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Sulla cresta terminale del Monch (Oberland Bernese)

Sulla cresta terminale del Monch (Oberland Bernese)

Villa Gabriele - bc2015 foto
Appassionato di montagna fin da ragazzo, la frequento da scalatore, escursionista, sciatore e ciaspolatore. Sono istruttore regionale di alpinismo dal 1984, ancora in attività. Amo scrivere e sono stato blogger del sito intraisass fino alla sua chiusura, approdato ad altitudini nel 2012, curo il sito intraigiarùn come scrittore e redattore.

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UN’AVVENTURA AL SAPORE DI UOVA E SPECK

di Gabriele Villa (Ferrara)

La mia più stramba avventura alpinistica è del 1985, quando puntammo alla cresta Mittelegi dell’Eiger. Partimmo con un’auto a gas, una tendina canadese, il fornellino, nessuna cartina e non una parola di tedesco conosciuta, se non Telefunken, la marca del mio televisore.

Arrivati a Grindelwald, impattammo con tutte le informazioni che ci mancavano; fu il gestore del campeggio a darci un minimo di indicazioni utili, una giovane coppia di alpinisti italiani, incontrati alla Kleine Scheidegg, le integrò, e noi … cambiammo programma.

Salimmo con l’ultima corsa, quella economica, al Jungfraujoch.
Sbucati sul ghiacciaio, seguimmo d’istinto il gruppetto di alpinisti che s’incamminavano: non potevano che andare al rifugio del Monch.

All’ora di cena ci presentammo in sala mensa; chiamavano ad alta voce le persone a ritirare il proprio piatto, ma i nostri nomi non li chiamarono, così andammo al banco, indicando i piatti serviti per far capire che andavano bene anche a noi.

Ai ripetuti dinieghi, indicammo le portate segnate a gessetto su una piccola lavagna, ma ad ogni indicazione seguiva un rifiuto: nein!
Possibile che tra il personale nessuno parlasse una parola d’italiano e ci potesse far avere un “qualsiasi” piatto?

Seduti al tavolo, sconsolati, guardavamo gli altri mangiare, poi ritornammo al banco provando il classico gesto della mano sul fianco per dire ”abbiamo fame”.
Ancora dinieghi e anche risatine, sembravano divertiti del nostro stato di impotenza.
Vedemmo avvicinarsi uno degli alpinisti che già aveva cenato, lo sentimmo parlare la nostra lingua e si aprì uno spiraglio di speranza.

Spiegò che i cibi scritti sulla lavagnetta erano stati prenotati al mattino e ci insegnò il nome del piatto che potevamo avere senza prenotazione: erano uova e speck.
Finalmente potemmo mangiare.
L’indomani, per prima cosa prenotammo la cena, poi salimmo il Monch, alla  sera al rifugio tutto andò bene e il giorno seguente salimmo la Jungfrau.

In cima ci trovammo soli, ma tranquilli, solamente in affanno per la mancanza di acclimatazione, infine, ritornammo al Jungfraujoch, entrammo in stazione e prendemmo il trenino per scendere.

L’avventura era finita, la parte più semplice era stato salire il Monch e la Jungfrau, quella più avventurosa era stata riuscire a mangiare la sera dell’arrivo al rifugio.
Senza Ulrich Sommer, Bergfuhrer di Grindelwald, non avremmo cenato e, i giorni seguenti, non avremmo avuto le forze per salire Monch e Jungfrau.

Ripenso a lui con gratitudine e sorrido al pensiero di come le vie dell’avventura, a volte per nostra impreparazione, possano essere davvero imprevedibili.


 diario icona_01 il mio blog: http://old.altitudini.it/author/gabriele_villa/

Dopo essere stato blogger di intraisass dal 2005, mi sono avvicinato ad altitudini nell’anno 2012 partecipando al primo Blogger Contest. In altitudini ho trovato uno luogo di scrittura e dibattito ad ampio raggio e una realtà culturalmente stimolante, legata a tutti i temi della montagna, che è la mia grande passione.

Redazione altitudini.it autore del post

Red. ≈altitudini.it | La redazione di altitudini.it racconta e discute di montagna e alpinismo.

1 commento/i dai lettori

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  1. Fabio Quaquarelli il16 agosto 2015

    a pensarci adesso e’ curioso e da ridere.. pero’ anche io so cosa vuol dire montagna, scalate e finito provviste. e’ veramente da panico! quando sono in montagna mi viene una fame… che potrei fare a pugni per un piatto di polenta e salsiccia !!!

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