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ALPINISMO MOLOTOV: L’AVVENTURA È NEL RACCONTOdi Lorenzo Filipaz (Trieste) Due membri di SIC (scrittura industriale collettiva), intervistati sul n° 36 di Zapruder, hanno rilevato che c’è una particolare resa della scrittura collettiva nell’avventuroso. Alpinismo Molotov fa esattamente questo. La sua specialità è il récit d’ascension collettivo e l’idea di avventura si basa sulla condivisione dell’esperienza, sempre estrema, ma al tempo dei record di velocità e di difficoltà punta a stabilire record di lentezza o di difficoltà su terreni facili. L’avventura è raggiungere il Rocciamelone, Val di Susa, da Trieste, usufruendo soltanto di treni regionali e autobus. Complicare, problematizzare, vedere il conflitto dietro la montagna, questo è la via molotov. Una via antifascista, ma non da legge Scelba: se è vero che con AM sono andato in Istria per disinfettarne la vetta massima dai proclami nazional-revanscisti di CasaPau, è pur vero che la nostra avventura origina da un libro – Point Lenana – in cui il protagonista sale sul monte Kenya per piantarci il tricolore. Wu Ming 1 nella galleria del Castelletto (quindi ben dentro la montagna) ha così riassunto la questione: «vai in montagna per stare lontano dai rompicoglioni, o sei tu il rompicoglioni che va in montagna?» |
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il mio blog | http://www.alpinismomolotov.org Nel nostro Manifesto affermiamo che «L’Alpinismo Molotov NON è sport, si fa senza cronometro, senza sponsor, senza fretta, senza boria. Tollerato giusto l’altimetro.» La natura competitiva del contest, seppur spensierata, ci ha quindi bloccati fino alla scadenza, fuori concorso ci troviamo di più a nostro agio :-) |
4 commento/i dai lettori
Partecipa alla discussioneLorenzo, perché usate la parola MOLOTOV che induce e fa pensare alla VIOLENZA?
Ciao Massimo. Molotov nasce in effetti proprio da un’idea di violenza, anche se tutto sommato ludica. Se prosegui sul link di Calcio Molotov ti fai un’idea, anche perché il nome nasce da lì, dai mondiali di un anno fa dove alcune squadre tecnicamente molto limitate (rappresentative peraltro di paesi in via di sviluppo) ricorrevano al fallo deliberato e marchiano per sopperire al gap tecnico con le avversarie più blasonate, suscitando le simpatie del sito Futbologia, il concetto poi si è evoluto acquistando tutta una filosofia propria. Diciamo che non siamo degli alpinisti molto tecnici ma riusciamo a farci del male lo stesso come fossimo sulla parete nord di un ottomila senza bombole di ossigeno, i falli li facciamo sui nostri stessi corpi ;-)
Aldilà di questo aspetto faceto Molotov rimanda comunque alla guerriglia che minoranze senza mezzi portano avanti contro avversari tecnicamente superiori (Le bottiglie molotov le hanno peraltro inventate i finlandesi nella guerra d’inverno del ’39 contro l’unione sovietica, ma sono diventate l’arma di qualunque street fight, in buona e cattiva fede), una guerriglia culturale, non è che andiamo a tirare molotov tra le vette ecco, su questo vorrei tranquilizzarti! – http://www.alpinismomolotov.org
Il progetto di Alpinismo Molotov mi piace tantissimo. Credo che scrivere di montagna sia una delle forme di scrittura più difficili in assoluto. È come camminare su una cresta affilata dove da un lato rischi di precipitare nel baratro della retorica (e della noia), dall’altro in quello dell'(auto) celebrazione (e della noia). Vivano i tentativi di ripensare e riscrivere la montagna. – http://estateindiana.wordpress.com
Grazie Simonetta, in realtà l’appunto sui rècit voleva essere più ironico che altro, assolutamente non spocchioso, l’importante è già scriverne di montagna. Ad annoiare sono gli sproloqui magniloquenti, metafisici, egotistici, di sicuro trappole in cui estateindiana non è mai caduta ;-) – http://www.alpinismomolotov.org