»
Nella montagna forse cerchi il fuori, l’outdoor, come Felice Benuzzi che ha addirittura associato alla scalata del Kenya l’evasione dal campo di prigionia. Ma poi si arriva in cima e si scopre che si è sempre rimasti dentro, proprio come Benuzzi sulla Punta Lenana, perché l’essere umano è inevitabilmente un “rompicoglioni” e il primo sbaglio è occultarlo a sé stessi.
Ma Benuzzi torna indietro diverso, con una nuova consapevolezza. Vai in montagna per capire che l’avventura è in ogni giorno, in ogni istante, in ogni momento.


 diario icona_01 il mio blog | http://www.alpinismomolotov.org
Nel nostro Manifesto affermiamo che «L’Alpinismo Molotov NON è sport, si fa senza cronometro, senza sponsor, senza fretta, senza boria. Tollerato giusto l’altimetro.» La natura competitiva del contest, seppur spensierata, ci ha quindi bloccati fino alla scadenza, fuori concorso ci troviamo di più a nostro agio :-)

Redazione altitudini.it autore del post

Red. ≈altitudini.it | La redazione di altitudini.it racconta e discute di montagna e alpinismo.

4 commento/i dai lettori

Partecipa alla discussione
  1. Massimo Bursi il1 ottobre 2015

    Lorenzo, perché usate la parola MOLOTOV che induce e fa pensare alla VIOLENZA?

    • Lorenzo Filipaz
      Lorenzo Filipaz il2 ottobre 2015

      Ciao Massimo. Molotov nasce in effetti proprio da un’idea di violenza, anche se tutto sommato ludica. Se prosegui sul link di Calcio Molotov ti fai un’idea, anche perché il nome nasce da lì, dai mondiali di un anno fa dove alcune squadre tecnicamente molto limitate (rappresentative peraltro di paesi in via di sviluppo) ricorrevano al fallo deliberato e marchiano per sopperire al gap tecnico con le avversarie più blasonate, suscitando le simpatie del sito Futbologia, il concetto poi si è evoluto acquistando tutta una filosofia propria. Diciamo che non siamo degli alpinisti molto tecnici ma riusciamo a farci del male lo stesso come fossimo sulla parete nord di un ottomila senza bombole di ossigeno, i falli li facciamo sui nostri stessi corpi ;-)
      Aldilà di questo aspetto faceto Molotov rimanda comunque alla guerriglia che minoranze senza mezzi portano avanti contro avversari tecnicamente superiori (Le bottiglie molotov le hanno peraltro inventate i finlandesi nella guerra d’inverno del ’39 contro l’unione sovietica, ma sono diventate l’arma di qualunque street fight, in buona e cattiva fede), una guerriglia culturale, non è che andiamo a tirare molotov tra le vette ecco, su questo vorrei tranquilizzarti! – http://www.alpinismomolotov.org

  2. Simonetta Radice
    estateindiana il26 settembre 2015

    Il progetto di Alpinismo Molotov mi piace tantissimo. Credo che scrivere di montagna sia una delle forme di scrittura più difficili in assoluto. È come camminare su una cresta affilata dove da un lato rischi di precipitare nel baratro della retorica (e della noia), dall’altro in quello dell'(auto) celebrazione (e della noia). Vivano i tentativi di ripensare e riscrivere la montagna. – http://estateindiana.wordpress.com

    • Lorenzo Filipaz
      Lorenzo Filipaz il2 ottobre 2015

      Grazie Simonetta, in realtà l’appunto sui rècit voleva essere più ironico che altro, assolutamente non spocchioso, l’importante è già scriverne di montagna. Ad annoiare sono gli sproloqui magniloquenti, metafisici, egotistici, di sicuro trappole in cui estateindiana non è mai caduta ;-) – http://www.alpinismomolotov.org

Rispondi a Massimo Bursi Annulla risposta