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Iniziazione...

Iniziazione…

IN DIPENDENZA

testo e foto di Andrea Nosella (Portogruaro, VE)
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Pale San Martino.
Ci furono un tempo luoghi misteriosi dove vagabondavo trascinando l’esistenza.
I sentieri erano strade asfaltate, appartati viottoli di campagna.
Gli altopiani, piazze di città, paesi.
I rifugi, farmacie, stazioni ferroviarie.
L’acciaio di un moschettone, un cucchiaino.
Il bastone da trekking, una siringa.
Gli ometti, cumuli di lattine stracciate.
I cartelli non indicavano ferrate, forcelle, ma Padova, Treviso, Mestre.
I segnavia bianchi e rossi, sangue sulla camicia bianca.
Non c’erano cenge, guglie, canaloni, solo marciapiedi consumati dall’attesa e colonne dove appoggiare la vita.
I ghiaioni erano gli anni che scivolavano tra le mani, verso strapiombi senza fondo.
Rinascita.
Un’altra storia.
Una famiglia.
Un altro racconto.
Dio.
Ripresi il vagabondare alla ricerca di sentieri sconosciuti dove trovare una risposta al desiderio di essere semplicemente un uomo.
Dove svuotare con la fatica il corpo per sentire lo spirito purificato, libero.
Il sentiero portò al mondo delle arti marziali.
Le gambe non percorrevano mulattiere, rompevano, le mani non sfioravano rocce, ferivano.
Lo sguardo non contemplava cime lontane.
Cercava l’avversario.
Poi un giorno per caso, un articolo su Dino Buzzati, che avrebbe ambientato “Deserto dei Tartari, sull’Altopiano delle pale.
Stanco mi fermai.
Vagabondando.
L’Altopiano delle Pale, un deserto desolato, tra nebbie, inenarrabili, in un ambiente austero, selvaggio, che dona la dolcezza di infinite solitudini, dove riposare.
La prima traversata al rifugio Mulaz partendo da Falcade, un’ esperienza sfiancante, quasi mistica, 5 agosto 2014, nevica, le marmotte che fischiavano, la paura per un ghiaione che scende a valle, quel suono mi fece sentire piccolo e fragile dinnanzi a quei luoghi, abitati da indecifrabili silenzi.
Poi un vagabondare tra sentieri e rifugi.
Ma ogni fibra, il respiro portava là.
Pale di San Martino, marzo 2015, ciaspole.
Giornata di sole e freddo, a Cima Scarpe, la nuvoletta solitaria, si trasforma in nebbia e tutto scompare.
La Fradusta con una capra che segue fino in cima.
Cima Rosetta, l’essenziale.
Il rifugio Mulaz dalla Val Venegia.
Il rifugio Velo.
Il rifugio Rosetta unico avamposto in quel silenzio eterno.
La Vezzana, 3192 metri, la paura e la gioia d’essere un po’ vicino al cielo.
Cima Val di Roda, e il profumo dei cavi d’acciaio.
La ferrata del Porton, con i suoi abissi martoriati.
La febbre del giorno prima, le ore d’auto nella notte, il minestrone caldo del rifugio Pradidali all’alba.
Piccoli passi, dove il tuo fragile sguardo ascolta, lacrime, rispetto, sacrifici, il nodo alla gola quando sento l’elicottero nell’aria, e prego per te che lassù, e vorrei piangere, Dio, limiti, fatica, e ancora sogno.
Cimon della Pala, le Farangole, Cima Bureloni.
Cima Campido, Cima di Ball.
Vagabondando.
Qui il cuore mi ha portato.
Grazie Caterina, Riccardo, +4.
Alle Guide di San Martino, Eric, Renzo, Christian.

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andrea-nosella_bc16_voltoAndrea Nosella | Ho 51 anni, sono sposato con 5 figli. Lavoro come magazziniere presso la farmacia dell’ ospedale Portogruaro. La passione per la montagna è nata a 3 anni fa.

Il mio blog | E’ stato un vagabondare interiore durato 20 anni che mi ha portato fisicamente e spiritualmente ad amare la montagna, in particolare le Pale di San Martino – http://www.facebook.com/Poesie-alla-finestra-465300243534634/

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Red. ≈altitudini.it | La redazione di altitudini.it racconta e discute di montagna e alpinismo.

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