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Dal rifugio Gouta a Pozzuolo di Dolceacqua

Dal rifugio Gouta a Pozzuolo di Dolceacqua

LE VESCICHE E L’AUTOSTOP

testo e foto di Alessandro Stenico (Bressanone, BZ)
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Gta, secondo giorno verso mezzogiorno la nebbia proveniente dalla pianura padana ci oscura la vista a levante, la chiamiamo la tappa delle cacche, per ore il sentiero ne è coperto per il passaggio di migliaia di pecore e per le nuvole di mosche che ci seguono, oltrepassiamo la statua del Redentore prima di giungere al rifugio non gestito nel quale trascorriamo una delle più allegre serate.

L’acqua ce la fornisce un simpatico pensionato ottantenne dedito alla ristrutturazione di una baita sopra Monesi poco distante dal Monte Saccarello, egli ci racconta della sottostante stazione sciistica, della neve che anche qui cade sempre meno copiosa, dei lupi, di Agnelli che era interessato all’acquisto della stazione invernale ma che non trovò proprietari disposti a cedere. Per trovare l’acqua a quell’altezza dopo averla individuata con l’aiuto di un rabdomante e di speleologhi si è dovuto scavare un pozzo profondo settantacinque metri per giungere fino alle fonti del Tanaro.

Il quarto giorno cambiamo programma, mentre gli altri tre proseguono l’alta via, scendo in valle con mio figlio per comprargli dei nuovi scarponi e per raggiungere gli altri al rifugio successivo facciamo l’autostop, per mio figlio quindicenne una nuova esperienza, oramai non lo fa più nessuno e dire che nella mia giovinezza avevo girato alcuni paesi nordici alzando il dito. In quelle poche ore a bordo di diverse autovetture, la casalinga, l’agricoltore ed il pensionato ci hanno raccontato molto della loro vita nelle terre alte, un esperienza indimenticabile almeno per mio figlio.

Per evitare maggiori dislivelli a mio figlio con vesciche ai piedi seguiamo una strada sterrata, si improvvisa, lui cammina per più di otto ore con una pedula ed una ciabatta, oltrepassiamo alcune gallerie non illuminate, incontriamo un pastore rumeno che segue un gruppo di mucche piemontesi e con un vitello appena nato che rallenta il loro cammino, il pastore ci racconta dei suoi tentativi di caricarlo a spalla ma la mucca madre non glielo permette. Passiamo il borgo di Pau nel quale non vediamo anima viva e poco dopo ci viene incontro un corteo di fuoristrada a passo molto alto con targhe francesi e a loro bordo uomini benestanti ben messi che si divertono con i loro giocattoli.

Giunti in periferia di Ventimiglia incontriamo gruppi di profughi dell’Africa centrale accampati nei luoghi più disparati in attesa di oltrepassare il confine, un richiamo alla problematica di questo secolo.

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alessandro stenico bc16_voltoAlessandro Stenico | Da una decina di anni percorro insieme ai miei figli tratti di alte vie per una settimana. Ogni percorso ci ha arricchito ed avvicinato, anche quando abbiamo deviato dalla nostra meta.

Il mio blog | Non ho blog pubblico sulla pagina facebook – http://www.facebook.com/alessandro.stenico.12

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